Sembrava tutto perfetto.
C’era una Curva come non la si vedeva dall’esordio in campionato, contro il Monza, quando le aspettative per la nuova stagione erano all’apice e si sperava in un inizio spumeggiante, come lo era stato il precampionato.
C’era la coreografia, con il tifo organizzato che tornava a distribuire bandierine bianche e azzurre, le prime nella parte alta della Ovest, le seconde in basso e, ancora più sotto, a chiudere, lo striscione, ancora una volta con scritte azzurre su sfondo bianco, che recita: “Sventola fiera la nostra bandiera”. Ai lati altri vessilli biancazzurri, bandieroni che non si vedevano da tempo, come molte facce da troppo tempo assenti.
C’era la serie di risultati utili dell’era Gadda, con l’imbattibilità casalinga, la “legge del Mazza”, come l’ha ribattezzata un giorno Jurgen Pandiani.
C’erano le maglie anni Cinquanta, quelle con il corpetto tutto azzurro e le sole maniche bianche, quelle presentate in settimana dal presidente Mattioli, con i laccetti attorno al colletto, proprio come allora.
C’era l’avversario tanto odiato, il Mantova, a dare vita a un gran match tra squadre di blasone.
C’era, naturalmente, lo striscione simbolo di questa stagione, della rinata fiducia tra società, squadra e tifoseria: “Non camminerai mai sola”.
La S.P.A.L. comincia bene e segna due volte. Prima con un eurogol Fantoni, in volèe col suo sinistro magico. Proprio lui, così spesso criticato per le amnesie difensive, eppure capace di tirare fuori dal cilindro perle del genere. Dopo il gol, Simone corre verso la Ovest e porta le mani alle orecchie, per sentire meglio l’urlo di gioia della Ovest che proprio in quel momento scioglie tutte le tensioni e crede di vivere finalmente una partita tranquilla, da non vincere per forza in rimonta, da non vivere fino all’ultimo con il cuore che va a mille perché si teme il ritorno degli avversari. Convinzione che diventa ancora più solida quando uno dei migliori di questo inizio di stagione, il nostro numero dieci, Beppe Cozzolino, incorna e manda alle spalle del portiere avversario, per il secondo grido di gioia della Curva, che si scatena. Manuel Lazzari, vent’anni appena compiuti, gioca come un veterano, corre per tutto il campo, rientra, crossa, pressa e non si risparmia mai. La Ovest lo omaggia con vere e proprie ovazioni. E’ questo lo spirito che i tifosi spallini vogliono dai loro giocatori.
Si va al riposo così, sul due a zero per la S.P.A.L.. Orgogliosi di questa squadra, ci si confessa in Curva all’intervallo, orgogliosi di questi ragazzi. C’è fiducia che la vittoria possa arrivare in relativa tranquillità, dopo avere dominato un primo tempo finito con pochi pericoli dalle parti di Menegattone.
E invece. Invece c’è da soffrire, anche questa volta, perché è nel nostro DNA, e dobbiamo farcene una ragione. Finirà due a due, come si sa. E poteva andarci peggio.
Peccato, perché fino a quel momento la domenica spallina era stata una festa. Si passano in rassegna i cori più belli, dal “Biancazzurro è il colore che amo / il mio amore è soltanto per te / alzo gli occhi e guardo il cielo / solo il cielo è più grande di te” al “Canterò forza Ferrara / finché vivrò / finché vivrò”. Si lanciano gli sfottò agli avversari, finalmente presenti e accorsi in buon numero, nonostante la tessera del tifoso. Dal più classico “Mantovano pezzo di merda” al campanilistico: “I nostri capellacci son più buoni”, che termina con suggerimenti non propriamente culinari su dove mettere l’amaretto, ingrediente che differenzia i tortelloni di zucca mantovani da quelli di Ferrara (“Mettilo / mettilo / mettilo nel c… / l’amaretto / mettilo nel c…”). E, sul due a zero, forse un po’ troppo presto, si fanno agli avversari anche gli auguri di buone feste, visto il periodo, auguri speciali, naturalmente: “Mantovanooooo / Ci senti? / Mantovanooooo / Ci senti? / Ci senti? / Ci senti? / Buon Natale figlio di p… / Buona natale figlio di…”. La risposta dei supporter giunti da Mantova non si fa attendere. O almeno ci provano, ma dalle parti della Ovest non si sente granché e glielo si fa sapere: “Coniglio alza la voce / alza la voceee”. Sul due a zero di Beppegol viene facile anche il “Chi non salta mantovano è” e, tutti, felici, a saltare.
Si riparte con l’ “Ari ari ari oh” dal sapore blues, che brucia i polmoni dell’ultrà che, imperterrito, lancia più volte il coro. Si continuano le sciarpate, una, due volte, con le sciarpe tese, i corpi che ondeggiano con loro ed il coro che commuove chi sa cosa si prova in questi momenti: “Che sarà sarà / ovunque ti seguirem / ovunque ti sosterrem / che sarà sarà…”. E ancora altri cori, come il “Forza S.P.A.L. alè / la Curva Ovest tifa con amore / ed insieme a te ogni partita lotta con ardore / grida insieme a noi / la nostra fede è grande come il sole / magica S.P.A.L. vinci per noi / Noi non ti lasceremo mai / E alè alè / alè alè alè alè la S.P.A.L. / in ogni stadio combatto e canto / son ferrarese e me ne vanto”.
Fino ai canti dedicati ai ragazzi la cui presenza al Mazza non è ammessa dalle autorità: “Diffidato non mollare / noi cantiamo anche per te / onoriamo la mentalità / difendiamo la città”.
Qualcosa, però, usciti dagli spogliatoi, sembra non funzionare più. La partita cambia. La S.P.A.L. appare stanca, il Mantova la schiaccia, mister Gadda toglie Varricchio per Paro e parte il coro dedicato al vicecapocannoniere del girone, con i suoi 12 gol, al nostro capitano, il conte Max: “C’è solo un capitano / un capitano”. La S.P.A.L., pur con fatica, sembra resistere tra qualche brivido di troppo. Superiamo di rado la metà campo e tremiamo su ogni sortita dei lombardi. Inevitabilmente arriva il due a uno che dà coraggio ai mantovani. San Pietro Menegatti fa nuovamente le sue apparizioni sul terreno del “Paolo Mazza” e salva il punteggio con almeno due miracoli. Anche il Mantova ci mette del suo, fallendo un paio di occasioni. Poi, però, arriva il pareggio, a soli dieci minuti dalla fine. Dieci minuti che sembrano un’eternità, perché il Mantova continua a premere e vuole la vittoria. Si soffre ancora eppure arriva l’occasione per tornare a far rispettare “la legge del Mazza”. Angolo di Fantoni e testa di Silvestri sul secondo palo, sembra gol ma non è. Mani nei capelli per i ragazzi della Ovest, il cui canto, però, non si estingue, fino alla fine: “Fino alla fine / Forza Ferrara / ooooooh oh oh oh”.
Bene il pari, per come si era messa. Poteva andarci peggio. Certo che questa squadra dovrà imparare a tenere il risultato quando si ritrova in vantaggio per due reti a zero. Ma dagli spalti è tutto molto più semplice, in campo ci vanno i ragazzi, non i tifosi. La Curva, però, la sua parte l’ha fatta, ancora una volta. E non ha intenzione di tirarsi indietro in questa furibonda lotta per una salvezza che quest’anno vuol dire promozione ad un solo gradino dalla B. Avanti tutti insieme, fino alla fine.