Dopo centosessanta minuti da titolare nello spazio delle ultime due partite, Cristiano Del Grosso può legittimamente considerarsi come un giocatore tornato alla piena normalità. Dopo mesi intensi, fatti di sfide inedite e sensazioni nuove, il laterale abruzzese ha rimesso il pallone al centro della sua vita, conquistando un posto significativo nelle gerarchie della SPAL di mister Semplici. Anche se la condizione fisica, per ovvie ragioni, è ancora migliorabile: “Onestamente – ha detto nella conferenza stampa del martedì – non so dire in percentuale a quale punto sia la mia condizione, tendo a non pensarci e dare tutto fino a che ne ho. A Perugia sono rimasto in campo novanta minuti, ma giocare di sera ha aiutato, mentre sabato scorso la partita è stata più dispendiosa sia per il caldo, sia per l’emotività. Sento di essere sulla giusta strada per dare il mio contributo”.
Sabato hai anche rischiato di fare gol su calcio di punizione e poco dopo l’occasione ti abbiamo visto particolarmente contrariato. Segnare per te avrebbe significato tirare una linea di demarcazione netta tra tutto quello che hai passato recentemente e questa nuova fase della tua carriera?
“Dico la verità: fare gol avrebbe poca importanza per me, se non per cambiare un risultato a favore della squadra. Questo perché non è un gol a cancellare le cose brutte che mi sono capitate, né io le voglio dimenticare. Anzi, me le porto dietro e ci rifletto perché servono come insegnamento. A darmi la spinta in questo momento è l’adrenalina che deriva dal vivere la quotidianità della squadra: venire al campo, stare con i compagni, preparare la partita. Da questo punto di vista ho la stessa voglia di quando avevo diciott’anni. Chiaro che segnare mi avrebbe dato una grande gioia che avrei potuto condividere con chi mi è stato accanto, ma sarebbe stato il classico momento di gloria e poco altro. Per me, dopo l’incidente, contava di più riprendere a vivere la mia vita cercando di fare le cose al meglio”.
Sei a Ferrara ormai da un mese: come sta andando l’ambientamento?
“Mi trovo bene sotto ogni punto di vista. Ci vuole poco a rendersi conto di come Ferrara respiri calcio. Qui ci sono una storia importante e tanta passione, per cui un giocatore capisce immediatamente di avere addosso una maglia gloriosa che va onorata. Probabilmente non potevo capitare in un momento migliore se consideriamo la serie B ritrovata dopo tanto tempo, il pubblico numeroso e che ci sostiene sempre, la città bellissima e un centro d’allenamento praticamente nuovo”.
Sul tuo livello di morale non sembrano esserci grandi dubbi, com’è invece quello della squadra dopo la pesante vittoria di sabato scorso?
“C’è senz’altro entusiasmo e lo dobbiamo mantenere per preparare bene la partita col Pisa, perché ci siamo meritati la vittoria e abbiamo dimostrato di avere grandi valori. Ma guai a pensarci troppo, perché ci aspetta una partita difficile in un ambiente molto particolare. A Pisa troveremo una squadra che sta facendo leva soprattutto sulla forza del gruppo e sulla rabbia derivante da situazioni extracalcistiche”.
Ti aspettavi che il Pisa iniziasse così bene, malgrado tutti i problemi della società?
“Nel calcio le stiamo vedendo un po’ tutte, per cui non credo dovremmo sorprenderci. La squadra allo stato attuale merita solo di essere applaudita vista la forza di volontà che sta mostrando. Tutti i giocatori stanno dimostrando di essere uniti attorno all’allenatore e tirano fuori tutto quello che hanno per dimostrare che sono degni di guadagnarsi la pagnotta, senza troppe chiacchiere”.
Sei nel professionismo da ormai quindici anni: sulla base della tua esperienza cosa si prova a lavorare nelle condizioni in cui si trovano i tuoi colleghi nerazzurri?
“E’ sicuramente una situazione pesante e antipatica. Quando si va al campo tutto sommato non ci si pensa e ci si immerge nella solita routine, anche se ci si ritrova a fare i conti con certe mancanze. Ma quando sei in campo non pensi allo stipendio. Tutto questo pesa di più dopo, quando vai a casa e rifletti sulla situazione. Mi dispiace soprattutto per i giovani, perché bene o male i più vecchi come quelli della mia età possono anche arrangiarsi dopo due o tre mesi senza stipendio. Ma i ragazzi fanno molta più fatica”.
Si tende a pensare che la carica nervosa su cui fa leva il Pisa in questo momento non possa durare a lungo. Se la situazione dovesse prolungarsi ulteriormente si rischierebbe di vedere la squadra sfaldarsi.
“Eh, ma attualmente questa carica non mi pare esaurita. Dal nostro punto di vista speriamo inizi a esserlo da questa domenica, in modo da prevalere e prendere i tre punti. Però starei attento a fare un ragionamento del tipo ‘prima o poi si fermeranno’, perché l’ho sentito parecchie volte anche l’anno scorso quando si parlava del Crotone e poi il Crotone se ne è andato in serie A”.
Tra le altre cose si rischia di giocare a porte chiuse. E’ un fattore che può incidere sulla preparazione della partita?
“Se sarà così immagino che il clima sarà un po’ surreale, ma è anche vero che abbiamo il tempo per prepararci a questa evenienza. Chiaro che in situazioni del genere a perdere è l’intero sistema del calcio e non è certo una bella pubblicità in generale per il nostro sport. Ma per noi non deve diventare un alibi: dobbiamo avere motivazioni forti a prescindere dalla presenza del pubblico, perché ci teniamo ad avere continuità di risultati”.