Il gol di Ceravolo in pieno recupero di Benevento-Frosinone, che ha mandato i ciociari a meno quattro dai biancazzurri, ha avuto il potere di frantumare una maledizione che durava da mezzo secolo. La SPAL è di nuovo in serie A, Leonardo Semplici e suoi ragazzi hanno tagliato il traguardo conquistando un obiettivo che a inizio anno solo il più ottimista dei suoi tifosi, il presidente Mattioli, aveva avuto il coraggio di accennare. Un successo netto, fatto di 75 punti in 41 giornate, 21 vittorie di cui 14 al “Mazza”, 12 pareggi e 8 sconfitte, con 64 gol fatti e 38 gol subiti, con un sorpasso maturato nell’ultima parte del torneo ai danni delle favoritissime Hellas Verona e Frosinone. Ora è il tempo di festeggiare, di correre in piazza a stappare bottiglie di spumante, di cantare tutti insieme, ma è anche il momento, per qualche secondo, di fermarsi e provare a metabolizzare cosa hanno fatto questi ragazzi, che oltre a un posto in Serie A, si sono guadagnati un posto nella leggenda. Ed è appunto questo che vogliamo fare, nelle righe che seguono, parlare di loro, uno a uno, cercando di rappresentare con un voto e un breve commento la loro parte in tutto questo.
– PORTIERI –
Alex Meret (1997). Voto: 8.
La fama di portiere di sicuro avvenire, essendo stato aggregato come quarto portiere al raduno della nazionale di Conte prima dell’Europeo 2016, lo precede all’arrivo a Ferrara. In molti si chiedono se sia il caso di affidare la porta di una squadra che mancava dalla B da molti anni a un portiere alla sua prima esperienza lontano dall’ambiente ovattato delle giovanili friulane. L’inizio è così così, per usare un eufemismo, con qualche errore, soprattutto nelle uscite aeree, che non sembrano essere il suo forte. Ci si mettono anche un paio di infortuni, che lo tengono fuori per ben otto partite e le partite dell’Under 21. Dopo aver visto all’opera, anche con buoni risultati, i suoi colleghi di reparto, nel girone di ritorno il mister spallino punta deciso su di lui e Alex inizia a essere sempre più decisivo e sicuro, salvando la SPAL in diverse occasioni e meritando le chiamate in nazionale di mister Ventura.
Gabriele Marchegiani (1996). Voto: 6,5.
Figlio d’arte e quindi inevitabilmente sottoposto al continuo paragone col papà Luca. Arriva per essere il terzo alle spalle di Meret e Branduani, dopo un anno a Pistoia in Lega Pro dove il campo lo aveva visto praticamente solo in allenamento. Sfrutta la sua occasione il 21 novembre nell’insidiosa trasferta di Trapani, anche se dopo pochi secondi rischia di far venire un infarto a buona parte del popolo spallino, ma quella è l’unica incertezza delle sue cinque presenze stagionali, dove ha dimostrato una buonissima affidabilità.
Paolo Branduani (1989). Voto: 5,5. (trasferito al Teramo a gennaio)
È stato uno dei protagonisti della scalata dalla Lega Pro alla Serie B, pur con qualche patema nel finale che gli è costato il posto in alcune occasioni. La società, conscia di questo, ha puntato su Meret come primo portiere e lui è sembrato accettare il tutto di buon grado, tant’è che nelle prime nove partite ne giocate cinque, mostrandosi un degno secondo. La “sliding door” della sua stagione è però la partita col Frosinone, dove commette un errore vistoso, con la compartecipazione di Vicari e Cremonesi. Quando torna in campo col Brescia combina un’altra frittata, perdendo quel che rimaneva della fiducia del mister.
– DIFENSORI –
Kevin Bonifazi (1996). Voto: 8.
Fisico e aspetto da modello, fino alla nona giornata di lui non si sente praticamente mai parlare, lasciando presagire come potrebbe essere una delle tante meteore arrivate con buone speranze, ma mai in grado di metterle in mostra. Semplici lo fa debuttare come esterno di centrocampo negli ultimi cinque minuti della partita casalinga col Carpi, ma la prima vera da titolare è il 26 novembre, con la squadra in piena emergenza, contro il Latina. Dalla tribuna qualcuno sentenzia “non è mica male questo giovane” e il seguito del campionato non farà altro che confermarlo, visto che insieme a Vicari non esce più dall’undici titolare tranne che per indisposizione e firma anche tre gol, uno dei quali la settimana dopo aver esordito contro il Cittadella. L’eco delle sue prestazioni arriva anche a Coverciano. Ventura lo conosceva già, lo ha ritrovato come potenziale gemma.
