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A inizio stagione c’era una certa curiosità nel vedere se la SPAL reduce dal doppio salto avrebbe retto l’urto fisico della serie A. Un primo bilancio dopo dodici partite lo fa Yuri Fabbrizzi, il preparatore atletico dei biancazzurri: “Come tutte le neopromosse abbiamo un po’ sofferto all’inizio, perché la differenza tra serie B e A è praticamente raddoppiata. Se prima il coefficiente di difficoltà era quattro, ora è otto. Fisicamente ci troviamo di fronte avversari forti, anche nelle piccole squadre che in teoria dovrebbero essere al nostro livello. Non parliamo poi delle grandi. La Juve per esempio ha degli atleti che sembrano venire da un altro pianeta. Per migliorare abbiamo aumentato i volumi di lavoro, non solo per correre di più, ma anche con maggiore qualità. All’inizio abbiamo avuto qualche problema. Magari prima facevamo sette chilometri ad allenamento a cinque watt, ora ne facciamo otto a sette watt. Penso che i nostri progressi si siano visti nelle ultime tre o quattro partite”.

Inevitabilmente molti giocatori hanno pagato l’adattamento, che peraltro non è solo fisico: “Da fuori giustamente si guarda alla componente fisica, ma non si considera quella psicologica. Le difficoltà comportano anche uno stress per i ragazzi. Faccio un esempio su tutti, quello di Mora. Dopo una carriera spesa tutta in serie C ha fatto una stagione di B e poi si è ritrovato catapultato in serie A.  Lui si allena sempre al massimo e ha capito che per mantenere il passo doveva aumentare intensità e qualità del lavoro. Inevitabilmente ha patito un po’ di stanchezza. Anche Lazzari – che pure è diverso sotto il profilo strutturale – ha avuto un momento di appannamento. Questi ragazzi stanno assimilando ritmi e forza della categoria e vi assicuro che dopo l’allenamento vanno a casa che sono cotti come delle pere. Personalmente sono contento del loro livello di applicazione, vedo impegno e passione, oltre alla voglia di mantenere questa categoria. Poi è chiaro che ci sono tante piccole cose migliorabili”.

 

C’è chi invece non ha avuto grandi problemi: “Se c’è qualcuno che mi ha impressionato è Mattiello. Ha forza e resistenza da grande giocatore e può ancora crescere tanto. D’altra parte se non avesse avuto i due infortuni non sarebbe stato qui. La Juve ci ha investito e quindi ci ha visto qualcosa. Schiavon è un altro che ha forza, corsa, capacità di contrasto. Altri hanno qualità che ancora non sono uscite del tutto, serve un po’ di pazienza. Floccari? Sta rientrando a pieno regime, abbiamo preferito aspettarlo un po’ di più per via della sua storia di infortuni e per l’età, ma anche per un fattore di sicurezza mentale”.

Sul fronte degli infortuni invece si può dire che le cose siano andate tutto sommato bene: “Non conosco la media di infortuni della categoria e sarei curioso di sapere qual è, giusto per fare un raffronto. Però noi, a parte la situazione di Meret, non abbiamo avuto problemi seri. I tre infortuni principali sono stati quelli di Sergio (Floccari), Alberto (Grassi) e Marios (Oikonomou). Felipe ha più che altro accusato un problema posturale e lo abbiamo tenuto fuori più per precauzione che per altro. Tutti gli altri sono stati infortuni di piccolo conto, che hanno comportato assenze di cinque o sei giorni, tra l’altro anche durante le soste per nostra fortuna. Finora abbiamo avuto due o tre per infortunio ogni domenica. Io non sono mai contento perché vorrei vederli tutti, però ci possono stare”.