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I numeri dicono che il Carpi è una squadra in ottima salute e particolarmente difficile da battere. La squadra allenata da Fabrizio Castori ha perso una sola volta in campionato (il 10 settembre a Cesena, 1-0) per poi infilare una serie di tre vittorie (Entella, Spezia, Latina) e tre pareggi (Frosinone, Brescia, Pisa) con appena quattro gol al passivo.
I numeri però non dicono tutto, per cui abbiamo voluto approfondire il momento dei biancorossi facendo qualche domanda a uno che li segue costantemente ormai da diversi anni. Si tratta di Stefano Castellitto, collaboratore della testata online ModenaToday.it.

Stefano, il Carpi in questo campionato è stato definito da più parti una delle pretendenti per la serie A, ma ha iniziato un po’ a rilento. Colpa degli infortuni, di un attacco un po’ inceppato o di qualcos’altro?
“Colpa soprattutto della retrocessione mi verrebbe da dire: dal punto di vista mentale ci voleva un po’ di tempo per digerire il boccone amaro di una discesa di categoria arrivata dopo un gran girone di ritorno. D’altra parte il gruppo è rimasto grosso modo lo stesso, sempre agli ordini di Castori. La rosa però è rimasta un po’ incompleta durante l’estate: ci sono state tante voci, ma di fatto fino al 31 agosto si registravano diversi punti interrogativi. La preparazione molto dura e l’insorgere di infortuni hanno condizionato l’inizio di stagione. Un esempio su tutti, Lasagna: com’è entrato in forma ha iniziato a fare la differenza. Per tutti questi fattori la squadra è partita male, ma Castori ha sempre mostrato fiducia e già un mese fa diceva che la squadra era in crescita. Adesso i fatti gli stanno dando ragione: sei risultati utili consecutivi, di cui tre vittorie”.

Cosa è cambiato nell’ultimo mese?
“Come dicevo, penso che la squadra abbia trovato una sua fisionomia e abbia smaltito i problemi con cui aveva iniziato la stagione. Lasagna è tornato a essere determinante e nel frattempo il Carpi è potuto tornare a giocare al Cabassi. Il ritorno a casa è stato determinante nel far sentire l’entusiasmo attorno alla squadra, non è un caso che la prima al Cabassi sia coincisa con la migliore prestazione stagionale. Sabato scorso si è visto un Carpi arrembante come mai si era visto in questa stagione”.

In particolare la difesa sembra essere tornata quella granitica di due stagioni fa.
“Sì, soprattutto perché la difesa del Carpi ha un punto di forza nella versatilità: a parte Romagnoli – che è un centrale puro – i difensori possono giocare in più posizioni. Gagliolo – assente sabato scorso – può giocare centrale o esterno, Poli in tutte e quattro le posizioni, Struna terzino e centrale, anche a tre. L’assetto è tornato quello della promozione in serie A ed a farne le spese è stato Blanchard, uno dei colpi del mercato estivo. Sta faticando a ritagliarsi uno spazio, tanto che potrebbe andare via anche a gennaio”.

Blanchard e Catellani sono stati i pezzi pregiati del mercato del Carpi, eppure stanno deludendo.
“Sono situazioni diverse. Da Blanchard ci si aspettava sicuramente di più e anche Castori l’ha fatto presente. Catellani per il momento viene giudicato con riserva, perché ha avuto anche un periodo di indisponibilità fisica. Era senz’altro un protagonista annunciato e si era anche presentato bene, segnando sia in coppa sia in campionato contro il Benevento. Un altro che si è visto pochissimo è Comi: non sarei sorpreso se anche lui cambiasse aria a gennaio”.

Come arriva il Carpi a questo appuntamento?
“Nonostante sabato scorso si sia visto un Carpi all’assalto, non credo che fuori casa vada a caricare a testa bassa. Un po’ perché la SPAL ha qualità, un po’ perché la caratteristica principale della squadra è ribaltare il fronte in tre tocchi, senza mai lasciare spazio. L’ambiente considera questa trasferta insidiosa, anche a causa dei precedenti sfavorevoli – il Carpi non ha mai vinto in campionato al Paolo Mazza – e della rivalità che divide le tifoserie. Personalmente mi aspetto una partita molto equilibrata, con la SPAL che può compensare con l’entusiasmo e il fattore campo una leggera inferiorità di organico. Qualcuno ad un certo punto si dovrà aprire e fare la prima mossa”.

Il Carpi è a meno quattro dal Verona, ma un mese fa sembrava poter accumulare un ritardo potenzialmente incolmabile a causa della partenza incerta. Eppure non sembra ci sia stata alcuna pressione. Come si spiega questo atteggiamento?
“Credo che nessuno a Carpi si aspettasse di fare un solo boccone degli avversari. Anzi, c’era curiosità di vedere come una squadra abituata a partire a fari spenti ed a sorprendere potesse ricoprire un ruolo da protagonista annunciata. Per me all’inizio la squadra ha pagato un po’ questo tipo di pressione. Due anni fa non se l’aspettava nessuno, ora è diverso”.