Michele Cremonesi (1988). Voto: 7,5.
Lasciata la Calabria e il Crotone alla sua prima storica promozione in Serie A, per lui ci si aspettava un anno in cui lottare per obiettivi per ben diversi, portando in dote l’esperienza maturata. Si ritrova, invece, a essere protagonista per il secondo anno di fila di un miracolo sportivo, perché riportare la SPAL in A dopo quarantanove anni non vale meno dell’impresa di Crotone. Giocatore che concede poco allo spettacolo, ma che sbaglia pure quasi niente; dove lo metti nei tre dietro lui si disimpegna bene ed ha pure un buon fiuto nell’area avversaria, mettendo a referto due gol, uno dei quali decisivo nel pareggio a Cesena.
Daniele Gasparetto (1988). Voto: 7.
Come molti suoi compagni, paga un po’ l’impatto con la nuova categoria, anche se lui col Cittadella c’aveva già giocato. Le prime partite non sono proprio indimenticabili, ma poi prende le misure e soffre contro pochissimi avversari. Salta quattro partite tra fine andata e inizio ritorno, lasciando posto in campo all’impetuosa crescita di Bonifazi, che nella seconda parte di stagione lo costringe spesso a iniziare dalla panchina, anche se quando viene chiamato in causa si dimostra sempre molto serio e attento.
Nicholas Giani (1986). Voto: 7.
Inizia la stagione col rischio di fare da capitano non giocatore a causa degli innesti di Vicari e Cremonesi, ma la storia prende una piega del tutto diversa. Onora la fascia al braccio e quando Semplici lo chiama in causa risponde sempre con serietà e impegno. Nonostante non sia uno degli intoccabili, tra infortuni e squalifiche lui di presenze ne mette insieme trentaquattro, di cui venticinque dall’inizio. Ogni tanto commette qualche errore, ma si rifà con quattro gol (record personale), alcuni dei quali di notevole peso specifico come nelle vittorie con Novara e Cittadella.
Cristiano Del Grosso (1983). Voto: 6.
Arriva come ultimo botto della sessione estiva di mercato, in prestito dall’Atalanta. L’intenzione della società, complici anche i problemi fisici di Schiavon, è quella di utilizzare Mora come interno (mossa che si rivelerà poi azzeccatissima) e di affidare a lui il ruolo di esterno sinistro titolare, con Beghetto come alternativa. Quando viene utilizzato sopperisce ad alcune difficoltà fisiche con l’esperienza, ma sia Beghetto prima che Costa poi gli vengono preferiti praticamente subito, avendo più gamba come esterni e più pericolosità in fase offensiva.
Francesco Vicari (1994). Voto: 8.
Il discorso fatto per Meret si può riportare in parte anche per lui. Il ritiro a fine stagione di Marcello Cottafava, leader difensivo dell’ultima stagione e mezza, aveva creato più di una preoccupazione nel cuore dei tifosi che, dopo aver sentito fare per tutta l’estate il nome di Dellafiore, sono rimasti un po’ stupiti quando è arrivato a Ferrara questo ventiduenne, di cui si è sempre parlato bene, ma che negli ultimi anni, a Novara, non aveva giocato con grande continuità. Dopo aver passato le prime cinque partite in modalità spettatore non pagante, ha la sua occasione a Perugia dove se la cava senza troppe ansie. Da lì in poi non esce più dall’undici titolare, se non per infortunio e squalifica, guidando la difesa come un veterano e segnando il suo unico gol stagionale contro il suo poco amato ex mister Baroni.
– CENTROCAMPISTI –
Mariano Arini (1987). Voto: 7,5.
In un campionato come la B un giocatore così è importante nel centrocampo di ogni squadra; è un po’ questo il pensiero di società e mister, che puntano su di lui come uno dei primi colpi del mercato estivo. Preso per essere la mezzala destra titolare della squadra, inizia molto bene, dando equilibrio a un centrocampo che oltre a lui prevedeva i piedi buoni di Castagnetti in regia e di Schiattarella come interno sinistro. La rivoluzione copernicana che mister Semplici abbozza prima con l’Entella e poi dalla metà del girone di andata in poi, con Mora interno, gli toglie un po’ di spazio come mezzala riconvertendolo a regista di contenimento in alternativa a Castagnetti, ruolo che ricopre sempre più che bene. Per lui anche tre gol, due dei quali decisivi contro Vicenza e Pisa.
