Ogni medaglia, però, per quanto luminosa sia, ha un suo rovescio, e anche a fronte dei risultati tutto sommao positivi, Bulgarelli non gira attorno al problema principale del momento: “Avendo pochi sponsor cui dare visibilità abbiamo preferito risparmiare su alcune strutture. Ci sono stati cambi alla voce marketing e comunicazione e con InnovaMedia vogliamo dare visibilità massima al club. Non è facile e il monte sponsor attualmente è veramente risibile. Non riusciamo a portare risorse in società. C’è chi dice che abbiamo quello che ci meritiamo e a me dispiace sentire queste cose. Sicuramente ci saranno stati degli errori in passato, ma siamo sempre qua, ci mettiamo faccia e soldi e tra alti e bassi la nostra è una parabola in continua crescita. Ma il mio intento è questo: fare un appello di unità per portare tutti a riflettere. Dopo sette anni di presidenza in queste condizioni non si può mettere a repentaglio la propria azienda e la propria attività imprenditoriale. Io da solo non posso più riuscire a proseguire in questa attività. Il mio invito? Siamo ad un bivio: anni fa, con Mascellani presidente, appassionati e amici si erano ritrovati a gestire questa situazione e mi piacerebbe tornare a quei tempi. Per la pallacanestro, stando così le cose nella piccola provincia di Ferrara, non è facile reperire soldi. La SPAL fa da traino, è vero, ma porta anche via soldi agli sport minori e sono tante le realtà che hanno dovuto ridimensionare i propri impegni. Non riduciamoci all’ultimo minuto a vedere la pallacanestro in difficoltà. Già in estate avevo lanciato l’allarme e il sistema, solo con me al vertice, non può reggere. Togliamoci i vestiti da battaglia, dimentichiamoci del passato, ci vuole aria nuova, qualcuno che mi affianchi e che abbia voglia di investire, qualcuno che si spogli dell’orgoglio e delle remore perché a Ferrara gli imprenditori ci sono. Per quanto mi riguarda sono pronto a fare un passo indietro, a patto che poi se ne facciano altri in avanti, mi metto a totale disposizione per salvaguardare questo patrimonio cittadino. E’ evidente che il livello del basket è diventato altissimo e domenica si è visto. Questo è un valore che non si può disperdere. E’ un concetto che ho capito anni fa ma serve che qualcuno lo capisca con me”.
Un ridimensionamento potrebbe essere la soluzione? “Se la A2 è troppo, credo sia meglio ripartire dal basso, ma con un progetto concreto. Ma io sono dell’opinione che la A2 sia nelle corde di questa città, con poco si può salvaguardare un discorso importante. Ci meritiamo quello che abbiamo? Probabilmente sì, ma scordiamoci del passato e sediamoci ad un tavolo tra persone di qualità e programmiamo il futuro”. Poi un getto d’acqua per spegnere le fiamme: “Per ora non c’è alcun rischio a livello societario, ma dopo sette anni inizio a sentire il peso degli oneri”.
Scoperte tutte le carte in tavola, tocca al vicepresidente Marco Cocchi entrare nel dettaglio delle questioni più spinose: “Nella giornata di lunedì abbiamo approvato il bilancio della stagione 16/17 e, come ci aspettavamo, non si discosta da quello di qualsiasi squadra di A2. La proprietà è dovuta intervenire perché il giochino costa, costa tanto, e chi amministra la società deve rendersi conto di questo per capire se ci sono alternative per migliorare la situazione. Abbiamo allestito una squadra di medio-alto livello per richiamare sponsor e pubblico. E’ vero che la SPAL è cannibale, sta attirando tutte le attenzioni verso di sé, ma spesso il pubblico del basket è diverso da quello del calcio. La nostra è una realtà più piccola rispetto alle big, soffriamo da questo punto di vista. Basti pensare che solo il 10-12% del fabbisogno stagionale arriva dal ricavato dei biglietti e se le risorse che arrivano dalle sponsorizzazioni sono solo intorno al 30% poi è la società a dover mettere il resto. Un campionato costa circa 1 milione e 200 mila euro e non ci sono ritorni economici per le società se non quello di farsi pubblicità e farsi vedere in giro per l’Italia. Quindi le strade sono due: o Ferrara è in grado di creare un substrato che consenta alla pallacanestro di andare avanti, oppure si deve ridimensionare. Non possiamo comprare giocatori senza avere soldi per coprirne gli stipendi. Quest’anno abbiamo fatto un passo importante, in parte ci siamo riusciti, ma la piazza di Ferrara non è così appetibile come le altre. Ogni volta che sono stati commessi degli errori abbiamo sempre provato a rimediare, come nella scorsa stagione. Sono incidenti di percorso che costano cari ma la società ci ha sempre messo la faccia. Gli scontri verbali coi tifosi? Bulgarelli si è seduto al tavolo e ha chiesto scusa. Quindi è doverosa una precisazione: Mascellani ha detto che senza Ebeling non ci sarebbe stata la A a Ferrara, ma io aggiungo che senza Bulgarelli dal 2011 non ci sarebbe la pallacanestro a Ferrara, o almeno non sarebbe a questi livelli. Per ogni mossa fatta dobbiamo pensare a tutte le conseguenze che potrebbero scaturire”.
