Il ritorno della SPAL in serie A riporta Ferrara in primo piano sulla mappa della geografia del calcio italiano ed europeo. Una vetrina notevole in termini di visibilità, ma poi a conti fatti che tipo di ritorno economico è lecito prevedere per una città – e più in generale una provincia – che nell’ultimo decennio ha pagato più di altre gli effetti della recessione? Per capirne di più e cogliere gli aspetti meno superficiali abbiamo voluto fare una chiacchierata con chi di questi temi si occupa quotidianamente, come Paolo Govoni, presidente della Camera di Commercio di Ferrara dal 2014.
Presidente, in queste settimane tutti parlano di SPAL e della storica promozione. Ma nel concreto tutto questo cosa comporta per l’economia cittadina?
“Credo che gli effetti sulla città siano da dividere in due categorie. La prima è di ordine motivazionale: il binomio SPAL e Ferrara significa storia, tradizione, identità locale, aggregazione. Già la promozione in serie B aveva riacceso in maniera decisa l’entusiasmo, ma questa impresa ha portato in piazza davvero tutti. Personalmente non ho mai visto così tanta gente, dai più anziani ai più piccoli, festeggiare così tanto e così a lungo. Oggi tutti parlano della SPAL e la promozione in serie A sta dando ai ferraresi un motivo per sentirsi orgogliosamente parte non solo della città, ma dell’intera provincia. E’ energia positiva che si traduce anche in un miglioramento dell’immagine di una città che ha sì i suoi problemi, ma anche dei motivi per sorridere”.
Il secondo tipo di effetto invece qual è?
“La seconda categoria è invece quella delle potenziali ricadute economiche, legate in parte all’energia positiva che menzionavo precedentemente. SPAL in serie A coincide con l’idea di Ferrara in serie A. Tanta gente si accorgerà di quanto la nostra città sia bella e vorrà visitarla, magari incuriosita dagli scorci che verranno proposti dai media nazionali. E questo ha evidentemente un impatto su settori primari come turismo, ristorazione e commercio in generale. Credo che un riscontro ci sia già stato nel corso di questa stagione, ma nella prossima sarà ancora più consistente. Aggiungo una considerazione: un territorio che dà una buona immagine di sé, propositiva, ha più probabilità di attrarre imprenditori e capitali che provengono da fuori”.
La domanda è: questa onda può durare a lungo ed avere effetti su un arco di tempo di consistente?
“Penso di sì. Si è creata una sinergia unica a livello sportivo e non solo. Una proprietà seria, mai sopra le righe, con solidità economica e dei progetti chiari; una squadra vincente; un allenatore straordinario; una tifoseria sempre corretta e appassionata. Tutto questo sta portando in alto la SPAL e soprattutto sta facendo appassionare anche chi magari non si interessava affatto delle sorti della squadra. Grazie alla sua crescita costante la SPAL ha risvegliato l’orgoglio dei ferraresi. Nell’immediato una cosa del genere non è traducibile in un calcolo delle ricadute economiche, per quanto la si possa avvertire, ma grazie a una società come questa è lecito pensare che il meglio debba ancora arrivare”.
Quanto pesa il fatto che questa scalata sia arrivata grazie a una proprietà ferrarese, dopo anni di sostanziale disinteresse da parte dell’imprenditoria locale?
“Sicuramente da questi successi nasce un messaggio chiaro: a Ferrara ci sono imprese e imprenditori di valore, che con dedizione e serietà possono anche realizzare cose grandi. In tempi recenti era mancato un apporto da parte dell’imprenditoria locale e c’è stato sicuramente dello scetticismo legato soprattutto a gestioni non proprio affidabili. Ora però il vento sta cambiando e so che tante aziende stanno bussando alla porta della SPAL per dare un sostegno. D’altra parte si tratta di un evento che mancava da quasi mezzo secolo e che garantisce una visibilità enorme. I Colombarini hanno fatto un grande sforzo per garantire un presente solido e un futuro luminoso alla SPAL, ora credo raccoglieranno i frutti del loro lavoro”.
A suo avviso c’è il potenziale per far diventare la SPAL una squadra “simpatica” anche agli occhi degli altri tifosi, come fu negli anni gloriosi di Paolo Mazza?
“Sì, penso che la SPAL possa diventare quel tipo di realtà. Se ripenso ai ricordi del dopoguerra di mio padre trovo molti punti in comune: la squadra di provincia, caparbia e composta di giovani interessanti e giocatori con fame di rivincita, grazie soprattutto a una società che li sa scegliere e valorizzare. Credo ci siano tutti i presupposti per fare della SPAL una squadra simpatica anche per chi non ne è tifoso e questo sarà un ulteriore valore aggiunto”.