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Non sembra affatto casuale la scelta della SPAL di affidare a Pasquale Schiattarella l’onere di incontrare la stampa alla ripresa degli allenamenti post SPAL-Hellas Verona. Non lo sembra perché nel primo momento difficile della stagione servono parole chiare, decise, non banali come quelle scelte dal centrocampista napoletano. Parole di chi in campo sta dimostrando il suo valore e di chi riveste un peso specifico per nulla secondario all’interno dello spogliatoio.

“Non dobbiamo mai dimenticarci per cosa lottiamo – ha detto Schiattarella – e per questo dobbiamo rimanere umili. La SPAL punta alla salvezza. Mi pare che nell’ultimo periodo ce ne siamo un po’ dimenticati. Ci dobbiamo salvare, anche all’ultima giornata, anche all’ultimo secondo. Per riuscirci è fondamentale stare uniti nella difficoltà: squadra, staff, società, tifosi, stampa. Tutti”.

Riavvolgiamo per un momento il nastro. Col Verona si è avuta la sensazione di una SPAL volenterosa, ma di gran lunga inferiore agli avversari.
“Io penso si sia vista una SPAL che come al solito aveva voglia di fare bene e che non teme nessuno. Purtroppo, come successo sabato, siamo partiti con l’handicap. Siamo stati bravi a riaprire la partita, ma davanti avevamo una squadra fortissima che ci ha dato il colpo di grazia. E’ un peccato, perché a tratti li abbiamo messi in difficoltà, ma regalando due gol abbiamo spianato loro la strada. Giocare in casa per noi deve significare mettere i presupposti per il nostro obiettivo. Dobbiamo essere non solo più attenti, ma anche più sfacciati e solidi sotto il profilo mentale per evitare di lasciare dei punti ai nostri avversari”.

Qualcuno ha rimproverato alla squadra un po’ di mancanza di cattiveria.
“La cattiveria di certo non deve mancare. Abbiamo cercato di fare il massimo, ma ovviamente queste sono partite difficili da affrontare. Nel Verona la maggior parte dei giocatori non c’entra nulla con la serie B. Comunque è il caso di guardare avanti e pensare a quello che ci aspetta. Ma resto dell’idea che tutti faranno fatica contro di noi, a meno di nostre sbavature evidenti”.

Dopo il gol dell’1-3 ti abbiamo visto allargare le braccia con un’espressione sconsolata. A cosa hai pensato in quell’istante?
“(Sorride) Eh, che sull’1-2 la partita era completamente riaperta e stavamo crescendo. Per cui mi avevo visto lo stesso film di sabato. Eravamo in gara e avevo quella sensazione positiva. Un pari col Verona ci avrebbe permesso di dare continuità e avrebbe certificato un secondo tempo giocato bene. Così non è stato, allora ci dobbiamo rimettere al lavoro perché è quella l’unica medicina per migliorare”.

E’ possibile che ci sia stato un po’ di auto-compiacimento dopo le prestazioni contro Vicenza ed Ascoli?
“Probabile. Forse ci sentivamo già bravi, ma non è così. Ci dobbiamo mettere in testa che in questo campionato bisogna sempre stare sul pezzo e dare continuità ai risultati per raggiungere il prima possibile la quota dei cinquanta punti”.

Davanti a voi c’è il Perugia, una squadra che almeno in termini di classifica non se la passa benissimo.
“Hanno raccolto poco, ma penso abbiano un organico da playoff. Sono una squadra organizzata, con tanti giocatori che fanno questa categoria da anni. Hanno gente come Bianchi e Guberti che ha fatto la serie A, e si affidano soprattutto a loro. Ci aspetteranno con la voglia di riscattarsi dalle ultime prestazioni. Si troveranno di fronte una SPAL altrettanto agguerrita che ha voglia di fare punti”.

Chi delle due avrà più pressione addosso?
“Non saprei. Sono dell’idea che dobbiamo pensare di più a noi e meno agli altri. Posso solo dire che possiamo fare una grande prestazione e un risultato importante. La nostra filosofia di gioco è chiara e non cambierà. Da questo punto di vista mi piace molto l’impostazione del mister”.

Nelle ultime due partite ci siamo resi conto di quanto il tuo contributo sia già determinante. E si è notata anche una condizione atletica sempre più convincente.
“Fisicamente sto sicuramente meglio rispetto ad un mese fa, ma non c’è solo quello. Una volta arrivato avevo bisogno di conoscere i ragazzi, l’ambiente, il metodo del preparatore, le idee del mister. Ci ho messo un pochino. Sono contento di riuscire a fare prestazioni importanti, a livello personale sono contento. Il mio obiettivo è sempre quello di dare tutto me stesso per la squadra”.

Contro l’Entella hai segnato il tuo primo gol al “Mazza”, per di più sotto la curva. Eppure l’esultanza era rivolta altrove. Ce la racconti?
“(Sorride) Sì, segnare il primo gol sotto la curva è stata una bella emozione e mi sarebbe piaciuto festeggiarlo lì sotto con i tifosi. Ma quello è stato il mio primo gol alla presenza di mia figlia Sofia che ha solo otto mesi. Quando ero a Latina non avevo mai quasi mai tirato in porta e non avevo ancora avuto l’occasione di dedicarle un gol. Per questo sono corso sotto la tribuna e ho fatto il gesto della culla”.

Invece contro l’Hellas ti abbiamo visto protagonista di un confronto a distanza con i tifosi scaligeri. C’era già della ruggine?
“Sì, è una cosa che va avanti da un po’, iniziata quando ero in altre squadre e ci si giocava obiettivi importanti. Loro ad un certo punto hanno iniziato a fare dei cori contro i meridionali e la cosa ovviamente non mi ha lasciato indifferente. Sono un terrone e ne vado fiero. Vengo da Napoli e sono tifoso del Napoli. Quindi potete immaginare i motivi dell’antipatia”.

Tornando al campo, da martedì a oggi sono piovute parecchie critiche addosso ad alcuni dei ragazzi più giovani. Che idea ti sei fatto in merito?
“Faccio una premessa. Credo di essere uno dei pochi giocatori professionisti che non ha Instagram o Facebook e non legge certe cose. Ad un certo punto ho capito come funzionavano e mi sono detto che a prestare attenzione a robe del genere avrei solo sprecato energie. Dico solo che dopo aver segnato un gol da quasi quaranta metri ad Ascoli, Pontisso è stato elogiato e ora dopo una prestazione storta gli si punta il dito contro. Questi ragazzi vanno aiutati, da noi in primis. Io stesso quando avevo la loro età ho sbagliato tante partite e so cosa vuol dire. Si torna sempre al solito discorso: non dobbiamo dimenticarci per quale obiettivo stiamo lottando, ossia il mantenimento della categoria”.

Ti sono sembrati condizionati da questa enorme attenzione alle loro prestazioni?
“Ma no. Sono ragazzi fantastici e sanno che essere continuamente giudicati è parte del nostro lavoro. Quando si sceglie di fare i calciatori si deve essere consapevoli che ci si troverà ad incassare al tempo stesso critiche e cpmplimenti. Fa parte del gioco”.