Cosa altro si può dire? Un grazie immenso,
senza limiti di spazio e tempo,
un sospiro, un sorriso, lacrime di pianto,
dolci come un canto.
Otto settembre, giovani e vecchi sulla balaustra,
trasferte amene, in campi all’ombra del nulla,
voi che avete creato una curva da serie A,
dai fasti dei decenni passati,
alle regole anarchiche, non scritte di chi partecipa,
di chi lavora, organizza, costruisce lo stupore,
che altri vedono da fuori.
Bandiere, sciarpe, fumogeni e torce,
urla e grida, mal di gola, muscoli indolenziti,
di chi parteggia, di chi vive,
sopravissuti nel fango di Eupalla,
contro la finzione che si vede in televisione.
Grazie, per avere rialzato la bandiera,
nel baratro dei fallimenti, della serie D,
contro gli affaristi, approfittatori,
speculatori, che volevano piantare,
i pomodori sull’erba verde,
della nostra storia.
Non le ho le parole per esprimere
la gioia e la gratitudine,
l’orgoglio e la poesia,
di una squadra di una storia,
di questa meravigliosa follia.
Proprietà, ci hai ridato la serie A,
quella di Dell’Omodarme e di Massei,
quella che domani sarà il nostro futuro.
Grazie dal fondo del cuore
a tutti quelli che hanno reso possibile,
questo stupefacente anno d’amore,
in un mondo che non ci vuole,
e che non ci avrà, neanche in serie A,
fotocopie di questa marcia umanità.
I ragazzi, il mister, il direttore,
non me li sono dimenticati,
loro hanno in mano il mio cuore,
semplicità, orgoglio e dignità,
della mia squadra,
tornata in serie A.
Lunga vita #12°
a te ed a tutti noi.