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“Smacchiare il giaguaro” è (o forse era) una delle metafore più utilizzate dal bettolese Pier Luigi Bersani. La metafora dell’ex leader del Partito Democratico sintetizza il pensiero di Arnaldo Franzini, tecnico del Pro Piacenza classe 1968 di Vernasca, anche lui figlio della provincia piacentina.

Il club rossonero malgrado una serie di fusioni e cambi di nome, ha come zoccolo duro lo staff tecnico e dirigenziale di quello che una volta era il Bettola Spes, proprio la squadra del piccolo comune della Val Nure, poi diventato Atletico Bettola Ponte dopo la fusione con la Pontolliese. Poi Atletico Bettola Ponte Pro Piacenza unendosi con il Pro Piacenza e infine semplicemente AS Pro Piacenza 1919 arrivando a giocare nel capoluogo piacentino.

LA FAVOLA PRO PIACENZA – Negli anni sono cambiati: il nome della società, i giocatori (tranne il difensore Daniele Rieti col tecnico da Fidenza e poi dall’avvio dell’avventura della Pro Piacenza in Promozione) i terreni di gioco, gli avversari e le categorie, ma dalla Promozione alla Lega Pro in panchina c’è sempre stato solo il “Profeta” del calcio provinciale piacentino: “Sì, perbacco, meglio non definirmi ‘il Ferguson’ anche perché ultimamente porta sfiga questa definizione. Nel calcio italiano è difficile instaurare rapporti che durino più di un paio di stagioni, qui c’è grande sintonia col gruppo dirigenziale e non abbiamo sbagliato un anno da quando sono qui, quando ci sono queste condizioni fila tutto liscio. Sui cambi di nome della squadra non mi ci raccapezzo nemmeno io. In buona sostanza il gruppo dirigenziale è rimasto lo stesso, quello del Bettola. Si sono realizzate alcune fusioni per avere a disposizione i campi per disputare le categorie conquistate sul campo”.

QUESTO MATRIMONIO NON S’HA DA FARE – Tra tanti matrimoni andati a buon fine, quello che prevedeva di unire le due realtà calcistiche di Piacenza, la Pro (ora in Lega Pro) e il Piacenza (quello degli anni Novanta che fu della famiglia Garilli, ora in Serie D), non è andato in porto. Proprio il Piacenza più famoso aveva cercato di sottrarre ai meno noti cugini il tecnico Franzini: “Credo che con le scarse risorse del calcio di oggi disperdere denaro per due realtà che hanno l’obiettivo di restare in Lega Pro e vincere in serie D non abbia molto senso. Evidentemente se l’incontro tra le parti non c’è stato è perché non si riesce a trovare sintonia fra le dirigenze o manca la volontà. E quindi per evitare unioni che nascono male e che poi magari risultano dannose, meglio andare avanti ognuna per la propria strada. Forse l’accordo non si troverà mai”.

RESTARE TRA I PRO – Arnaldo Franzini in questi sei anni da allenatore della Pro (prima ci fu un’esperienza in Eccellenza con il Fidenza) ha plasmato la squadra con il suo credo ‘sacchiano’ del 4-3-3. Squadre votate al gioco offensivo. Promozioni in Promozione ed Eccellenza, al primo anno di D la salvezza evitando i play out, poi raggiunti i playoff dopo aver guidato a lungo il campionato (ne sa qualcosa la Real Spal di Benasciutti), poi la vittoria e l’approdo tra i professionisti con una “squadra di pazzi”, come la definisce il mister. “L’anno scorso abbiamo vinto in rimonta andando sotto di due o tre gol, per sette o otto partite di fila siamo andati in svantaggio e poi abbiamo ribaltato le partite” ricorda con un sorriso Franzini. “Ho spesso il miglior attacco, raramente la miglior difesa” aveva dichiarato qualche tempo fa, ma Franzini sa adattarsi e ha imparato a farlo in fretta. Contro il Pisa è arrivato il successo grazie all’applicazione del 3-5-2.

