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La storia d’amore tra Nicolas Giani e la SPAL era iniziata in un soleggiato (e poi nebbioso) pomeriggio di inizio gennaio. Siamo in Brianza: il 12 gennaio 2014 è in programma un Monza-SPAL, terminata con il punteggio di 2-2. Non fu un esordio totalmente felice per quello che sarebbe diventato pochi mesi dopo il nuovo capitano dei biancazzurri. E’ un altro avversario a tinte biancorosse (il Bari) quello a permetterci di ricordare nella storia quella che, invece, è stata l’ultima apparizione del difensore comasco in maglia SPAL. Nel mezzo, un cammino incredibile fatto di 88 partite e 7 gol, culminato con l’alzata nel cielo di Ferrara della Coppa Ali della Vittoria, il trofeo dei campioni della serie B. Da oggi, sabato 1 luglio 2017, Nicolas Giani non fa più parte della rosa biancazzurra. La società ha deciso di non prolungare il suo contratto e il futuro del difensore classe ’86 sarà svelato a breve.  In questo momento di svolta della sua carriera era inevitabile rivolgergli qualche domanda per ripercorrere tre anni e mezzo entusiasmanti.

Nicolas, partiamo dal finale di questa straordinaria avventura: cos’hai pensato appena hai saputo che non sarebbe arrivato il rinnovo del contratto?
“La società ha fatto le sue valutazioni per cui bisogna per forza accettarle e guardare avanti. E’ chiaro che mi sarebbe piaciuto davvero tanto rimanere a giocarmi la serie A con la SPAL visto che sarebbe stata una conclusione di un percorso che anche io mi sono guadagnato sul campo. Sarebbe stato il massimo. Ora mi rimboccherò le maniche e penserò al futuro”.

Torniamo all’inizio. Che ricordi hai del tuo arrivo a Ferrara e dei primi tempi sotto la guida di mister Gadda?
“Per venire alla SPAL ho deciso di scendere di categoria perché ho conosciuto una società molto seria e con un progetto decisamente ambizioso. Mi ero convinto. All’inizio paradossalmente non è stato facile cimentarsi in una categoria come la Seconda Divisione. Il modo di giocare era diverso e c’erano tante cose su cui ambientarsi in fretta. Poi col passare del tempo è stato tutto più facile e da qui è partita la mia bella esperienza”.

Nella stagione appena trascorsa hai segnato quattro reti, ma già in quello scampolo di campionato eri andato a segno per due volte e un’altra nell’anno successivo. Qual è il centro che hai più nel cuore?
“Sicuramente quello di Carrara mi ha trasmesso davvero molto visto l’epilogo finale della partita. Quest’anno è chiaro che segnare quattro reti in serie B è stata una cosa eccezionale e per questo motivo ritengo le marcature tutte importanti allo stesso modo”.

Nell’estate del 2014 arriva Brevi come allenatore e tu diventi il capitano della squadra dopo il ritiro di Max Varricchio. Qual è stata la tua sensazione in quel momento e come hai gestito lo spogliatoio in quei mesi non troppo felici?
“Aver indossato la fascia da capitano della SPAL è una cosa che mi porterò sempre dentro perché ne vado fiero, ne sono orgoglioso e mi auguro di averlo fatto nel miglior modo possibile. Fare il capitano in generale comporta sempre delle responsabilità maggiori e diciamo che in quel periodo arrivavo a casa e pensavo alle cose che non andavano al campo e pensavo a cosa poter fare per migliorare. Per fortuna poi le cose col tempo si sono sistemate”.

Complice ovviamente l’arrivo di mister Semplici…
“Quand’è arrivato lui ci ha dato una bella sistemata sotto diversi punti di vista. Non avevamo identità di gioco collettiva e lui l’ha forgiata, portandola poi avanti nel tempo. Anche per questo tutti i nuovi arrivati in questi anni sono sempre riusciti ad inserirsi al meglio. La squadra man mano si è sempre più collaudata e siamo arrivati ai risultati passando anche per il bel calcio facendo, credo, divertire anche i nostri tifosi. Il mister è stato importante anche a creare il gruppo che ha portato a queste due promozioni eccezionali”.

