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Una squadra di club che affronta una rappresentativa nazionale è sempre qualcosa fuori dall’ordinario nel mondo del calcio. Non sono gare ufficiali, ma rappresentano un appuntamento affascinante. Vale quindi la pena esplorare i temi più intriganti di un simile evento.

Venerdì a Forlì (calcio d’inizio ore 16) la SPAL affronterà in amichevole l’Iran. Per chi è nato a metà degli anni Ottanta o prima, l’Iran calcistico ha il volto con i baffi di Ali Daei, la velocità di MahdavikiaIl Missile di Teheran” e le giocate di Bagheri. Gli eroi del Mondiale di Francia 98 che riuscirono a battere (finora unico successo nelle quattro partecipazioni ai Mondiali) il “Grande Satana” ovvero gli Stati Uniti in una partita caricata da tensioni extracalcistiche. Eppure, i tre alfieri citati avevano rischiato di non esserci in Francia. Il ct Kohan non convocò gli iraniani di Germania (Daei e Bagheri giocavano nell’Arminia Bielefeld, Mahdavikia al Bochum), ma alla prima sconfitta contro il Qatar il tecnico fu sollevato dall’incarico e la triade scrisse la storia: il 21 giugno 1998 a Lione l’Iran batté 2-1 sugli States.

OBIETTIVO RUSSIA 2018 – Oggi la Nazionale dell’Iran è 39^ nel ranking Fifa. Tra i pali c’è Haghighi (1988), in prestito al Maritimo in Portogallo dai russi del Rubin Kazan, ma il tecnico Queiroz gli preferisce il più giovane Beiranvand (1992) del Persepolis, la squadra persiana più titolata. Nel 4231 tipo, in difesa agiscono l’esperto Montazeri (1983) che gioca in Qatar, il mancino Mohammadi (1993) dei russi del Terek Grozny. Giocano in Russia e nel Rostov anche il giovanissimo centrocampista Ezatolahi (1996) e il centravanti Sardar Azmoun (1995, in prestito dal Rubin) autore della doppietta con cui l’Iran ha battuto l’Oman nell’ultimo incontro valido per le qualificazioni ai mondiali. Giocano nei greci del Panionios l’esperto centrocampista Shojaei (1984, ex Osasuna, Las Palmas e Al Shahaniya in Qatar) e la punta Ansarifard (1990, considerato l’erede di Daei, ma finora ha deluso dopo l’esperienza all’Osasuna). In avanti ci sono i giocatori maggiormente in vista: Jahanbakhsh (1993) che gioca in Olanda per l’AZ (dopo aver indossato la maglia del Nimega) e Reza “Gucci” Ghoochannejhad (1987) cresciuto nei Paesi Bassi dove è emigrato con la famiglia da piccolo. Esordi nell’Heerenveen, poi Standard Liegi in Belgio, il Charlton in Inghilterra, Qatar e Kuwait poi il ritorno nei biancazzurri di Frisia. Il capitano è Ashkan Dejagah (1986) che ha militato nell’Al Arabi allenato da Gianfranco Zola. Centrocampista offensivo, naturalizzato tedesco, dopo aver disputato tutta la trafila delle nazionali giovanili, fino all’U21 con cui ha vinto l’Europeo nel 2009, ha esordito col Team Mellì nel 2012. E’ stato il più giovane ad esordire con la maglia dell’Herta Berlino, poi ha vinto una Bundesliga con il Wolfsburg prima di indossare la maglia del Fulham. Si rifiutò di scendere in campo contro Israele con l’U21 ricordando le sue origini iraniane.