Andrea Beghetto (1994). Voto: 7,5. (trasferito al Genoa a gennaio)
Sulla carta è l’alternativa di Mora come esterno di sinistra a centrocampo, ma per lui le prospettive cambiano quasi subito quando mister Semplici mette l’ex giocatore dell’Alessandria in mezzo al campo, lasciando la fascia sinistra di proprietà del giovane Andrea e del ben più esperto Del Grosso. Nelle poche occasioni in cui viene schierato dimostra di essere giocatore ben più adatto a coprire quel ruolo e a suon di assist, sette in tredici partite, oltre a un gol, spazza via la concorrenza del rivale. Un rendimento simile però attira le attenzioni del Genoa e a gennaio la SPAL deve rinunciare a uno dei pezzi più pregiati in suo possesso. L’incasso è di circa 1,5 milioni, per un giocatore in scadenza.
Michele Castagnetti (1989). Voto: 7.
La sua stagione è nel complesso più che positiva, anche se qualche fischio dagli spalti spesso ingeneroso non è mancato. Per due terzi del campionato, pur non sempre con grande ritmo, ha fatto girare al meglio la squadra, garantendole un manovra fluida; nel finale però, complice anche la stanchezza, ha sofferto molto dal punto di vista fisico, sia in termini di ritmo sia che di condizione, con mister Semplici che nella fase più intensa della stagione spesso lo ha fatto rifiatare, o non schierandolo oppure togliendolo dopo circa un’ora di gioco in favore di un Arini più portato al contenimento.
Filippo Costa (1995). Voto: 7,5.
Quando Beghetto partì in direzione Genoa, molti pensarono che il giocattolo creato da Semplici potesse rompersi per mancanza di un ingranaggio cosi importante. Davide Vagnati però aveva già in mano, seppur in prestito, il giocatore adatto per sostituirlo e direttamente dal Chievo ha tirato fuori questo ragazzo, con all’attivo diverse esperienze in giro per l’Italia e non solo. Se Beghetto ci aveva messo una decina di partite a prendersi il posto a sinistra, lui ce ne mette solamente due e in dodici partite quasi lo eguaglia per rendimento, con cinque assist e un gol.
Paolo Ghiglione (1997). Voto: 6.
Che per lui non sarebbe stata una stagione facile e ricca di presenze ce lo si poteva aspettare visto che il suo diretto concorrente era un certo Manuel Lazzari. Solo quattro apparizioni per lui dall’inizio, ma prestazioni comunque sempre più che sufficienti, a partire dall’esordio di Novara, dopo non essere mai sceso in campo prima di allora.
Manuel Lazzari (1993). Voto: 8,5.
Reduce da un campionato di Lega Pro da assoluto protagonista, per lui sembravano arrivare i momenti difficili, contro avversari di categoria superiore pronti a mangiarselo non appena avesse tentato di saltarli uno contro uno. Ad oggi la sua stagione recita trentasei presenze, di cui trentacinque da titolare e sette assist a referto. Più dei numeri però a parlare sono le prestazioni: al suo primo anno di serie B Manuel ha dimostrato di essere determinante per le sorti della SPAL, perché quando lui è stato in forma o decideva di affondare sulla sua fascia, pochi difensori avversari sono stati in grado di fermarlo con le buone. Migliorato anche in fase difensiva e nell’ultimo passaggio, sarà probabilmente uno dei pezzi pregiati del prossimo mercato.
Luca Mora (1988). Voto 8,5.
Il “filosofo”, dopo un anno su e giù per la fascia mancina, comincia male a Benevento e sembra accusare in maniera inaspettata qualche difficoltà a livello fisico ancor prima che tecnico. Ma come si dice “chiusa una porta, si apre un portone” e se per la SPAL l’infortunio di Schiavon sembrava essere un bel problema da risolvere vista la penuria di alternative sul mercato, per Mora ha rappresentato invece l’opportunità di dare una svolta alla sua carriera, visto che mister Semplici, dopo averlo provato come mezzala contro l’Entella, lo ha poi riproposto in maniera costante dalla partita contro la Salernitana in quel ruolo. Lui lo ha ripagato lottando come un leone, con dodici cartellini gialli e due espulsioni sul groppone, ma anche con ben sette gol, bottino da far invidia anche a qualche suo collega davanti.
