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Le ottime prestazioni della Mobyt alle Final Six di Adecco Cup hanno senz’altro rinfrancato i tifosi biancazzurri dopo un girone di ritorno quantomeno altalenante. A Rimini si è vista una squadra grintosa e dallo spirito combattivo, capace di giocarsela a testa alta con avversari ben più quotati, almeno sulla carta. Ora però si torna a pensare al campionato: quali effetti può avere il weekend romagnolo sullo sprint finale in chiave playoff? Lo abbiamo chiesto al capitano Michele Ferri.

Michele, il viaggio a Rimini è passato dall’essere un premio per il grandissimo girone d’andata, a un ottimo auspicio per il girone di ritorno. Si può dire che la Mobyt abbia ritrovato la fluidità e l’intensità che l’ha contraddistinta nei primi mesi del campionato?
“Sicuramente usciamo da Rimini contenti di quello che abbiamo fatto nonostante la sconfitta in semifinale. Siamo andati lì senza pressione ma con la voglia di evitare brutte figure e giocarcela alla pari con squadre di una categoria superiore. Abbiamo dimostrato soprattutto a noi stessi che non siamo da meno. E’ stato utile per dare continuità dopo la bella prestazione contro Ravenna. Adesso dobbiamo ritornare con la testa sul campionato perché già la squadra che affronteremo domenica sarà molto diversa dalle due che abbiamo affrontato in coppa. Comunque in Gold, tra le squadre di testa c’è più qualità nel gioco e, per certi versi, può essere addirittura più facile giocarci contro. Domenica troveremo tantissimo agonismo e noi dovremmo mettercene altrettanto.”

Quanto Milton Jennings c’è nelle ultime prestazioni della squadra, e quanta Mobyt c’è nelle ultime partite dell’americano?
“Jennings è un giocatore della Mobyt come tutti gli altri, sicuramente non ha fatto 32 punti giocando da solo. Lui è stato bravo a farsi trovare nella posizione giusta tanto quanto noi siamo stati bravi a servirlo. Credo dipenda tutto dal gioco di squadra e dal gruppo.”

Anche Amici è sempre più integrato nei giochi, e gioca con fiducia sempre maggiore.
“Sicuramente lui ha un fisico e delle doti atletiche sufficienti per giocare in Gold o anche in Serie A ed è logico che sia arrivato qui con tanta pressione sulla spalle, tutti si aspettavano molto da lui. Quello di salvatore della patria non è il suo ruolo, doveva ambientarsi, ha avuto bisogno anche lui del suo tempo e delle sue partite, il feeling con il resto della squadra sta aumentando sempre più e lo si è visto negli ultimi match. Il talento c’è, anche se molte volte ha cercato anche di fare più di quanto gli si chiedesse e questo ha generato diversi errori. La Coppa Italia ha dimostrato che, con un po’ di tranquillità in più, per noi può essere importante sia difensivamente che offensivamente, mettendo canestri molto pesanti.”

Durante le partite di coppa hai sentito molto il gap rispetto alle squadre di Silver? La differenze con la categoria superiore si sono effettivamente ridotte rispetto a quelle tra la vecchia B1 e la Legadue?
“Non saprei, tra Silver e B1 la differenza sta negli americani, adesso abbiamo incontrato squadre di Gold di alta fascia, quando in amichevole abbiamo affrontato squadre di medio-bassa classifica abbiamo visto che tutta questa differenza non c’è. A Torino e Trento si vedono giocatori italiani di altro livello rispetto a quelli che siamo abituati a vedere e stranieri più esperti e decisivi.”

Complessivamente uscite da questo weekend più stanchi o più motivati?
“Sicuramente stanchi, due partite in due giorni ti portano via tante energie fisiche e mentali. Ripeto: una volta lì, volevamo fare bella figura. Allo stesso modo, però, abbiamo una settimana per recuperare e abbiamo la consapevolezza che, giocando come sappiamo,possiamo battagliare con chiunque. Questo non vuol dire che da adesso daremo venti punti a tutti quelli che incontreremo, semplicemente affronteremo ogni partita con una maggiore consapevolezza dei nostri mezzi.”