La stagione di SPAL e Mobyt ormai è nella sua fase cruciale: entrambe le squadre sono in lotta per salire di categoria (i tifosi sono autorizzati a toccarsi, ovviamente) e come spesso accade la prospettiva di una promozione ha aperto il dibattito sulle risorse necessarie per continuare a eccellere. Proprio per aiutare le due società a crescere Fabio Bulgarelli ha promosso la nascita della cosiddetta Polisportiva, che unisce SPAL, Mobyt e Aquile sotto lo stesso tetto. Tuttavia in questi primi mesi non sono mancate le difficoltà per il nuovo sodalizio, così come non sono mancate le punzecchiature all’amministrazione comunale sul tema degli impianti sportivi. Abbiamo quindi chiesto al presidente della Pallacanestro Ferrara di fare il punto della situazione.
Parliamo del progetto di polisportiva varato qualche mese fa. Come sta procedendo?
“E’ un progetto in crescita, appena nato, con i suoi difetti e i suoi pregi. E’ fatto da persone che devono imparare ancora un po’ a conoscersi, a relazionarsi, e a capire quali aspettative ci sono intorno al loro lavoro. Il progetto sta andando avanti, e tutti quelli che ne sono coinvolti dovranno essere bravi a trovare il giusto giusto rapporto, il giusto equilibrio e a non perdere di vista gli obbiettivi principali che stanno alla base del progetto stesso”.
Quali sono attualmente pregi e difetti della polisportiva?
“Il pregio più grande è il potenziale di ricerca di risorse e opportunità su altre piazze esterne a Ferrara, per esportare quella che sta diventando una bellissima realtà sportiva, e per andare oltre uno scenario economico che ormai abbiamo già battuto in lungo e in largo. Questo lavoro però dev’essere svolto con grande attenzione, e non deve mai perdere di vista lo scopo principale di veicolare un ragionevole flusso di risorse verso le realtà sportive più importanti, con maggiore appeal e attualmente di miglior funzionamento, che sono appunto SPAL e Mobyt. Queste due società richiedono maggiori risorse e maggior supporto rispetto ad altre realtà attive in sport minori, per il semplice fatto che solo loro posso essere il volano che, funzionando a regime, saprà movimentare la maggior quantità di attenzione e interessi di cui potrebbero poi giovare tutte le altre realtà”.
Cosa intende per sport minori?
“Vi sono diverse società operanti in altri sport che chiedono di affiancarsi alla polisportiva per poterne ottenere vantaggio, ed è giusto, il progetto è nato anche per questo. Non bisogna dimenticare però l’obiettivo principale, che, come ho già detto, è quello di sostenere in maniera significativa le realtà più importanti e trainanti del panorama cittadino, diventando per loro un valore aggiunto. Come sappiamo i costi stagionali di queste squadre sono molto importanti, e se per accontentare sempre tutti può ridurre il contributo a cifre non certo all’altezza. Ecco allora che la polisportiva più che una spinta diventerebbe quasi un peso”.
Quindi SPAL e Mobyt dovrebbero avere la precedenza.
“Assolutamente sì, e la SPAL dovrebbe averla anche su Mobyt in questo versante, perché è lei la risorsa di maggior valore strategico. In generale non trovo molto ragionevole in questo momento togliere risorse a SPAL e Mobyt per destinarle ad altri sport”.
Come giudica l’operato della polisportiva di questi mesi? Non più tardi di qualche giorno fa sono circolati commenti critici al riguardo.
“E’ vero, però credo sia presto per formularne uno sull’operato di quest’anno. Il progetto è partito a stagione in corso, in un contesto abbastanza turbolento, e soprattutto strutturando un lavoro di prospettiva. Questo primo anno, anzi, questi primi mesi, sono serviti per gettare le basi per poter agire con maggiore efficacia nella prossima stagione. Ho assoluta fiducia nei confronti di Raffaele Maragno e del progetto, che sicuramente avrà un ruolo importante nel futuro del basket, e soprattuto della SPAL, che appunto ha bisogno del massimo supporto”.
La SPAL viene quindi prima dello stesso basket?
“Su questo versante, sì. La SPAL possiede un maggior potenziale di risonanza. Ha numeri diversi, il calcio stesso come sport attrae più attenzione in questo Paese, e questo non si può negare. Sostenere questa società quindi significa sostenere il motore più promettente che potrà poi, a cascata, trainare il resto delle nostre realtà sportive”.
Parlando appunto di SPAL: lei più volte è stato protagonista più volte delle vicende societarie spalline. Ma qual è attualmente il suo ruolo rispetto alla società?
“Beh, per quanto riguarda la SPAL il mio ruolo è sicuramente connesso alla fortuna di questa città di aver visto arrivare i Colombarini a capo della società. Una famiglia solida, conosciuta e seria, che può essere una garanzia per il futuro. In questo caso il mio ruolo è stato quello di fare da trait d’union tra l’amministrazione comunale, che li ha voluti fortemente, e la famiglia stessa. Questo è stato per me un grande onore, ma anche un onere, perché ho avuto, e sento tutt’ora, la responsabilità verso questi imprenditori per l’avventura in cui li ho aiutati ad imbarcarsi. A testimonianza di questo e del mio impegno io stesso detengo il trenta per cento della società. Parlando invece di ruoli veri e propri in casa SPAL diciamo che il mio è quello di lavorare per contribuire all’arrivo di un flusso di sponsor continuo e importante, oltre a curare, come ho già fatto, i rapporti con l’amministrazione. Forse un ruolo è anche quello di mantenere una rappresentanza puramente ferrarese all’interno della società, visto che i proprietari comunque sono di Masi San Giacomo, e fino ad oggi hanno fatto calcio in una realtà molto diversa da quella cittadina”.
