Oggi, Pietro, non è stato facile. No, non dico la partita, contro un’ottima squadra, ben disposta e venuta al Mazza per giocare. No, io dico il prima. La giornata era nata per onorare il sindaco della Ovest, silenzio irreale e prolungato per molto di più di un minuto, la figlia di Lillo ed i ragazzi sotto la curva in un abbraccio lungo come tutte le partite che il nostro piccolo grande uomo ha visto. Nei millenni di sofferenza che una tifoseria, (la nostra) ha subito, dalla fine degli anni Sessanta in poi. Ma noi, la curva, la tua curva oggi era senza il suo capitano, vedere la balaustra vuota non mi è piaciuto un cazzo, “La tua bandiera tornerà a sventolare, forza Pietro non mollare”, stava scritto da lato tribuna a lato gradinata. “Curva Ovest 12°, Anni ’70” sulla recinzione a centro curva. Prenditi tutto il tempo che serve, al tuo fianco a Verona hai la forza dell’amore. Torna presto capitano.
Poi, oggi succede ciò (che chi non è mai entrato in uno stadio), non si aspetta. La solidarietà, oltre i colori oltre il tifo, il rispetto, la vicinanza. L’Armata Rossa e la curva Nord del Perugia, cantano con noi, salutano Lillo, ti chiedono di farti forza e di vincere la tua battaglia. Questo è IL Calcio, il resto, quello dei miliardi, delle musichette del mercoledì, non centrano un cazzo con noi, è altro, è business, sono multinazionali in pantaloncini corti.
In tanti Pietro non siamo ancora usciti dal Bentegodi. Tu combatti, lotta e vinci. Al tuo rientro il boato sarà talmente forte che traballerà l’acquedotto, oscilleranno i torrioni, più del boato sul goal di Gibo contro la Sampdoria, più di qualunque gol al 96°. Ho paura di mancarti di rispetto e scrivere cazzate, i tasti sono di melassa, il mio unico neurone fa una fatica immane ad assemblare lettere, una a fianco all’altra. Il primo coro che ti abbiamo dedicato mi si è strozzato in gola, più che un coro mi è sembrato un soffio. Poi però siamo cresciuti, abbiamo gridato per rabbia, un po’ stonati, ma forte, i giudici di X Factor ci avrebbero bocciato ma i tifosi del Dortmund o del Southampton, sicuramente avrebbero gradito. Che squadra che abbiamo Pietro, che curva che abbiamo. Un quarto di secolo tra gli eccetera, ma ora parlano di noi, siamo colorati, siamo belli come il sole, i due aste pullulano come funghi, anche in tribuna ognuno con la sua sciarpetta, non più solo il cuscino bicolore.
E poi, i ragazzi. Oggi sembravano stanchi, provati, ma non solo per i due giorni in meno di riposo. La settimana di merda, ha avuto ripercussioni anche su di loro. Ma hanno coraggio da vendere, Sergione nostro l’appoggia piano di sinistro, (che non è il suo piede), avessi tirato io forse la palla si sarebbe fermata prima di colpire la recinzione, ma il ragazzo ha la dinamite. Soffriamo e cantiamo. La difesa sembra coordinata da Roger Waters, i martelli di The Wall non fanno passare nemmeno l’aria, il portierino è super, sembra un veterano. Si fatica un po’ sulle fasce, (fammi passare questa disamina simil-tecnica), ma la sofferenza fa parte del nostro DNA, assieme alla ciùpeta, alla salama ed al clinto. Alla fine il tuo idolo ci tranquillizza. Credimi Pietro, (ma già lo sai), una squadra così, non l’avevamo mai vista. Mai vista.
La nostra generazione, nata sul calare degli anni Sessanta, non ci sta più dentro, sogna, guarda indietro, si ricorda delle epopee trascorse in giro per l’Italia, sempre a rincorrere, sempre alla ricerca della grandezza che ci hanno raccontato. Ma ora siamo qui. Sono sicuro che tu sai già il risultato, te lo abbiamo detto noi e te l’avrà sussurrato all’orecchio Paola. Spero che tu possa migliorare, presto, prestissimo, Anni ’70 (vecchio stile), non sopporta di stare appesa e ferma. Ondeggia piano, profonda e lenta, la bandiera della nostra storia, della tua, della mia, della nostra curva Ovest. Lunga vita a tutti noi. Zio lepre.