Simone Pontisso (1997). Voto: 6,5.
Per il giovane in prestito dall’Udinese ci sono state poche occasioni per mettersi in mostra quest’anno, prima per scelta tecnica e poi per un infortunio che lo ha tenuto fuori praticamente tutto il girone di ritorno. Nelle poche apparizioni in campo ha dimostrato sicuramente di essere un giocatore di buone qualità, anche a livello caratteriale, perché la prestazione di Ascoli, all’esordio con gol, non può essere un caso.
Pasquale Schiattarella (1987). Voto: 8,5.
Una lunga estate sull’asse Ferrara-Latina per Davide Vagnati, nel tentativo di convincere Dellafiore ad abbandonare il Lazio per trasferirsi all’ombra del Castello. Missione fallita però, SPAL che vira su Vicari, ma che nel frattempo si lancia su questo centrocampista campano, che sì, in serie B è padrone di casa dopo tutti gli anni di militanza. Che sia un ragazzo sicuro di sé questo è chiaro da subito, ma la personalità non ce l’ha solo fuori dal campo, anzi, sul terreno di gioco è un autentico pilota per i suoi compagni di reparto (chiedere a Lazzari che per quasi tutto l’anno è stato uno dei più vicini a lui). Quando non c’è, come nelle ultime partite, la squadra accusa notevolmente la sua assenza, ma un gladiatore come lui non avrebbe potuto perdersi il giorno della storica promozione per nulla al mondo. Chiude l’anno con tre gol e sette assist.
Eros Schiavon (1983). Voto: 7.
Assieme a Pontisso è stato uno dei bersagli preferiti della malasorte. Fuori fin da agosto, il suo rientro arriva a dicembre inoltrato e alla fine il conto dice tredici presenze e un gol, incredibilmente emozionante, contro il Novara. È però uno di quei giocatori che tutti gli allenatori vorrebbero e questo può essere riassunto in due sue partite: quella al San Nicola, in una fredda serata di fine dicembre, quando gioca novanta minuti, spesso in affanno fisico, dopo non averne fatto nemmeno uno prima, per dare esperienza a un centrocampo decimato dalle assenze; la seconda, è quella in cui entra contro il Novara, in una partita cruciale dopo due sconfitte consecutive, segnando al novantesimo sotto la Ovest. Poche cose, ma di grande importanza per lui.
– ATTACCANTI –
Mirco Antenucci (1984). Voto: 9.
La presentazione dentro al Castello già era sembrata indicativa di quanto la dirigenza e lo staff tecnico considerassero fondamentale in questa stagione l’attaccante molisano. Che sia un giocatore di categoria superiore lo si capisce da subito, ma nelle prime sei partite la palla non sembra proprio voler entrare. Nessuno però, dalla società ai tifosi si sogna lontanamente di metterlo in discussione e già alla settima partita, in casa contro la Salernitana, Mirco rompe il digiuno. Salta alcune partite per infortunio, ma al rientro con l’Avellino segna subito una tripletta, facendo capire come ormai l’incantesimo sia stato cancellato. Diciotto gol e sette assist basterebbero già per descrivere la sua stagione, ma i numeri non raccontano la grande professionalità, il grande spirito di sacrificio e la personalità che questo attaccante ha mostrato, come in occasione della partita col Trapani dove si è letteralmente caricato l’attacco sulle spalle.
Alberto Cerri (1996). Voto: 5,5. (trasferito al Pescara a gennaio)
Dopo le esperienze in Serie B di Lanciano prima e Cagliari poi, la SPAL per lui rappresentava l’occasione della carriera, quella in cui consacrarsi davanti al grande pubblico, con al fianco un giocatore di esperienza come Antenucci. Ed invece lui si perde per strada praticamente subito, nonostante le qualità tecniche le abbia, ma come si sa il calcio non è fatto solo di quelle. Soffre un campionato sicuramente molto fisico come quello cadetto e anche la perseveranza di Zigoni e Finotto che, nonostante fossero dati come panchinari, ogni volta che venivano chiamati in causa guadagnavano punti nei suoi confronti. Brilla solo nella partita col Carpi, nella quale segna; per il resto un gol in quindici presenze e un addio annunciato a gennaio in direzione Pescara.
