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Quando si spengono le luci dello stadio (e che luci, verrebbe da dire), ci si sente un po’ come il pugile dopo l’incontro di boxe. Che sia contento o deluso per il risultato dell’incontro, con il volto ancora teso per la fatica del ring, alla fine conta i lividi e le ferite lasciate dall’avversario. Allo stesso modo il battesimo di fuoco che il calendario ha riservato alla SPAL può dichiararsi concluso con la sconfitta contro il Napoli e per i biancazzurri è ora di contare lividi e acciacchi e guardare a cosa c’è oltre il buio dei riflettori spenti.

È già tempo di bilanci quindi in casa biancazzurra e la prima cosa da fare è tirare due sospiri di sollievo. Il primo perché il periodo più temuto è passato, il secondo perché tutto sommato i punti in classifica sono quattro. E potevano essere molti meno, come dimostrano le traversie di squadre più o meno pronosticate nel pantano delle retrovie. Le difficoltà di questo avvio sono state diverse: dagli avversari di livello nettamente superiore alla necessità di calarsi in categoria più in fretta possibile per evitare figuracce di risonanza nazionale. Missione compiuta. La SPAL facendo cose Semplici ha tenuto testa alle danarose avversarie portando a casa più complimenti che punti, facendosi apprezzare da tutti gli addetti ai lavori.

Bilancio positivo quindi? Guardando i numeri, decisamente sì. Cinque gol fatti non sono tanti, ma se paragonati all’unico gol messo a segno da Crotone, Verona e Benvento assumono un certo valore. La sfumatura negativa riguarda invece le prestazioni del reparto avanzato, sia in termini di realizzazione che di intesa. Mancano come l’ossigeno i contributi dei colpi dei big acquistati nel mercato estivo (Paloschi e Borriello), perché la salvezza biancazzurra passa anche e soprattutto per le loro realizzazioni. È inutile e dannoso al momento scrivere il contrario, la SPAL ha bisogno delle sue bocche di fuoco, ma con la fiducia di tutto l’ambiente la situazione è destinata a migliorare. Dei cinque centri messi a segno dai biancazzurri, ben quattro sono firmati da centrocampisti (Lazzari, Rizzo, Schiattarella e Viviani): il segnale è positivo perché significa che più giocatori riescono a rendersi pericolosi, ma è chiaro che non si può pretendere che si continui su questi standard.

La nota più che positiva di questo primo bilancio riguarda invece il pacchetto arretrato. Gomis (esordiente in categoria, vale la pena ricordarlo) sta facendo più che bene: togliergli la maglia da titolare per Meret (quando tornerà) non sarà per niente facile. I tre centrali si stanno comportando più che discretamente, quantomeno a livello di intesa, cosa non scontata per un reparto che ha conservato rispetto allo scorso anno soltanto due elementi su sei totali. Gli undici gol subìti non devono trarre in inganno: alcuni evitabili, è vero, ma quattro rigori e due prodezze hanno il loro peso nel conteggio dei passivi.
Poteva quindi andare meglio? Forse, se uno pensa soprattutto alla sconfitta interna contro il Cagliari, ma bisogna avere l’onestà intellettuale di rendersi conto che poteva andare anche molto, ma molto peggio. Ritorniamo ai due sospiri di sollievo dell’inizio quindi e con fiducia guardiamo avanti: il campionato della SPAL, per citare Semplici, comincia adesso. Crotone, il derby col Bologna, il match interno col Sassuolo: al termine dei prossimi tre appuntamenti si potrà tirare un’altra linea e aggiornare il bilancio.