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Quante cose si possono vedere a Ferrara in 135 giorni? Diverse, ma non così tante se di mestiere si fa l’allenatore della SPAL. Leonardo Semplici è arrivato in città lo scorso 7 dicembre per sostituire Oscar Brevi e nell’ultimo mese e mezzo, complici i risultati colti sul campo, ha senz’altro visto crescere la sua popolarità tra i ferraresi che si interessano delle sorti della squadra cittadina. Dovesse mai conquistare i playoff verrebbe insignito della cittadinanza onoraria, li vincesse addirittura potrebbe ambire alla poltrona di sindaco. Se non direttamente a quella di Duca, ripristinando così un’antica istituzione estense caduta in disgrazia più di quattro secoli fa.

Meglio andarci piano e fare un passo alla volta. Anche perché il mister si sente appena all’inizio del suo soggiorno ferrarese e nei suoi primi quattro mesi – per sua stessa ammissione – ha visto poco di Ferrara al di fuori dei luoghi legati alla SPAL. Che non sono poi così tanti, a pensarci bene. Avrà sicuramente più occasioni in futuro, visto che lunedì pomeriggio la dirigenza ha ufficializzato il suo rinnovo di contratto. Nel frattempo abbiamo voluto portare mister Semplici a spasso per Ferrara per capire meglio il suo rapporto con la città, con i suoi abitanti, con le sue tradizioni e consuetudini. Non è un caso che ad accompagnarlo ci fossero due che a Ferrara non sono nati, ma sono arrivati in seguito e ne hanno scoperto la bellezza giorno dopo giorno, come accaduto allo stesso Semplici.

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Non deve essere facile impressionare un uomo abituato a un panorama come quello di Firenze. Città che con Ferrara condivide il periodo di splendore rinascimentale e l’eredità di un patrimonio artistico e culturale a dir poco ricco. Eppure Semplici alza gli occhi con sincero stupore di fronte agli scorci più suggestivi del centro storico. La Cattedrale, il Palazzo Municipale, il Castello: l’ABC di ogni visitatore al suo primo approdo ferrarese. Punti cardinali di un giretto quotidiano o quasi che nel caso del mister non conosce molte eccezioni: “Finora mi sono concentrato soprattutto sul lavoro, per cui non ho avuto molte occasioni per uscire e vedere la città. Ho un percorso che è più o meno sempre il solito, anche se in tanti mi hanno parlato di posti veramente belli che dovrei vedere”. Magari non avrà visto molto, ma Semplici ha capito in fretta come ci si muove a Ferrara: “Ho imparato dopo il primo giorno a guardarmi attorno con estrema attenzione perché ci può essere sempre una bicicletta in arrivo”. Per vedere il mister in formato ciclista invece bisognerà aspettare: “Ci ho pensato, ma non ho ancora preso una bici con cui girare. Ne ho viste un paio che mi piacciono. Diciamo che è sulla lista delle cose da fare”. Per chi come lui ha visto le mura solo dall’esterno, passando in macchina, farci un giro con la biga è una discreta soddisfazione.

L’accenno alla vita ascetica del suo primo mese di permanenza in un noto albergo del centro (“C’era parecchio lavoro da fare con la SPAL”, dice sorridendo) diventa occasione d’oro per raccontargli di Girolamo Savonarola, un ferrarese che sul finire del Quattrocento fece il percorso inverso rispetto a Semplici, approdando nella Firenze medicea. Oltre alla storia, una raccomandazione: guai a fissarlo dritto negli occhi, perché porta malissimo. Risposta: “Me lo dici ora che l’ho già guardato?”. Imbarazzo, vuoi mai aver portato iella per la prossima partita? Tifosi, non preoccupatevi in vista di Carrara: tutto ciò è accaduto prima di SPAL-Tuttocuoio 3-1.