Pensa che in futuro ricoprirà un ruolo dirigenziale ufficiale nell’organigramma?
“Sono già contento del ruolo che ho. Essere a fianco dei Colobarini è già un onore, e comunque con loro c’è massima comunicazione e collaborazione. Dal punto di vista dirigenziale poi c’è già Mattioli, che ha ampiamente dimostrato di essere un ottimo presidente, dalle grandi capacità tattiche, calcistiche e comunicative, oltre a disporre di ottimi rapporti con la Federazione. Io devo essere solo quella figura che cerca di raccogliere fondi e tiene i contatti con l’amministrazione comunale. In più non ho nessuna intenzione di abbandonare la Mobyt, a cui sono molto legato”.
Non teme, invece, che questo forte impegno a favore della SPALpossa andare un po’ a scapito della pallacanestro, sia dal punto di vista delle risorse convogliate, come dicevamo prima, sia dal punto di vista della sua presenza e della sua direzione?
“Prima di tutto voglio precisare che non ho assolutamente intenzione di abbandonare il basket, che è una realtà a cui tengo moltissimo e che voglio assolutamente mantenere ai livelli alti a cui siamo riusciti ad arrivare. Questa squadra è diventata sempre più una mia creatura e vi sono molto legato. Detto questo, non nego che ci sia una grande volontà di impegno sul fronte SPAL, e di lavoro da fare ce ne sarà moltissimo. Questo potrebbe anche comportare che parte del mio tempo, delle mie energie e della mia attenzione siano dirottate in quella direzione a scapito della pallacanestro. Ovviamente è una cosa che dispiace, ma bisogna sempre tenere presente la visone strategica generale di questo progetto comune. Come ho già detto investire forte sulla SPAL serve per avere benefici su tutte le altre società in ballo, tra qui soprattutto lo stesso basket”.
Durante la stagione la famiglia Colombarini è diventata socia a metà della Pallacanestro Ferrara, mentre lei ora è socio al trenta percento di Spal 2013. Pensa di diventare comproprietario al cinquanta per cento?
“Direi di no al momento, questo assetto sta bene a tutti, ed è anche giusto che la SPAL venga riconosciuta come di proprietà dei Colombarini, dando loro la vetrina che meritano per il loro impegno”.
Tornando al discorso sponsorizzazioni, che risposta avete avuto dal tessuto imprenditoriale ferrarese?
“Non buonissima, ci aspettavamo altro sinceramente. Sono state fatte tante promesse, molte delle quali subordinate proprio all’arrivo dei Colombarini a Ferrara. Poi, una volta che tutto è stato preparato, e non senza sforzi, quasi tutto è caduto nel nulla. Ci si aspettava ben altro appoggio, che avrebbe anche sgravato la stessa famiglia Colombarini dal grande impegno di cui si stanno facendo carico. Una grande risposta invece è arrivata dal pubblico, che ha risposto ben oltre le attese sia per SPAL sia per Mobyt”.
Qual è la ricetta per fare meglio l’anno prossimo nel coinvolgimento dell’imprenditoria locale?
“Sicuramente accedere a categorie superiori aiuterà, creando maggior interesse, maggior prestigio e maggior pubblico. E poi, come dicevo, rivolgersi all’esterno della città. Una SPAL in categoria superiore, diretta da una società seria e riconosciuta sarà sicuramente un prodotto molto più appetibile da proporre”.
A proposito invece del suo ruolo di collegamento con le istituzioni, proprio nei giorni scorsi c’è stato un incontro tra lei e il sindaco Tagliani sull’importante tema delle infrastrutture sportive, per i costosi, ma necessari, lavori a stadio e palazzo dello sport. Com’è andato?
“E’ stato un incontro molto proficuo, in cui ho potuto riscontrare finalmente una forte sensibilità dell’amministrazione verso i temi degli impianti sportivi. Un accordo vero e proprio ancora non c’è, però l’idea è quella che le società finanzieranno di tasca propria i lavori allo stadio e al palazzetto, salvo poi essere rimborsate dall’amministrazione nell’arco temporale di qualche anno”.
Questa disponibilità del comune arriva però dopo qualche polemica nei mesi passati, specialmente a inizio stagione.
“Sì, in effetti nei mesi passati non è stato sempre tutto così semplice, e c’è stato anche qualche momento in cui non c’era proprio reciproca comprensione. Ora però sembra che ci siano davvero le prospettiva di un lavoro in tandem, e non posso che dirmi contento di questo”.
Cos’è cambiato?
“E’ cambiato che nei mesi l’amministrazione ha potuto vedere fatti e risultati. Buonissimi risultati sportivi e provata serietà societaria, cosa che mancava da qualche tempo. Una maggior diffidenza dopo le recenti scottature forse è comprensibile; l’importante adesso è aver convinto, e poter ragionare finalmente per una collaborazione proficua”.