In quella stagione siete stati protagonisti di un girone di ritorno super. Ci avevate creduto ai play off?
“Tantissimo. Ricordo bene quel pomeriggio di Carrara con l’attesa del finale di partita della Reggiana. Eravamo sul pezzo, avevamo fatto una striscia di vittorie consecutive record e arrivando di slancio ai playoff sono sicuro che avremmo potuto dire qualcosa di significativo. Comunque il tutto è servito a creare le basi per quello che poi è stato l’anno dopo”.

Si riparte e la Lega Pro viene letteralmente dominata. A fine anno alzi anche la Supercoppa.
“Siamo partiti, abbiamo lavorato sempre alla grande e nonostante gli scontri diretti persi siamo riusciti a vincere con anticipo grazie proprio a tutte le altre partite che sono le più difficili da affrontare. Sono convinto che un ingrediente di tutto questo sia stata la coesione interna nello spogliatoio. Tutti si sostenevano, chi non giocava, o giocava meno, si allenava il doppio degli altri e alla domenica incitava sempre chi scendeva in campo. Poi tutti si facevano sempre trovare pronti. Davvero bello”.

Avresti mai immaginato poi di trionfare in questo modo a distanza di circa dodici mesi con la conquista della massima serie?
“Ovviamente no. Non avrei mai pensato di vincere ancora un altro campionato quando il nostro obiettivo iniziale era tutt’altro. Certo, sapevamo di avere una gran base. Dopo un inizio a metà classifica in cui abbiamo sistemato le cose, siamo partiti per questa cavalcata vincente ma difficile, perché ci sono state tante partite importanti su campi complicati in trasferta e tante gare ostiche in casa che abbiamo spuntato con tanta forza. Uno dei segnali positivi da uomo di spogliatoio l’ho colto proprio dopo una sconfitta: a Vercelli. Potevamo andare in testa alla classifica e invece abbiamo preso una bella sberla, sportivamente parlando. Ho visto però i ragazzi reagire molto bene, senza isterismi, con maturità e la reazione positiva è stata un segno importantissimo”.

Si è spesso detto che il gruppo ha fatto la differenza. Quali sono stati i tuoi maggiori legami nello spogliatoio nel corso degli anni?
“Ho iniziato che c’era Matteo Paro, un caro amico. Ovviamente mi sono sempre trovato bene con tutti, ma se devo fare dei nomi di ragazzi con cui sono anche uscito fuori dal campo sono Cottafava, Gentile, Cremonesi e Finotto. Tutte belle persone”.

Dalla Seconda Divisione alla conquista della A in fretta e furia. C’è ancora qualcosa che vorresti che si realizzasse nella tua carriera?
“Quando sei bambino sogni di arrivare in giocare la serie A. Per cui sì, mi manca quel passaggio lì”.

Ti mancheranno la città e la gente di Ferrara?
“Moltissimo. La città è molto bella, la gente è affettuosa, si vive davvero bene e con la mia famiglia eravamo molto legati anche con persone fuori dal contesto del calcio. Sono nate belle amicizie che continuerò a coltivare. Ora cercheremo una città che almeno si assomigli a Ferrara (ride, ndr)”.

Come ti immagini la prossima stagione della SPAL?
“La serie A è una categoria difficile, ci saranno da mettere in conto più sconfitte di quelle che abbiamo subito negli ultimi anni dove ci eravamo fatti tutti la bocca buona. Giocatori e tifosi dovranno avere molta calma e tanta pazienza e unirsi come è sempre stato nei momenti di difficoltà”.

E noi con che maglia vedremo giocare Giani nel prossimo campionato?
“Ancora non posso dirlo, ma credo che nella prossima settimana dovrei fare la scelta finale e firmare. Ho avuto tante richieste dalla serie B e sarà quella la categoria dove giocherò. A me piace vincere. E’ sempre una cosa bella e mi farebbe gola magari portare a casa un altro campionato”.