Dopo due sconfitte consecutive, per qualunque squadra, la prospettiva di incontrare l’ultima in classifica può apparire ideale, almeno sulla carta. L’apparenza però può ingannare: il San Marino che domenica arriverà a Ferrara non solo è un momento di forma più che discreto, ma è guidato da uno specialista delle vittorie al Paolo Mazza. Sulle panchine degli avversari, ovvio.
Chi legge è autorizzato a fare tutti gli scongiuri del caso, ma è un dato di fatto che Fabrizio Tazzioli rappresenti quasi una nemesi per i colori biancazzurri. Nella sua carriera, tra Pontedera, Castelnuovo Garfagnana, Sangiovannese, San Marino e Massese ha battuto la SPAL un totale di sei volte, di cui quattro a domicilio. L’ultimo sacco in ordine di tempo risale all’aprile 2013, quando proprio con la Massese fece razzia (2-4) al Paolo Mazza contro la (Real) Spal di Sassarini, in serie D. Quando gli si ricorda questo primato ovviamente se la ride, ma senza presunzione: “In effetti ho una tradizione positiva contro la SPAL, ma in fondo è solo una statistica”. Tazzioli è tornato ad allenare il San Marino lo scorso novembre, sostituendo Alex Covelo e riallacciando un rapporto durato un anno nella stagione 2007/2008.
Mister, per domenica sta preparando un altro scherzetto dei suoi?
“Beh, ovviamente spero di continuare la tradizione! Per noi fare punti a Ferrara sarebbe fondamentale non solo per la classifica, ma anche per il morale. Vorrebbe dire dare continuità a un risultato positivo come quello della settimana scorsa (vittoria 3-2 contro L’Aquila, ndr) e continuare a inseguire il nostro obiettivo che al momento è il penultimo posto”
L’obiettivo insomma è quello di giocarsi la salvezza ai playout.
“Nel breve termine guardiamo a quello, consapevoli anche del fatto che la Pro Piacenza va a Reggio Emilia e non avrà vita facile. Tra due settimane avremo lo scontro diretto e lì ci si giocherà molto. Anche se sono convinto che tutto come al solito si deciderà nell’ultimo mese e mezzo di campionato. Noi nel frattempo dobbiamo tenere botta e continuare a dire la nostra”.
Nonostante le tre vittorie (su un totale di quattro in stagione) colte dal momento del suo arrivo, il San Marino sembra pagare una certa discontinuità.
“Le prestazioni ultimamente ci sono sempre state, magari ci è mancata un po’ di fortuna in alcune occasioni”
Come nel match contro l’Ascoli perso in rimonta?
“Va beh, lì diciamo che non meritavamo proprio di perdere, alla fine all’Ascoli è stato dato un rigore… discutibile, mettiamola così”.
Il mercato invernale ha cambiato la fisionomia della squadra?
“A gennaio abbiamo provato ad alzare un po’ il livello della rosa, prendendo sia giovani, sia giocatori più esperti. L’unico problema è che alcuni di loro vengono da periodi di inattività più o meno lunghi e quindi hanno bisogno di tempo per ingranare”.
Tra gli acquisti spiccano i nomi di due vecchi volponi di categoria come Cuffa e Musetti.
“Si tratta di ragazzi che hanno il profilo giusto per noi, visto che la società non può permettersi di fare il passo più lungo della gamba. Stanno entrando in condizioni e possono darci quel che ci manca in termini di personalità ed esperienza”.
A darvi le soddisfazioni più grandi però è Stefano Sensi, un classe 1995 che peraltro domenica non sarà della partita a causa di una squalifica.
“Lui e Amadou (Diawara, classe 1996) sono un po’ i nostri fiori all’occhiello. Ragazzi con grandi qualità che possono costruirsi carriere molto interessanti. Sensi in particolare credo abbia le qualità per arrivare in serie A. Quando sono arrivato giocava vertice basso a centrocampo, l’ho spostato vertice alto e ha iniziato a segnare… speriamo non si fermi (ride)”.
Invece sulla SPAL che idea si è fatto?