IN LEGA PRO DALLA PROMOZIONE – Undici punti sul campo, tre quelli reali. Sette reti realizzate, tredici subite (ben sette però nelle due partite con Ancona e San Marino). Due vittorie in avvio, poi tre sconfitte di fila e il successo con il Pisa. Nelle ultime cinque giornate sono arrivati due punti frutti di pareggi contro Prato e Teramo. “Non ho cambiato il mio modo di pensare il calcio. Il cambio è dovuto alle caratteristiche dei giocatori che ho a disposizione. Visto che abbiamo avuto difficoltà in fase realizzativa. Davanti ci manca qualcosa, così ho cercato maggior equilibrio. Bene col Pisa, ma con Pistoiese e Reggiana abbiamo preso gol nei minuti finali. Col Teramo, che ritengo un’ottima squadra, abbiamo fatto una bella partita. Finora abbiamo sbagliato solo due gare, anzi dal punto di vista dell’atteggiamento non ho mandato giù quella con il San Marino. Per noi si è trattato in pratica di un doppio salto di categoria. Quindi in ogni gara dobbiamo mettere aggressività e intensità. Sempre. Perché ci sono piazze importanti e noi dobbiamo dimostrare di poterci stare tra i professionisti, finora ce la siamo giocata con tutti”. Per l’attaccante del Giana Erminio Giorgio Recino far gol in Promozione o in Lega Pro non fa differenza: “Non è del tutto una stupidata – dice Franzini. Certo ci sono tante cose che cambiano: il numero di allenamenti, la preparazione, il ritmo e la qualità degli avversari. Ci sono maggior aspetti da curare, ma il modo di vedere il calcio resta lo stesso. Bisogna sapersi adattare”.

CASO SANTI – Poco tempo a disposizione però se parti con otto punti in meno per il “Caso Santi” (giocatore che non ha mai scontato il turno di squalifica, scendendo in campo undici volte e andando in distinta per l’intero campionato): “E’ stata una punizione dura. Come è potuto accadere? Una disattenzione sicuramente grave. A questo punto è inutile continuare a torturarci. L’abbiamo fatto per l’intera estate. Evidentemente gli avversari battuti sul campo e finiti a meno dieci e oltre in classifica hanno provato a farcela pagare in maniera poco sportiva”. A presentare l’esposto è stato il Seregno dell’ex allenatore spallino David Sassarini. “Lui l’autore della segnalazione? No, no, ci siamo sentiti. Ha detto che lui non c’entrava” commenta Franzini.

DéJà VU – Parlando di Sassarini, i ricordi vanno ad un paio di stagioni fa. In questa Lega Pro si sono ritrovate Tuttocuoio, Pro Piacenza e SPAL. Il Tuttocuoio presenta ancora il binomio Alvini-Colombo, il Pro Piacenza con Franzini in panchina e i vari Matteassi, Silva e Rieti in campo. Due squadre che sono in terza serie grazie alla programmazione, mentre la SPALè arrivata grazie ad una ‘rivoluzione’: “Quando arrivi a questi livelli, per realtà piccole come la nostra la programmazione è fondamentale. Bisogna inventarsi qualcosa. Capire chi andare a prendere e chi tenere. Noi abbiamo tenuto alcuni ragazzi che ci hanno permesso il salto dalla D e individuato alcuni giocatori motivati anche se non in tantissimi hanno esperienza in Lega Pro. La penalizzazione ha reso ancora più complicato. Per noi la salvezza sarà un’impresa. Il Tuttocuoio due anni fa fece un gran campionato, ma l’anno scorso salvandosi ha fatto un miracolo. Sono stati bravi. La SPAL adesso ha un’altra società ed è costruita per far bene”.

LA SPAL HA L’OBBLIGO DI FAR BENE- “Affronteremo una squadra importante – riferisce il tecnico piacentino in merito alla forza della SPAL. Non possiamo guardare in faccia a nessuno. Faremo del nostro meglio per far punti così come abbiamo fatto col Pisa che ha una squadra costruita per la B. Ho visto i biancazzurri contro l’Ascoli e mi sono piaciuti tantissimo, anche col Prato non meritavano di perdere. Con l’Aquila è una partita storta, come capitano a tutti. La SPAL ha quattro punte titolari, anche senza Togni ha un centrocampo in grado di far bene le due fasi. E’ una squadra completa e con qualità. E’ fra le tre-quattro con l’obbligo di far bene. Ha perso le prime gare, poi la squadra è cresciuta, forse per rendimento è la prima escludendo le partite iniziali. Non dimentichiamoci che alla vigilia del match con l’Aquila poteva ritornare in vetta”.

FRANZINI VS SPAL DA ALLENATORE E… – Prova importante quella contro i ferraresi. Per Franzini ci sono tanti ricordi legati alle sfide con i biancazzurri. A partire dai più recenti vissuti da allenatore in serie D con la maglia della Pro Piacenza: “Ricordo benissimo la gara del Garilli all’andata. Un 3-1 spettacolare. Se siamo qui è grazie a quella partita. Lì abbiamo capito di essere una grande squadra. Siamo stati in testa dall’inizio del campionato, poi perdemmo Piccolo, capocannoniere all’epoca, per buona parte del campionato e finimmo in calo. Il ritorno al ‘Mazza’ fu giocato in un clima surreale per i problemi societari dei ferraresi, la partita scivolò via senza storia. Però noi quell’anno capimmo che quel gruppo era pronto per il salto”.