Sulla questione settore giovanile: “I rapporti non sono semplici, mentre le altre squadre ne fanno un punto di forza e grazie a questo hanno contributi dalla Lega, che a noi a fine anno chiede soldi, quando probabilmente alla Fortitudo ne dà perché ha giovani prodotti nel vivaio che ora giocano in giro per l’Italia. E’ ora di stringerci tutti, di fare quadrato e di cercare di mettere da parte i malumori degli anni passati perché quando ci confrontiamo con i numeri ci accorgiamo che il basket non è solo la partita della domenica, ma c’è un grande lavoro dietro, che costa, perché la A2 è formalmente un campionato dilettantistico, ma nella sostanza è altamente professionistico. La società ha bisogno di avere risorse certe su cui poter contare per programmare nel tempo, senza critiche continue dal pubblico che non fanno bene al basket. Non è un aut aut, attenzione, ma le critiche fanno bene quando sono costruttive, altrimenti provocano una disaffezione da parte di chi le riceve e questo non può che essere un danno per chi gestisce tutto questo. Chiediamo vicinanza, collaborazione e possibilmente di essere dalla nostra parte anche quando le cose non vanno in maniera perfetta. Tutti sbagliamo, la componente errore è fondamentale se non determinante, ma va sostenuto anche il tentativo di cercare rimedio”.
Possibile quindi che a fine stagione Bulgarelli decida anche di mettere in vendita club e titolo? Bulgarelli non esclude questa eventualità: “Sono disponibile a tutto per il bene di questa città e della pallacanestro. Credo che uno scenario del genere sia impossibile al momento, ma se il mio cellulare non suonerà entro maggio, non aspettatevi che io vada avanti da solo. Se qualcuno vuole costruire un progetto alternativo, coinvolgendomi o no, sarò sempre disponibile a fare la mia parte. Dico questo perché bisogna essere chiari nei confronti della città. Nessuno è obbligato ad entrare in società, ma così io da solo non ce la posso più fare. E se la A2 è troppo elevata per le capacità di questa città, io non farò più il presidente. Darò il mio contributo, la mia esperienza, metterò a disposizione i miei sponsor del settore edilizio, ma guardo solo avanti. Comunque non voglio creare nessun allarme, la stagione andrà avanti serena, ma mi aspetto che arrivino delle chiamate. Se qualcuno ha idee alternative, se la Vis vuole crescere, è ora di uscire allo scoperto perché il tempo corre e la primavera si avvicina”.
Conclude Cocchi: “Un deja vu di giugno 2015? Se non avessimo approvato l’aumento di capitale nelle ultime ore saremmo andati incontro a delle problematiche. Invece le altre società se la vivono meglio: Treviso è in mano ad un consorzio formato da 300 imprenditori, la Fortitudo incassa dagli abbonamenti quello che servirebbe a noi per completare l’intera stagione. O Ferrara fa un passo indietro sul piano sportivo, oppure c’è bisogno di nuovi investitori. I contratti firmati coi tesserati verranno onorati, anche sul piano pluriennale, ma non sappiamo se solo da noi o con l’ingresso di altre figure e tutte le valutazioni che faremo da qui in avanti ruoteranno intorno a questo scenario”.