Il 2014 è stato un anno molto intenso per i tifosi della SPAL: dalla promozione sofferta sotto la guida di Massimo Gadda, alla fase iniziale della nuova stagione con allenatore Oscar Brevi fino all’arrivo di Leonardo Semplici; momenti che hanno portato a non poche discussioni e critiche sui protagonisti di questi mesi. Se c’è una figura che però ha sempre unito tutti è senza dubbio quella di Max Varricchio. Più volte il popolo del “Mazza” gli ha tributato il proprio affetto nel corso della passata stagione e, anche in occasione della sfida della sua Berretti col Milan, non sono mancate le grida di incitamento e di affetto nei suoi confronti. Sul finire di questo anno solare ricco di eventi, abbiamo sfogliato insieme al mister l’album del suo 2014, che lo ha portato dalla promozione in Lega Pro Unica con il titolo di capocannoniere, fino alla guida della formazione giovanile biancoazzurra.
Mister partiamo dal finale dello scorso campionato: dopo aver scalato posizioni con l’arrivo di mister Gadda, la promozione è arrivata solo all’ultima partita: quale era lo stato d’animo in quelle settimane?
“Dopo la bella rimonta che avevamo fatto, poteva starci un calo. Non siamo riusciti a chiudere la pratica promozione abbastanza velocemente, però eravamo convinti di poterla raggiungere e ce l’abbiamo fatta. L’unico rammarico è che se l’avessimo chiusa prima probabilmente avremmo aiutato il mister ad essere confermato”.
Una stagione conclusa quindi con la promozione in Lega Pro e il titolo di capocannoniere: quali erano le tue prospettive in quel periodo?
“È stata una bella soddisfazione chiudere la carriera così e onestamente nemmeno io avrei potuto immaginarlo. Dopo abbiamo parlato con la società, probabilmente avrei dovuto fare un altro anno, però sapete tutti come sono andate le cose, decidendo insieme di dar inizio a questa esperienza da allenatore”.
In città, ancora oggi, sono varie le voci che circolano sui motivi del tuo ritiro: puoi dirci qualcosa in più?
“Io penso che la gente sia abbastanza intelligente da capire da sola quale fosse il motivo, quindi è inutile tornare su cose di cui si è già parlato molto. Era una buona proposta e ho deciso di accettarla”.
Hai mai avuto dei rimpianti sulla scelta fatta in estate, soprattutto dopo quanto successo recentemente?
“No assolutamente, sono molto contento di questa nuova esperienza”.
In molti pensano che la squadra dell’anno scorso con quattro o cinque innesti avrebbe potuto comportarsi bene anche nella categoria attuale: sei d’accordo?
“Probabilmente sì, con cinque o sei innesti di qualità, anche perché il livello onestamente è abbastanza mediocre secondo me. Io penso che la società abbia allestito una squadra molto competitiva lo stesso e che l’organico attuale meriti di stare tra le prime sei o sette posizioni”.
Com’è la cambiata la tua vita col passaggio al ruolo di allenatore della formazione Berretti?
“È una cosa totalmente diversa; in campo sei il protagonista principale, hai l’opportunità di sfogarti e di incidere in maniera importante, soprattutto nel mio ruolo, sul risultato finale. Ora osservo le cose un po’ più a trecentosessanta grandi, cercando di guardare tutte le zone del campo, di capire i ragazzi a livello tecnico-tattico, ma anche a livello caratteriale e di trasmettere loro quello che piaceva a me quando giocavo”.
Questa nuova esperienza è come te l’aspettavi?
“A essere onesti per me era un’incognita, soprattutto all’inizio: ci ho fatto l’abitudine abbastanza velocemente e mi sta piacendo molto, lo faccio con molta passione. Tra l’altro ho avuto la fortuna, e un po’ la bravura, di scegliere come collaboratore Fabio Zanoli, un ragazzo con grande esperienza in questo ruolo che mi ha dato una grande mano soprattutto nei momenti iniziali e con il quale stiamo facendo un buonissimo lavoro”.
Credi che la strada intrapresa dal vivaio biancazzurro sia quella giusta per creare nuovi talenti per la prima squadra?
“Sì, secondo me, ci sono ragazzi che stanno crescendo molto bene, soprattutto tra i più piccolini, e in prospettiva si può cercare sempre di migliorare. Noi, come Berretti, già da quest’anno volevamo avere risultati diversi da quelli dello scorso anno e, toccando ferro, ci stiamo riuscendo, anche se non voglio che i ragazzi si accontentino di quanto fatto, perché a fine campionato dobbiamo aver fatto il massimo”.
Torniamo all’attualità: nelle ultime settimane abbiamo visto una Berretti forte con le grandi e in difficoltà con le piccole: c’è una spiegazione razionale?
“Credo sia più che altro una coincidenza e in fondo quello che mi interessa di più è la crescita della squadra. A parte la prima di campionato, in cui c’era grande entusiasmo, abbiamo fatto una buona partita e vinto, anche se forse il risultato più giusto era il pareggio, secondo me siamo partiti che eravamo molto bambini, molto immaturi e bastava poco per lasciarsi andare. Poi i ragazzi hanno fatto una crescita molto importante, fino ad arrivare all’ultimo mese e mezzo, che mi rende molto felice e i risultati sono una diretta conseguenza delle prestazioni”.
Un’altra costante della prima parte di stagione sono stati i tanti infortuni: quanto hanno inciso sul rendimento della squadra?
“Sì, abbiamo avuto diversi infortuni, ma due o tre giocatori, cioè Nava, Pivelli e Rolfini, anche negli anni precedenti hanno avuto problemi fisici finendo per giocare molto poco e probabilmente è stato un continuo di quelle situazioni. Per il resto, a parte gli infortuni traumatici di Utzeri e Curci, l’unico infortunio importante è stato lo stiramento di Bulevardi. Però, come dicevi tu, sono stati tanti i ragazzi fuori e nell’arco di un’annata è una cosa che incide, ma ci ha fatto anche capire che abbiamo un gruppo di valore, che lavora molto bene, sennò i risultati non sarebbero arrivati”.
Max Varricchio, prima di chiudere questa lunga chiacchierata, ne approfitta per porgere i suoi auguri di buon Natale e di una fine d’anno da trascorrere con serenità a tutti i ferraresi, sportivi e non.