Mattia Finotto (1992). Voto: 6,5.
Confermato dopo la promozione dalla Lega Pro, nelle idee iniziali di mister Semplici non è sicuramente uno dei titolari, ma l’arma tattica da sfoderare in alcune occasioni particolari, come ad esempio nelle trasferte contro squadre di livello tecnico superiore in cui va privilegiato il contropiede, vista la sua velocità. La sua stagione va divisa sostanzialmente in due parti: nel girone di andata gioca soprattutto in trasferta, come accennato, facendosi trovare sempre pronto, anche se gli unici suoi due gol li firma in casa col Brescia. La seconda parte dell’anno lo vede un po’ più in difficoltà, e in calo di rendimento, sia perché la SPAL abbandona la scelta del contropiede nelle gare esterne sia perché la concorrenza davanti aumenta con l’arrivo di Floccari.
Sergio Floccari (1981). Voto: 8,5.
Quando a gennaio Davide Vagnati e Leonardo Semplici hanno avuto la possibilità di portare un attaccante da Serie A al “Mazza” non hanno mai avuto dubbi, quell’attaccante doveva essere Sergio Floccari, nonostante i diversi nomi letti sulle testate specializzate. A trentasei anni suonati era sicuramente una grande scommessa, anche perché nelle sue ultime esperienze al piano di sopra il campo e il gol non è che li avesse trovati con grande puntualità. Quanto ci ha messo per far tacere chi sollevava obiezioni al suo acquisto? Circa venticinque minuti, col gol che ha chiuso la partita contro il Benevento. Da lì in poi altre dodici presenze, dieci dal primo minuto e altri sei gol, tutti determinanti per il risultato finale. Purtroppo per lui i muscoli nel finale lo hanno tradito, costringendolo ai box nelle ultime partite.
Gianmarco Zigoni (1991). Voto: 8.
Per chi aveva segnato, tra gli altri, il gol decisivo contro l’Arezzo per staccare il biglietto per la B, vedersi arrivare concorrenti come Cerri prima e Floccari poi, non deve essere stata certamente cosa facile. Qualcuno a inizio anno sospettava che tra i primi a chiedere di andarsene a gennaio ci sarebbe stato proprio lui e invece Zigo sorprende tutti perché, pur non giocando tantissimo dal primo minuto, solo quindici volte, mostra una professionalità davvero esemplare, non lamentandosi mai e facendosi trovare pronto ogni qual volta il mister lo ha schierato in campo. Mette a segno nove gol, in pratica uno ogni quasi due partite intere, di cui alcuni pesantissimi in termini di punti, come quelli che sono valsi le vittorie col Carpi in casa, con il Cittadella in entrambe le sfide, la tripletta pre-natalizia alla Ternana e il vantaggio a Salerno.
– GLI ALTRI –
Non li abbiamo inseriti nelle pagelle sopra, per evidenti difficoltà nel giudicarli viste le poche presenze totalizzate, ma non bisogna dimenticare come abbiano dato il loro contributo a questa annata anche Giacomo Poluzzi (por, 1988), Tommaso Silvestri (dif, 1991), Mirco Spighi (cen, 1990), Alberto Picchi (cen, 1997), Gabriel Strefezza (cen, 1996), Tommaso Costantini (att, 1996) e Luigi Grassi (att, 1983). Per tutti loro un 6 d’ufficio.
– IL MISTER –
Leonardo Semplici. Voto: 10.
Voto scontato per lui, ma anche assolutamente meritato per uno che in tre anni ha ottenuto un quarto posto, una promozione da primo in Serie B e una promozione, probabilmente ancora da primo, in Serie A. La sua SPAL inizia con umiltà, quasi con timore, ma non cambia mai impostazione di gioco e alla lunga arrivano prima i risultati, poi le attenzioni degli addetti ai lavori fuori città e per finire gli adattamenti tattici dei mister che dovevano affrontarla. Di critiche ne riceve poche, anche perché, con una stagione così, cosa gli si dovrebbe dire? Qualcuno ci prova dopo Avellino, ironizzando sul turnover, ma il vento si porta via tutto in pochi giorni. Entra nella storia di questa società al pari di Janni, Caciagli e Fabbri. Con la possibilità di ritoccare ulteriormente il record.