In panchina siede il tecnico portoghese Carlos Queiroz. Giramondo nato in Mozambico, ha vinto mondiali giovanili con il Portogallo di Luis Figo, Rui Costa e Fernando Couto, ma con la Nazionale Maggiore fallì le qualificazioni a Euro 92 e USA 94. Dopo aver lavorato negli States e in Giappone, allenò gli Emirati Arabi nel 1999 e il Sudafrica che qualificò ai mondiali del 2002. Vice di Ferguson a Manchester, subentrò a Del Bosque nel Real Madrid dei Galacticos. Ritorno sulla panchina portoghese senza troppe soddisfazioni, poi dal 2011 l’approdo all’Iran, che ha portato ai mondiali del 2014, dove però ha ottenuto un pari con la Nigeria e sconfitte di misura con Argentina e Bosnia. L’Iran ha ripreso il dialogo con l’Occidente con l’avvento di Rouhani, complici anche le condizioni fisiche precarie dell’ayatollah Khamenei. Il ct Queiroz ha scelto il Belpaese per affinare la preparazione in vista delle gare di qualificazioni ai Mondiali 2018, primo appuntamento il 1 settembre con il Qatar.

PRIMA E DOPO LA RIVOLUZIONE DEL 1979– Vent’anni prima della storica vittoria a Francia 98 c’era stata una “golden generation” persiana in grado di portare a casa tre Coppe d’Asia consecutive (1968, 1972, 1976) e la prima storica qualificazione ad un Mondiale, quello d’Argentina (1978) dove l’Iran pareggiò con la Scozia (1-1) e uscì sconfitta con Olanda e Perù. La Rivoluzione khomeinista del 1979 e il conflitto con l’Iraq negli anni Ottanta contribuì al declino calcistico sul piano internazionale.
In quegli anni però cresceva una generazione in grado di farsi apprezzare anche all’estero, in particolar modo in Germania. Lo scià del calcio persiano è sicuramente l’azero Ali Daei, 109 gol in 149 partite con la Nazionale. Fu il primo asiatico a giocare in Champions con la maglia del Bayern Monaco, poi giocò nell’Herta Berlino. Allenatore con scarso successo, ha un’impresa tessile che fornisce le maglie alla massima serie iraniana ed è una personalità molto in vista nel suo Paese. Oltre a Daei e Mahdavikia, che dopo gli esordi al Bochum divenne una bandiera dell’Amburgo, arrivarono altri giocatori iraniani in Europa. L’attaccante Hashemian (Amburgo, Bochum, Bayern M., Hannover), il centrocampista Nekounam (sette stagioni all’Osasuna, in Spagna) e il Maradona d’Asia o Stregone di Teheran Ali Karimi (un paio di stagioni al Bayern Monaco), il giocatore di maggior talento espresso dal movimento iraniano, che non mancò di litigare con il totem Ali Daei.

PERSIANI D’ITALIA- A portare l’Iran in Italia ci pensò il Perugia delle meteore targato Gaucci. Il colpo del 2001-2002, pare suggerito da un mediatore della vendita di tappeti, fu Ali Samereh, che di sera dormiva sul pavimento come raccontò Di Loreto suo compagno ai tempi del Grifo. Devastante nelle prime amichevoli, tanto che Cosmi lo definì “il Pippo Inzaghi di Persia”, purtroppo dopo sei spezzoni di gara, tornò in Iran. A metà stagione, sempre a Perugia arrivò Rahaman Rezaei, considerato il più forte difensore dell’Iran di tutti i tempi. Ebbe miglior fortuna: giocò sette stagioni in Italia con le maglie di Perugia, Messina e Livorno.
Piccola divagazione a proposito di Rezaei. Nella fattispecie Sheys Rezaei, attaccante, con fugace apparizione in Nazionale. Più che per i gol è diventato famoso in patria per: aver litigato con Daei; aver toccato il sedere ad un compagno durante un’esultanza (rischiando il carcere) e aver fatto uno scherzo in aereo urlando: “precipitiamo!” scatenando il panico a bordo. Anche la Nazionale di calcio femminile nel 2014 fu autrice di un tiro mancino alle avversarie schierando quattro giocatori di sesso maschile sotto il velo. Stando alla spiegazione ufficiale erano in attesa di effettuare il cambio di sesso.