“Sto imparando un sacco di cose nuove” dice il mister dopo aver ascoltato la lezioncina di storia su Savonarola impartita dall’improvvisato prof. Contini. Perché se è vero che Semplici sta frequentando con profitto le lezioni del master per allenatori professionisti a Coverciano, dall’altro è altrettanto vero che il suo percorso di studente si è fermato troppo presto: “È uno dei miei rimpianti, ma d’altra parte quando ho iniziato a giocare a calcio ho fatto una scelta. Però sono una persona curiosa e mi piace molto la storia, in particolare quella del Novecento”. Nel frattempo, da padre di due figli già adulti – di venti e diciassette anni – si è sentito di consigliare ai ragazzi di fare tesoro della loro esperienza scolastica. Il più grande ha frequentato un istituto alberghiero e l’altro è iscritto in un liceo scientifico. Insomma, figli non tanto d’arte per quanto riguarda il calcio, anche se il più giovane gioca nelle giovanili della Settignanese, squadra dilettantistica con sede a Firenze.

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Il filo, pur sottile, che lega Firenze e Ferrara per forza di cose riemerge sempre tra una considerazione e l’altra e il mister si dice convinto dell’esistenza di un parallelo tra le due città. Almeno a livello calcistico, l’unico su cui Semplici si sente di esprimere un’opinione: “Penso che abbiano diverse cose in comune, sono piazze storiche, magari non proprio abituate a vincere, ma in cui c’è un pubblico sempre molto esigente che vuole vedere un certo tipo di calcio, propositivo e d’attacco”. Una mano per capire la psicologia dei suoi nuovi concittadini gliel’ha sicuramente data Nando Donati, uno dei suoi allenatori nell’epoca del Semplici calciatore agli inizi: “Donati è stato il primo a parlarmi della SPAL e di Ferrara e ricordo che aveva sempre bellissime parole per quella sua esperienza. Peraltro se non sbaglio qui conobbe anche la moglie e tornava di frequente proprio perché era legatissimo alla città e alla gente”. Nonostante le ottime referenze fornite da Donati, Semplici ha fatto passare anni prima di visitare Ferrara. Per vedere una partita da spettatore nella stagione 2008-2009. Quale? “Mi state facendo una domanda a cui non so rispondere, è passato del tempo…”. Poco male, ora le vive da un punto di vista abbastanza privilegiato.

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Dire che si è l’allenatore della SPAL può aprire molte porte. Comprese quelle del Castello Estense, luogo in cui Semplici si è sempre solo affacciato, fermandosi al cortile interno. “Mi dicono che è molto bello”. Sì, in effetti lo è, allora perché non visitarlo? Il percorso museale meriterebbe una rinfrescata, ma riesce comunque a impressionare il mister, soprattutto nella parte che conduce alle antiche prigioni. Dimora di prigionieri illustri e per questo meno anguste di quanto si possa pensare. Memore della visita della SPAL ai detenuti del carcere dell’Arginone, Semplici commenta con un punta d’amarezza: “Se la passavano meglio gli ospiti di questa cella rispetto a quelli attuali…”. Nell’epoca del sovraffollamento carcerario è difficile dargli torto (anche se la situazione sta migliorando, pare).

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Meglio tornare su argomenti meno impegnativi. La cucina, magari. Il primo esame di ferraresità Semplici dimostra di averlo superato, dichiarando di essere riuscito a digerire senza problemi la salama, rigorosamente accompagnata dal purè di patate. Per ben due volte. Cappellacci, coppia ferrarese, pampepato… a livello culinario il mister finora non si è mai tirato indietro. Anche se qualche problemino con la ciupeta c’è, e il diretto interessato non fa nulla per negarlo come testimonia lo spezzone con cui si chiude il nostro riassunto video. Così come è stato impossibile non infilare nel discorso un riferimento alla rivalità che divide Ferrara e Bologna, e ai fasti di certe sfide ormai lontane. Semplici sgrana gli occhi di fronte al muro umano biancazzurro presente al Dall’Ara nel giugno 1994 e si lascia scappare un “Eh… accidenti!”. Riconquistare tutta quella gente potrebbe essere un problema, ma chi ha fretta? D’altra parte Leonardo Semplici è solo all’inizio del suo periodo ferrarese. Ora che ha firmato il contratto può tranquillamente fare l’investimento e comprare una bella bicicletta con cui girare per la città.

a cura di 
Alessandro Orlandin (LoSpallino.com)
Marco Contini (La Repubblica)
Stefania Andreotti