La Pallacanestro Ferrara può finalmente abbracciare uno dei suoi due giocatori americani: Laurence Bowers, sbarcato martedì mattina sul suolo italiano, nel tardo pomeriggio ha varcato per la prima volta la soglia del Pala HiltonPharma. A fare gli onori di casa ci ha pensato il coach della Bondi, Tony Trullo: “Sono davvero contento di poter presentare a stampa e tifosi un giocatore così importante come Laurence. Ha già giocato ad altissimi livelli, sia in Italia sia in Europa, dove ha militato nella massima serie israeliana. Vedrete all’opera un atleta straordinario che è a dir poco straripante nell’1vs1, decisamente il suo punto forte. E’ efficace, comunque, anche dietro l`arco dei 3 punti”.
L’allenatore abruzzese fatica a trattenere l’entusiasmo e la smania di allenarlo: “In A2 può tornare a toccare tanti palloni come faceva durante le stagioni disputate nella sua Alma Mater (Missouri, dove ha fatto registrare 14,1 punti e 6,1 ribalzi di media a partita; ndr) perché ci sono solamente due americani, al contrario della Serie A. Spero che con noi riesca ad avere continuità: al piano di sopra ha già dimostrato di avere parecchi punti nelle mani, Trento e Milano ne sanno qualcosa. In difesa il suo atletismo gli permette di difendere sia sui 4 che i 5 avversari, ma il livello degli americani si è alzato. L’ho già avvertito in separata sede che non sarà un’annata facile”.
Adesso è il momento di fare le cose sul serio, anche se prima di vedere all’opera i due USA i tifosi dovranno attendere ancora un po’: “In un mese dobbiamo diventare squadra – spiega Trullo – e cercare di inserire nei nostri meccanismi sia lui che Roderick. Ma senza bruciare le tappe: Laurence non giocherà l’amichevole di mercoledì (contro Mantova, ndr), per una settimana si sottoporrà a del gran lavoro atletico con il preparatore. Forse lo impiegherò sabato, ma non voglio rischiare nulla”.
Chiuso il preambolo di Trullo, si prende la scena Bowers che sin dalle prime battute dimostra di avere carisma da vendere, nonostante sulla carta d’identità ci sia scritto 1990 alla voce anno di nascita: “Perché sono venuto a Ferrara? Beh, secondo voi? Perché voglio vincere più partite possibili e raggiungere i play-off. Adesso sono concentrato sull’integrarmi il prima possibile nel gruppo, solo con un lavoro di squadra possiamo pensare di raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Spero di riuscire anche a migliorare a livello personale, lavorerò con tutte le mie forze per cercare di fare meglio dell’anno scorso Mi ritengo un giocatore versatile: sia in attacco che in difesa posso fare molte cose. Sono in grado di realizzare canestri sia da vicino che da lontano, in fase difensiva mi piace stoppare e riempire l’area”.
Trovare il go-to-guy che si prenda la responsabilità nei momenti caldi della partita probabilmente non sarà un problema: “Mi sento un leader – racconta l’ex Capo d’Orlando – ma mi piace molto parlare e confrontarmi con i compagni, credo che sia essenziale per trovare l’alchimia in una squadra. Sono sceso di categoria per cercare una situazione che mi possa migliorare ulteriormente, sia come giocatore sia come persona e questa è una grande opportunità per me per dimostrare quanto valgo. Ma che sian ben chiaro: non sono concentrato solo su me stesso, se non respirerò nuovamente l’atmosfera della post-season non sarò contento”.