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I tifosi spallini entrano nella curva ospiti dell’Arena Garibaldi mentre i giocatori stanno entrando in campo. Gli ultras arrivano dal tunnel d’ingresso della curva proprio quando i loro beniamini raggiungono il prato, i tifosi cantano già, la loro voce li precede, i giocatori le canteranno al Pisa, di lì a poco. Quattrocentosessanta chilometri tra andata e ritorno, le code in autostrada, il lavoro, la famiglia, il pedaggio, la benzina, i pochi soldi rimasti in tasca. E poi il calcio che non è più alla domenica, ma al lunedì, quando molti lavorano e si sveglieranno presto la mattina dopo. Eppure anche oggi la SPAL può contare sui suoi sostenitori, che hanno la sola certezza che, comunque vada la partita, torneranno a casa senza voce e felici di essere stati accanto alla loro amata. Cambia, todo cambia, cantava Mercedes Sosa contro la dittatura militare in Argentina, non cambiano i tifosi spallini nel loro amore-malattia per questi colori, il bianco e l’azzurro: “Passa il tempo, cambia la gente / di battaglie ne ho fatte tante / al tuo fianco sono rimasto / al tuo fianco sempre sarò / perché è un male senza cura / con la quale si può guarire / ma che cosa ci posso fare / quei colori mi fan morire / Biancazzurro è il mio ideale / la mia vita sempre sarà / la mia fede senza eguali / dai spallini su le mani”.

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Ognuno raggiunge lo stadio come può, con le poche cose non vietate dalle leggi assurde che regolano il tifo, introdotte dal ministro Maroni e mai revocate dai suoi successori: niente più tamburi (proibiti alla tifoseria spallina, ma curiosamente presenti nella curva pisana e in mille altre – perché mai?), controlli pedanti sul contenuto, il materiale e le dimensioni di ogni striscione, di ogni bandiera. Allora si va avanti col minimo, con ciò che non ti possono togliere: la voce, il battimani, le sciarpe, tanto “lo sai / dicono che / per amor tuo / io son teppista / farò / in modo che / la faccia mia / non sia mai vista / andrò dove il mio cuor / mi porterò / senza paura / farò / quel che potrò / per la mia SPAL”.

La SPAL nei primi minuti soffre la rabbia repressa dei pisani, che in estate avevano comprato fior di giocatori convinti di essere ripescati in serie B. Il ripescaggio non è arrivato e allora sono diventati loro i principali favoriti per la vittoria del campionato di Lega Pro, avendo sulla carta l’organico più forte di tutte le altre pretendenti. Ancora una volta, però, non è andata come doveva andare e ora il Pisa rischia di non arrivare nemmeno agli spareggi promozione. In curva ospiti la partita quasi non si vede, tanto siamo impegnati a cantare, e siccome siamo degli squilibrati sognatori senza pudore e la matematica, quella stronza, ancora ci dice che possiamo sperare nell’aggancio alla Reggiana, noi vogliamo solo vincere, anche qui a Pisa: “Spal Ferrara dai / non ti fermare / ci sono gli ultras che / stanno a tifare / ci sono gli ultras che / ti porteranno fino alla vittoria”. Sono passati ventidue anni dall’ultimo campionato di serie B, ne abbiamo viste di tutti i colori, fallimenti e retrocessioni, mentre noi stavamo a penare: “E’ tanto tempo che / soffriamo insieme a te / è ora di vincere”. Se poi si dovesse segnare, quindi, libereremo tutta la nostra gioia: “E dai Ferrara facci un gol / che poi la Curva esploderà / in un boato che farà / tremar / la terra e il mar”.
Nei primi venti minuti la squadra di casa schiaccia la SPAL, che però sembra non soffrirne, con “il Muro” Cottafava e i due baluardi Gasparetto e Silvestri che respingono ogni attacco toscano. Se poi a loro sfugge qualcosa, c’è sempre San Pietro Menegatti, che non ha nessuna intenzione di cedere le chiavi del paradiso all’ex spallino Rachid Arma, ora gran torre dell’attacco del Pisa. I ferraresi sono in perfetta condizione psicofisica, forti dell’esaltante ciclo di vittorie dell’ultimo mese, sono sicuri di loro stessi e preparati a una partita di questo tipo, in cui bisogna difendersi e contrattaccare come già fecero nella vittoria fuori casa contro un’altra grande squadra del girone, L’Aquila. Sembra un pugile, questa SPAL: Semplici e il suo complesso fanno sfogare il Pisa, incassano i colpi, poi puniscono alla prima occasione, velenosi come un cobra, il cobra Zigoni che ancora una volta sfrutta da grande attaccante l’unica occasione della sua partita, dopo un capolavoro dell’ormai solito fenomeno trevigiano Mattia Finotto, che parte da metà campo e, dopo aver seminato avversari su avversari, con la sua corsa imprendibile, offre al compagno un pallone solo da schiaffare in rete. E’ uno a zero e quasi non ci crediamo: “Sarebbe bello vincere a Pisa… Purasà”, dice un tifoso, consapevole che la partita è lunga ancora.

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Noi, intanto, continuiamo a cantare (“Nasce dal fondo del cuore / E’ un sentimento d’amore / ovunque tu sarai / Noi sempre ci saremo / Ci sentirai cantare / battere forte le mani / tifare bianco azzurro / tifare bianco azzurro”) e nel secondo tempo il Pisa va in confusione completa, i nostri avversari si mettono a fare dei tiri che non vedi neanche ai tre campi di via Canapa alla domenica mattina, i loro tifosi li fischiano della grossa e noi ne approfittiamo, ma non come dovremmo, e la partita resta in bilico. Schema Semplici da punizione dal limite: anziché tirare in porta, ci si inventa un passaggio ad un giocatore che si fingeva parte della barriera avversaria, questo la mette in mezzo e peccato che Gentile tenti un tacco volante anziché sfondare la porta da due passi, altrimenti l’avremmo chiusa lì e tanti saluti. Invece, come sempre, c’è ancora da soffrire. Ma il Pisa diventa sempre più disperatamente perso e così non c’è molto da temere, la partita scorre veloce verso il novantesimo, ancora con qualche occasione spallina. Al fischio finale ci rendiamo conto che è proprio vero: abbiamo battuto il Pisa, a casa loro. E se un mese e mezzo fa eravamo lì a chiederci come fare per evitare di retrocedere, ora è cambiato tutto, perché cambia, todo cambia e noi ora non possiamo fare a meno di volger lo sguardo verso l’alto, perché abbiamo cinquantadue punti, il terzo posto è a sette lunghezze, quattro sono le giornate dalla fine. Allora la trasferta del nove maggio, ultima di campionato, allo stadio Tricolore di Reggio Emilia, potrebbe essere storica: potremmo ritrovarci a pochi punti dalla Reggiana e giocarci così, nello scontro diretto, la possibilità di competere per la B. Non succede, ma se succede? Per il momento ci vediamo sabato alle 19.30 al “Paolo Mazza” contro il Tuttocuoio, anche perché dopo questa trasferta nella piazza dei Miracoli “non vedo l’ora di ritornare / là sotto in curva dove c’è più calor“.