…DA CALCIATORE – Prima di diventare il nocchiero della Pro Piacenza, Franzini ha avuto una lunga carriera da calciatore. Era un centrocampista di interdizione, cresciuto nelle giovanili del Parma. E’ poi passato al Fiorenzuola, ha trascorso nove anni al Brescello con i gradi di capitano, Rimini, poi Sassuolo, Fiorenzuola e Montichiari per ritirarsi alla soglia dei 39 anni. Le sfide con la SPAL rievocano ricordi intensi: “Venire al ‘Paolo Mazza’ o comunque giocare contro la SPAL dava motivazioni fortissime. Una squadra di blasone e un pubblico importante. C’era il grande Beppe Brescia, che poi ho ritrovato al corso di allenatori. Ricordo in particolare il testa a testa tra Rimini e la SPAL di De Biasi nel ’97-98 in C2. Al ritorno vincemmo 3-0 e segnai anche superando momentaneamente la SPAL che poi vinse per un punto. Ma anche quando giocavo nel Brescello c’erano state belle sfide. E poi nel mio Brescello c’erano Stefano Vecchi e mister D’Astoli che sono passati da Ferrara”.

FAVOLA BRESCELLO – Già il Brescello. Una delle favole della provincia ‘della provincia’ del calcio. A metà degli anni Novanta al centro-Sud il Castel di Sangro arrivava in serie B, mentre al Nord, in un altro paesino di 5mila anime, lì dove Guareschi collocò i suoi Don Camillo e Peppone la B fu solo sfiorata in un paio di circostanze (eliminata ai playoff da Spezia e Cittadella). D’Astoli creò un bel gioiellino con Oldoni il Codino della Bassa che provava le scarpe di Ronaldo, Stefano Vecchi e un giovane Simone Inzaghi in tandem con Borgobello. Con loro anche Francesco Bertolotti, carriera poi stroncata nel primo Modena di De Biasi (quello del salto dalla C alla A) da un pugno ricevuto dall’ex compagno di squadra al Brescello Massimiliano Ferrigno: “Francesco è un mio amico fraterno. Ci conosciamo da quando avevamo nove anni, abbiamo fatto tutto il settore giovanile del Parma insieme. Non c’erano mai stati screzi tra loro due. Fatto sta che la sua carriera è terminata con quel pugno. Il Brescello era un gran gruppo, formato da giocatori che arrivavano da serie minori e che volevano affermarsi, con un grande mister”.

GOL ALLA JUVENTUS DI ZIDANE – Il 4 settembre del 1997 è una delle date più importanti della storia calcistica del Brescello e della carriera di calciatore di Arnaldo Franzini. Sedicesimi d’andata di Coppa Italia. Allo stadio “Giglio” di Reggio Emilia (per problemi di capienza) il piccolo Brescello inchioda sull’1-1 la Juventus di Lippi che in quegli anni vince Scudetti, Champions e Coppa Intercontinentale. E’ una Juve B, ma mica tanto. Ci sono il giovane Marco Zamboni in difesa e Rampulla tra i pali, ma anche Conte, Inzaghi e Zidane. Il Brescello passa in vantaggio proprio con il suo numero otto Arnaldo Franzini, poi Conte pareggia i conti e al ritorno la Juve chiuse la pratica con un netto 4-0: “Fu una partita indimenticabile. Lo stadio pieno, quasi ventimila spettatori, la diretta tv. Era una cosa fuori dal normale. Fu il primo tempo più intenso che io ricordi. Poi ci fu il gol, passaggio di Borgobello e mio inserimento con tiro a fil di palo. Nell’intervallo? No, non ricordo nulla. Eravamo in trance. Credo che l’incasso fatto quella sera fu uguale a quello dei tre-quattro anni prima. Grande soddisfazione. Ho un ricordo indelebile e strano. C’era la cosiddetta triade, Moggi, Giraudo e Bettega che parlava a bordocampo mentre noi ci riscaldavamo, lì realizzai che era tutto vero”. Il bello del calcio, la favola del Brescello, e poi… Calciopoli. Ne ha fatta tanta di gavetta Arnaldo Franzini, prima da calciatore poi da allenatore. E’ ritornato tra i professionisti e vuole l’impresa. Pronto a ‘smacchiare un altro giaguaro’. La SPAL è avvisata, perbacco (cit.).

NOTA: foto di copertina da www.propiacenza.it