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In attesa di vederlo all’opera sul parquet, MJ Rhett ha offerto un saggio di notevole sicurezza di sé durante le sue prime ore in Italia. Presentato (come il connazionale Rush) nel sottomura di viale Belvedere, l’americano nativo del South Carolina si è è definito un giocatore dalle grandi doti fisiche, in grado di portare energia e dare un apporto decisivo in difesa. Non solo: Rhett, malgrado i suoi 208 centimetri, ha anche aggiunto di cavarsela bene con il tiro dalla media distanza e di non tirarsi affatto indietro quando si presenta l’opportunità di schiacciare sopra la testa degli avversari. Non a caso tra i suoi punti di riferimento ha citato Blake Griffin (“Per il suo atletismo e le sue schiacciate”). Ma la stella dei Los Angeles Clippers non è l’unico modello a cui MJ, per esteso Malcolm Jaleel, si ispira. Ci sono anche LaMarcus Aldridge e Zach Randolph: “Aldridge per la capacità di tirare dalla media, Randolph per le movenze e il fatto di essere entrambi mancini”.

A dargli la spintarella decisiva verso il campionato italiano sono invece stati due connazionali un po’ meno famosi dei tre citati precedentemente: Murphy Holloway e Johndre Jefferson, nell’ultima stagione rispettivamente a Trieste e Mantova. “Mi hanno parlato molto bene del campionato e mi hanno detto che stare in Italia mi piacerà molto. Mi fido molto della loro opinione”. Pur essendo un rookie per il campionato europeo, Rhett non è apparso affatto preoccupato per l’adattamento: “So che sarà una sfida, ma non ho preoccupazioni. Anzi, non vedo l’ora di capire quali sono le differenze e mettermi immediatamente all’opera”. E se gli si chiede quale insegnamento porta con sé dei suoi ultimi due anni di college a Ole Miss, risponde: “Più che aver imparato qualcosa, sono stato io a insegnare agli altri nel mio anno da senior. Diciamo che ho capito cosa serve per essere un leader”.