“La SPAL è una squadra forte e la rispettiamo, ma ovviamente dobbiamo metterci nell’ordine di idee di provare a batterla anche davanti al suo pubblico. Nel bene o nel male mi pare che quest’anno la squadra sia capace di tutto: da vincere 5-1 a Pistoia a perdere in casa 3-0 col Pontedera. Non saprei dire il motivo di questo andamento, perché se si guarda al tasso tecnico penso sia tra i migliori del girone. Purtroppo a volte ci sta che le cose non vadano come previsto”.
Quello di domenica sarà un duello tra toscani tra lei e Semplici.
“Semplici l’ho avuto come giocatore ai tempi in cui subentrai al Poggibonsi (2001-2002) al posto di Paolo Indiani. Non voglio dire di essere l’allenatore che lo ha fatto smettere, ma con me non giocò praticamente mai. Vennero fatte determinate scelte, finì in panchina e a fine stagione andò via. Tuttavia lo ricordo come un ragazzo molto serio che poi ha dimostrato di saper fare bene il suo attuale mestiere. Ha fatto dei risultati importanti e se è stato in una grande società come la Fiorentina come allenatore della Primavera significa che le qualità non gli mancano”.
Tra l’altro vi siete già incontrati da avversari, quando Semplici allenava il Figline.
“Sì, quando ero alla Sangiovannese fui battuto in entrambe le occasioni (2-1 e 3-1). Diciamo che questo riequilibra parzialmente il dato di cui parlavamo prima (ride)”.
Il suo arrivo a San Marino è stato preceduto da una pausa di un anno e mezzo, in seguito al divorzio con la Massese.
“Sono stato fermo soprattutto per scelta. Prima della chiamata del San Marino ero in attesa di un’opportunità dalla Lega Pro, perché credo che questa sia la mia dimensione. Dopo tre anni a Massa, uno di Eccellenza e due di serie D, con tutto il rispetto per la piazza e la società, alcuni stimoli hanno iniziato a venire meno. Avevo voglia di rimettermi alla prova tra i professionisti. Ovviamente quando sono arrivato qui ero consapevole della difficoltà della situazione, ma è anche questo il bello della sfida. Conquistare la salvezza qui equivale a vincere un campionato”.
Come giudica il livello della Lega Pro? Molti addetti ai lavori la giudicano di scarso valore sul piano tecnico.
“Beh indubbiamente tra questa terza serie e la C1 di una quindicina d’anni fa non c’è proprio partita. Se penso alla SPAL di Cancellato, al Livorno di Protti o al Pisa di Savoldi il confronto è abbastanza impietoso. Era un calcio diverso, in cui non era obbligatorio o quasi far giocare i giovani e in cui i presidenti erano anche più invogliati a spendere visto il momento economico diverso. La Lega Pro comunque non fa altro che scontare gli effetti di un processo generale di impoverimento che inizia dalla serie A e poi va a cascata. Ora con la riforma si cerca di tornare all’impostazione di quarant’anni fa, ma credo sia difficile tornare a quei livelli. Ricordo quando andavo a vedere le partite della Lucchese da ragazzo e si faceva fatica ad entrare. Oggi quegli stessi stadi sono mezzi vuoti e non si fatica a capirne il motivo”.
In compenso il campionato sembra molto equilibrato: chi vede meglio tra le squadre di testa?
“In tutta onestà la Reggiana è quella più mi ha impressionato per qualità di gioco e solidità. Le altre, come l’Ascoli, il Pisa o L’Aquila magari hanno qualcosa in più sul piano fisico e dei nomi. Se devo dire chi mi ha colpito di più quindi scelgo i granata. Poi è difficile dire chi riuscirà a salire, perché sono davvero troppe le variabili in gioco”.
Per domenica invece che pronostico si sente di fare?
“(Ride) Nessun pronostico, anche se spero di allungare la mia striscia positiva, questo è ovvio. Ma quello che più mi interessa è vedere la squadra mettercela tutta per portare a casa l’intera posta. Se poi non ci riusciremo, significa che sarà stata più brava la SPAL”.
foto a cura dell’Ufficio Stampa del San Marino Calcio
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