La SPAL può essere considerata una squadra in crisi già dopo quattro giornate di campionato? Guglielmo Longhi su La Gazzetta dello Sport del 19 settembre suggerisce di sì, inserendola tra le squadre che hanno avuto “un inizio complicato”, all’interno di un articolo intitolato: “Dura vita da neopromosse“.
Il fulcro del ragionamento sta in un dato statistico: finora le neopromosse hanno racimolato 5 punti su 36 potenzialmente disponibili ed è la partenza più lenta degli ultimi dieci anni, al pari di quella di Bologna, Carpi e Frosinone nel 2015-2016. Nella scorsa stagione il totale delle tre matricole ammontava a 9 punti. “Le squadre che salgono dalla B stanno dimostrando di essere poco attrezzate, pagano l’impatto con la nuova categoria”, scrive Longhi, che tuttavia fa una distinzione tra i momenti di Benevento ed Hellas (“casi più gravi”) e quello dei biancazzurri: “La SPAL è salita in A con un’identità di gioco ben precisa, si è rinforzata sul mercato (Borriello, Paloschi), ha sfruttato l’onda lunga dell’entusiasmo. Insomma c’erano e ci sono le condizioni per stupire, non si sa quanto. L’idea di gioco consolidata è paradossalmente anche un limite perché la SPAL fatica a trovare alternative al gioco sulle fasce. Il calendario non dà una mano: c’è il rischio concreto di un filotto da incubo da quattro sconfitte di fila”.
Ragionamento comprensibile e in parte condivisibile. La domanda che è lecito farsi è: l’ambiente SPAL – nella sua interezza – è pronto a reggere l’urto di un potenziale momento negativo? Perché di rovesci veri e propri, negli ultimi due anni e mezzo, non ce ne sono stati e soprattutto il pubblico è stato abituato non bene, ma benissimo. Sempre per rimanere fedeli ai numeri, nelle ultime due stagioni la squadra di Semplici ha perso 16 partite su un totale di 88 disputate tra tutte le competizioni: 7 nell’anno di Lega Pro, 9 in quello della serie B. Le vinte ammontano a 51 (e scusate se è poco).
Fin dal giorno del suo insediamento – dicembre 2014 – il tecnico toscano non ha mai conosciuto serie negative da più di due partite. Con tre si entra in acque sconosciute, figuriamoci con quattro. E’ successo sia nel 2014-2015 (Reggiana e Pontedera; Ascoli e Lucchese); sia l’anno successivo (Cittadella in coppa e Maceratese); sia nel trionfale anno di cadetteria (Cagliari in coppa e Benevento; Hellas e Perugia; Frosinone e Avellino). Non casualmente, dopo ogni caduta è arrivata una reazione, una prova d’orgoglio. Che in alcuni casi è passata anche per scelte di formazione sorprendenti (vi ricordate delle trasferte di Carrara e di Salerno?), passate alla storia come indicative dell’abilità di Semplici di tenere tutti sulla corda.
Domenica scorsa, dopo la partita col Cagliari, più di qualcuno – a denti neanche troppo stretti – ha detto: “Si torna sulla terra”. Magari è una conclusione un po’ drastica, ma senz’altro al “Mazza” si è avuta conferma che il pane della serie A è di quelli duri e che il rodaggio (che fu necessario anche alla SPAL in serie B, non dimentichiamolo) non viene contemplato soprattutto dai mass media a livello nazionale.
A questo proposito è illuminante un passaggio di un’intervista rilasciata da Davide Nicola (allenatore del Crotone) qualche mese fa a Sportweek, altro prodotto della redazione di Gazzetta. Il tecnico dei calabresi rifletteva sulle difficoltà nel tenere alto il morale di uno spogliatoio fiaccato dalle sconfitte e dalle relative critiche: “Il primo giorno ho detto alla squadra: ‘La A non è tanto diversa dalla B, la differenza è che qui è tutto amplificato dalla qualità di certi giocatori e dalla ricaduta emotiva che avrà su di voi l’impatto dei media. Farete gli errori di sempre e improvvisamente non sarete considerati adatti per la categoria. Al contrario, alla prima partita decente verrete buoni per la Nazionale. Se non sarete capaci di mantenere in equilibrio tra giudizi opposti, andrete in grossa difficoltà’. E qui entra in gioco l’allenatore, che deve essere il primo a non cadere schiavo della grancassa mediatica”. All’orizzonte ci sono due impegni con squadre – Milan e Napoli – che fanno i conti quotidianamente con pressioni e seguiti mediatici da paura. Riuscirà la SPAL a isolarsi e a non farsi triturare da questa perfido meccanismo? Dovesse farcela, la salvezza potrebbe sembrare più vicina già da ora.