Ci sono date scolpite nella memoria, ci sono giorni che ti segnano per una vita intera. 14 settembre 1994, sulla strada tra Cona e Ferrara perde la vita Giuseppe Campione, ragazzo di Bari, a detta di molti una delle più belle promesse del calcio italiano.
Sono alla quarta riga e già mi lacrimano gli occhi. Ero un ragazzino anche io, quattordici anni, il primo funerale della mia vita. Ricordo che ero andato a comprarmi il mio primo paio di jeans firmati, di lì a poco avrei iniziato il primo anno di scuole superiori. Arrivai a casa e lessi del tragico incidente di due calciatori della Spal. Senza rendermene conto iniziai a percepire la vita con meno disincanto, quel giorno ho smesso di essere un bambino. Piango a dirotto. Il sabato mattina decidemmo assieme a qualche amico con l’Ars et Labor tatuata nell’anima che era giusto andare a Ferrara, per l’ultimo saluto. Poi. Poi, venne la domenica e il calcio italiano doveva andare avanti. Uno spettacolo surreale, uno stadio gremito, gli acerrimi rivali dello Spezia con uno striscione bellissimo che tutti ricordiamo.
E Mino (Bizzarri) che segnava in tutti i modi ed ogni volta correva sotto la curva a baciare il tuo nome. Irreale, con tutti che piangevano. Io quel giorno capii che la Spal era la mia famiglia, la Ovest la mia casa. Non ti ho mai conosciuto ma mi hai fatto crescere, diventare uomo. Credo sia giusto per tutti i ragazzi che oggi condividono con i più grandi questa passione e questo amore, lasciar loro una piccola memoria storica. Provar a far capire, tutto quello che furono quei giorni. Ancora oggi, con le lacrime che non riesco e non voglio fermare. Forza Spal, Ciao CAMPIONE.
Giginho
*nella foto la madre e il fratello di Giuseppe Campione al Paolo Mazza nel 2014, prima di SPAL-Santarcangelo