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Il potenziale c’è, ora si tratta di farlo sbocciare. L’Under 16 2017-2018 nasce dalle fondamenta della Under 15 della stagione precedente, una selezione che ha pagato un inizio complicato ma che poi nel corso della stagione ha convinto sempre di più fino a battere corazzate come Lazio e Atalanta nel girone di ritorno. Merito anche di Matteo Rossi, che dopo l’exploit con gli Allievi Nazionali del 2015-2016 e il buon campionato scorso, continuerà ad accompagnare un gruppo già conosciuto, formato interamente da classe 2002. Dopo le prime settimane di preparazione, con il campionato alle porte, abbiamo raccolto le prime impressioni del mister.

Mister, dopo l’U15 arriva l’U16. Quanto è importante e vantaggioso ripartire da un gruppo che ha già allenato nella scorsa stagione?
“Il 75% dei ragazzi che alleno oggi erano con me già l’anno scorso e questo ci ha aiutato in fase di preparazione, abbiamo accorciato i tempi. Ripartire da loro mi fa piacere e spero possa essere un vantaggio. Inoltre abbiamo aggiunto cinque elementi che in parte avevo già conosciuto nei vari tornei e posso già dire che sono ragazzi con la testa sulle spalle. Le premesse sono buone”.

L’ottimo girone di ritorno disputato dall’U15 nella scorsa annata pensa abbia creato delle aspettative per la stagione che verrà?
“L’anno scorso questo gruppo è cresciuto tanto. I miglioramenti non hanno riguardato solo la tattica e la tecnica, la squadra è cresciuta molto soprattutto in consapevolezza. Ad inizio stagione abbiamo perso partite anche con quattro gol di scarto perché avevamo paura, ma con il passare del tempo i ragazzi hanno capito che potevano starci anche loro, hanno acquistato fiducia e consapevolezza nei propri mezzi e questo ci ha permesso di disputare un ottimo girone di ritorno. Proprio per questo tutti si aspettano cose positive, ed è giusto, io stesso so che possiamo fare ottime cose e le pretenderò”.

Nel passaggio dall’U15 all’U16 crede che un ragazzo abbia bisogno di apprendere maggiormente dal punto di vista tattico?
“Ritengo giusto far apprendere ai ragazzi alcuni principi tattici basilari, ma al contempo più alleno nelle giovanili e più mi rendo conto che la tattica è secondaria, ha meno importanza. Secondo me è importante che il ragazzo impari a fare la giocata giusta al momento giusto. La tattica troppo spesso viene utilizzata anche per mascherare dei difetti; io preferisco affrontare i difetti con il rischio che il ragazzo sbagli. Solo sbagliando potrà imparare”.

Il ritorno in Serie A della SPAL può avere degli effetti sui ragazzi?
“Spero e mi auguro di sì. Far parte di un settore giovanile di una squadra di Serie A è diverso dal  far parte di un settore giovanile di una squadra di Serie C. Parliamo di palcoscenici diversi, di conseguenza il singolo ragazzo che dal vivaio approda in prima squadra si ritrova in Serie A. Sono situazioni che tendono a motivare e spronare i ragazzi, anche per questo spero che in futuro settore giovanile e prima squadra possano essere ancora più in contatto”.