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All’indomani dell’eliminazione dalla Coppa Italia per mano dell’Unione Venezia, abbiamo incontrato il direttore generale dei biancazzurri per affrontare i temi dell’attualità spallina.

Direttore, qual è il morale della truppa il giorno dopo la sconfitta di Coppa Italia?
“C’è amarezza per essere usciti, soprattutto in quel modo. Avevamo iniziato bene, poi paradossalmente abbiamo iniziato ad avere difficoltà quando il Venezia è rimasto in dieci uomini. Ne è conseguito un vero e proprio blackout purtroppo fatale. Siamo dispiaciuti, ma non ci strappiamo i capelli per questa eliminazione. Certo sarebbe stato bello giocare il turno successivo in casa contro la Cremonese e far giocare i ragazzi che ne avevano più bisogno”.

Alla delusione per il risultato si è aggiunta la preoccupazione per Paro, nemmeno sceso in campo nonostante fosse candidato a una maglia da titolare.
“Quella vissuta ieri sera è una situazione nella norma, non ho mai pensato che Matteo potesse riuscire a fare venticinque partite senza mai accusare qualche piccola noia. Si è allenato con noi due settimane senza mai avere alcun problema e ieri sera ha ritenuto di non dover rischiare dopo aver sentito pungere un muscolo del quadricipite durante il riscaldamento. Venerdì farà un’ecografia di controllo, ma non credo ci sia da preoccuparsi”.

È possibile che la sconfitta contro il Venezia abbia accentuato ulteriormente l’ansia da prima vittoria?
“La Coppa Italia ha valore secondario e non credo questo fattore abbia influito. Di certo noi come società non abbiamo chiesto ai ragazzi di vincere a tutti i costi, perciò non credo si fossero create pressioni particolari”.

Però è evidente che la preoccupazione serpeggia tra i giocatori. Lei lo è stato e conosce quanto sia frustrante questa sensazione.
“Partiamo da un presupposto molto semplice: se si chiede a un qualunque giocatore dove vorrebbe giocare, ti risponderà Juventus, Inter o Milan. Ovvero squadre che hanno tradizione, grandi possibilità di vittoria e sono sempre sotto i riflettori. Con le dovute proporzioni, anche la SPAL è così: è un ambiente in cui bisogna sapere convivere con aspettative, pressioni, momenti difficili e critiche. Per farlo servono voglia e determinazione, ed è questo che i giocatori devono dimostrare domenica contro il Bra. Non devono soffermarsi a pensare al fatto che sia la prima vittoria o la seconda. Devono solo stare concentrati per farcela”.

Leonardo Rossi ha lasciato intendere, in termini abbastanza espliciti, che la giovane età e l’inesperienza giocano un ruolo preponderante in questa situazione e che probabilmente alcuni ragazzi potrebbero soffrire della pressione che deriva dal vestire il biancazzurro.
“È una sua valutazione personale, quindi penso che il quesito andrebbe sottoposto alla sua attenzione. Però se mi viene detto che i giocatori non sono in grado di sostenere la pressione della maglia dico che non può costituire un alibi, neanche minimamente. Indossare la maglia della SPAL è bello e non pesante, giocare in un tempio come il Mazza è uno stimolo, non una preoccupazione. Tutti questi dovrebbero essere punti a favore, non certo limitazioni. Un pubblico come quello di Ferrara dovrebbe solo dare motivazioni e non ansia. Capirei se ci avessero fischiato dalla prima giornata, ma i tifosi ci hanno sempre incitati. E dobbiamo ripagarli il prima possibile, visto che in tanti ci hanno accordato la loro fiducia con l’abbonamento”.

Appare chiaro come il destino professionale del tecnico sia appeso ai risultati delle prossime due partite.
“Il discorso, anche in questo caso, è semplice: sono i risultati a parlare, sono loro a definire il lavoro di chi sta qui. Ma non ha senso focalizzarsi su singole responsabilità: se le cose non vanno siamo tutti responsabili. Lo sono io, quanto Rossi, quanto chiunque lavora qui. E per uscirne dobbiamo lavorare tutti insieme con la stessa motivazione. Sono sicuro che ci riusciremo e dirò di più: la SPAL arriverà sicuramente tra le prime otto della classifica. Non ho paura di sbilanciarmi al riguardo”.

Il Bra sembra essere l’avversario ideale per trovare il riscatto: ultima in classifica e con la peggiore difesa.
“C’è poco da dire: domenica bisogna vincere. In qualunque modo, non ci deve importare: con un gol in mischia, un autogol, una punizione, un rigore, qualsiasi cosa. Non ci sono alibi, bisogna fare i tre punti per una lunga serie di ragioni: per migliorare il morale, l’autostima, per la classifica, per poter festeggiare sotto la curva al fischio finale e gratificare finalmente i nostri tifosi. Ma guai a pensare che sia facile e che il Bra venga a Ferrara per fare la vittima sacrificale: loro scenderanno in campo col preciso intento di ottenere qualcosa dalla partita e dovremo essere bravi noi a imporci”.

Per quanto sia presto, inevitabilmente si guarda a gennaio, quando ci sarà la possibilità di intervenire sull’organico per migliorarlo. Ci dobbiamo aspettare qualcosa?
“È prematuro fare questo tipo di considerazioni. Ma se verrà ritenuto necessario, qualcosa sarà fatto”.