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Nella carriera di un calciatore festeggiare una promozione in B per due volte è già qualcosa di ragguardevole. Michele Mignani è uno di quelli che può dire di averlo fatto (e di non essersi fermato solo lì). Il 24 maggio 1992 e il 7 maggio 2000 si è trovato nello stesso luogo, lo stadio Artemio Franchi, al centro di due feste diverse: nella prima occasione vestiva la maglia biancazzurra della SPAL, nella seconda quella bianconera del Siena. Domenica a Siena nessuno festeggerà la promozione, ma entrambe le squadre lotteranno per garantirsi un futuro sereno. In contemporanea Mignani sarà concentrato sulla prestazione del suo Olbia (Serie D, girone G) sul campo del Muravera.

Mister, stesso luogo per due promozioni diverse. Partiamo dalla prima, quella che ancora oggi rappresenta uno dei momenti magici della storia della SPAL.
“Fu un anno magnifico, praticamente perfetto. Bisogna tenere conto del fatto che venivo dalla Primavera della Sampdoria ed ero alla mia prima vera esperienza da professionista. Arrivai in una SPAL che da neo-promossa dalla C2 iniziò subito a giocare alla grande e andò in testa al campionato. C’era un clima indescrivibile sia all’interno della squadra sia fuori, con tutta quella gente allo stadio. A quei tempi io non vedevo l’ora arrivasse la domenica per vivere quell’esperienza meravigliosa”.

Nonostante avesse vent’anni, diventò presto un titolare quasi inamovibile.
“Sì perché sostituii Mangoni dopo un infortunio e poi giocai anche da terzino sinistro una volta rientrato Andrea, complice anche l’assenza di Paramatti. Tra l’altro Gibì mi fece giocare anche da centrocampista qualche volta, che poi era il ruolo in cui avevo iniziato nella Sampdoria. Di fatto fu lui a spostarmi in difesa”.

Vista come è andata negli anni successivi, si può dire avesse visto bene.
“Ah sicuramente. Sarò sempre riconoscente a Gibì, perché per me è stato un vero maestro, di calcio e di vita. In un anno e mezzo con lui sono cresciuto di quattro dal punto di vista umano. Ha fatto la storia del calcio italiano, non solo a Ferrara. Quando prese in mano alla SPAL era già anziano, ma le sue idee erano avanti di anni e può dire di essere stato un precursore di un gioco basato su principi precisi e un’idea di attacco che negli anni 2000 solo pochi altri sono riusciti a proporre. Era una persona splendida, genuina e di gran cuore”.

Tanti, sia tifosi sia addetti ai lavori, pensano che quella squadra andasse mantenuta intatta dopo la promozione in B e che i tanti cambiamenti siano stati la causa della retrocessione immediata. Lei come la pensa?
“Non possiamo averne la certezza, ma sicuramente vennero fatte delle scelte dalla dirigenza di allora, motivate dalla convinzione di necessitare di giocatori diversi per affrontare quel campionato. Probabilmente fu consigliata male. Per come la vedo io, c’era un gruppo di ragazzi che stava benissimo insieme e che si era conquistato il diritto di giocare quella serie B”.

E’ ancora in contatto con qualcuno dei suoi ex compagni?
“Certo, ogni tanto ci sentiamo e ci ritroviamo per delle cene. Penso soprattutto a Paramatti, Mangoni, Messersì, Torchia, Mezzini, Zamuner e Servidei”.

Dopo quella retrocessione lei lasciò Ferrara e fece altre esperienze (Monza, Pistoiese, Lucchese), fino all’approdo a Siena con cui è arrivato addirittura in serie A. Se all’epoca le avessero raccontato che il Siena ci sarebbe rimasto un decennio, mentre la SPAL sarebbe stata condannata a rimanere dov’era, ci avrebbe creduto?
“No, decisamente no. Ma il calcio sa essere veramente strano ed a volte succedono cose del tutto impensabili. Poi bisogna anche tenere conto del fatto che a Siena, in quegli anni, era presente uno sponsor molto forte che ha dato una grossa mano a consolidare la categoria”.

C’è qualche differenza tra quelle due storiche giornate che lei ha vissuto in campo a Siena?
“Dal punto di vista delle emozioni probabilmente no, perché vincere un campionato è sempre fantastico. Furono entrambe vittorie entusiasmanti, arrivate dopo campionati condotti in testa contro ogni pronostico iniziale. Per il resto si tratta di realtà diverse: Ferrara è una piazza bellissima, ma difficile, perché si porta dietro una storia fatta di serie A e grandi giocatori. Per cui c’era pressione a causa della voglia di tornare ai fasti di un tempo. Siena invece si era quasi dimenticata di essere già stata in B (mancava da 52 anni) e quindi l’evento venne vissuto quasi come una novità”.

Ora segue le vicende delle due squadre?
“Guardo sempre i risultati e la classifica, ma non sono molto informato, anche perché il mio lavoro attuale mi tiene molto occupato”.

Siena e SPAL si troveranno di fronte con stati d’animo diversi: i bianconeri vivono un momento di contestazione, nonostante la classifica non sia certo disprezzabile, mentre la SPAL è circondata da un entusiasmo d’altri tempi.
“Non è una situazione difficile da spiegare: a Siena è ancora fresco il ricordo di campionati in categorie superiori ed è comprensibile che una stagione senza risultati importanti possa essere vissuta male dalla tifoseria. Dall’altra parte invece c’è grande entusiasmo perché la SPAL viene da anni difficili e ora sembra essere finalmente arrivato il suo momento”.

Siena, con Chievo Verona, Carpi, Frosinone… tutte realtà che hanno visto o vedono tuttora la serie A e inducono il tifoso della SPAL a chiedersi: “Perché non noi?”.
“Eh, non è così semplice, purtroppo nel calcio bisogna sempre far coincidere tante cose ed a volte si tratta solo di trovarsi al posto giusto al momento giusto. Serve quel pizzico di fortuna, ma dietro ci deve anche essere la capacità di lavorare bene quotidianamente e programmare”.

Ad Olbia invece come va?
“Finora è stata un’esperienza positiva. Sono arrivato a campionato in corso (l’8 gennaio – ndr) e dal mio arrivo non abbiamo ancora subito una sconfitta. Abbiamo fatto prestazioni importanti, vincendo sia col Rieti sia col Grosseto, per cui sono fiducioso”.

E se un domani chiamasse il Siena?
“Andrei di corsa. E’ la mia città, ci ho conosciuto mia moglie e lì sono nati i miei figli. Ma andrei anche alla SPAL, perché è stata una delle squadre più importanti della mia vita”.

Domenica a Siena invece come andrà a finire? Mettiamo una X sulla schedina per fare tutti contenti?
“Non me ne vogliano i tifosi della SPAL, ma se dovessi scegliere farei vincere il Siena per far sì che venga fuori dal momento difficile e magari abbia la possibilità di raggiungere i playoff. Alla SPAL invece auguro di arrivare in fondo al campionato da capolista, in modo da festeggiare ancora”.

Vista la rarità con cui questo accade e visti anche i suoi precedenti, è una festa che non si dovrebbe perdere.
“(Ride) E’ vero, ma se qualcuno dovesse invitarmi farei il possibile per esserci”.

nota: si ringrazia di cuore l’ufficio stampa dell’Olbia Calcio sia per la disponibilità dimostrata, sia per avere fornito la foto a corredo dell’articolo.