Come fatto in estate da Davide Vagnati, anche Leonardo Semplici ha deciso di rinnovare l’appuntamento con Enrico Testa (caporedattore centrale di Rai Sport) per un’intervista esclusiva pubblicata via Facebook sul proprio profilo personale. Una conversazione ad ampio respiro, piena di domande di risposte, di riflessioni e di punti di vista che contribuiscono a delineare ancora più nitidamente il Semplici-pensiero. Di seguito alcuni estratti significativi.
Onestamente credevi che la serie A fosse così difficile e che il divario tra neopromosse e le altre fosse e sia tanto complicato da azzerare?
“Speravo di no, ma onestamente pensavo di sì. Già dal ritiro avevo la percezione, anche se non avevo mai vissuto la A da dentro, che ci fosse questa differenza. Pure vedendo i colleghi che si sono alternati sulle panchine delle neopromosse negli ultimi anni, la differenza di budget, il divario economico tra le prime e le ultime sempre più clamoroso… Era prevedibile, insomma. Sapevo sarebbe stato un campionato in riserva, diciamo così, ma sotto questo aspetto abbiamo avuto grande voglia e fiducia… tutti. Dalla società a noi staff tecnico. L’obiettivo era, è e sarà salvarsi l’ultima giornata, l’ho sempre detto. Credo che l’atmosfera creata in quattro anni dall’arrivo di questa proprietà abbia creato qualcosa di unico e questo non va disperso. Nonostante le sconfitte, qualcuna anche brutta, la nostra gente ci è sempre stata vicina e questa è davvero la nostra forza per arrivare al traguardo che sappiamo”.
Estate scorsa. Ultimo budget della categoria. Come vi siete mossi e dove avete sbagliato?
“Mah, sai, ci siamo mossi per le nostre esigenze: cercare giocatori reduci da stagioni non al massimo dal punto di vista tecnico o fisico, ma abbiamo rincorso uomini con motivazioni particolari rispetto al budget a disposizione. Viaggiando, vedendo ogni dettaglio… Poi è normale che si sia commesso qualche errore ma lo abbiamo capito e in questo mercato stiamo ‘compensando’ anche se con i prezzi che girano non è così semplice. Però abbiamo le potenzialità per lottare fino in fondo”.
Rispetto a Verona e Benevento, a prescindere dalla classifica, voi avete sempre o quasi giocato a pallone. Quanti punti vi mancano? Due con l’Atalanta, due con il Crotone, uno con la Sampdoria… Altri?
“Direi che abbiamo i punti che ci siamo meritati. Potevamo averne di più perché abbiamo sbagliato, io, la squadra, chiunque. Abbiamo peccato di ingenuità, inesperienza e disattenzioni pagate a caro prezzo ma il girone di andata è servito a tutti per migliorarci, per metterci in discussione, per aver voglia di dimostrare di meritarci la serie A. Caratterialmente ci siamo, bisogna migliorare la fase difensiva, occorre prendere meno gol, troppe volte si sono prese reti assurde e altrettante troppe volte è stata una fatica rimontare ma il campo lo abbiamo sempre tenuto e non abbiamo mai preso scoppole particolari. Certo, sapevamo di avere dei limiti ma il gruppo, la squadra, la società… nessuno si è mai pianto addosso a prescindere da qualche decisione arbitrale discutibile ma, appunto, non vogliamo lamentarci”.
“Mah, cosa vuoi che risponda? Sono abbastanza social ma non leggo molto. A qualcuno sembra che il modulo sia una mia fissazione ma non è così. Noi giochiamo in questo modo perché queste sono le caratteristiche dei giocatori. Secondo me rendono meglio così… Lazzari ha bisogno della fascia intera, Viviani di due ai fianchi, Vicari si trova meglio a tre, abbiamo preso delle mezzali… Possiamo, e l’abbiamo dimostrato, giocare in altri modi in certe occasioni ma resto della mia idea anche se rispetto quella degli altri. E comunque giochiamo con il 532 non col 352 e non è un disonore… Se tu chiedi a qualunque allenatore ti dice che il 532 è il modulo più difensivo che ci sia poi bisogna vedere come giochi. Ripeto: per le caratteristiche dei giocatori, per me è il sistema migliore. A me di giocare col 532 o altro non me ne frega niente, mi interessano i risultati. Anche sto fatto che il modulo lo conoscerebbero tutti… A mio avviso sono cavolate, magari ci fossero sistemi vincenti… Cose che lasciano il tempo che trovano. Poi, per carità, le critiche le analizzo e le accolgo ma con il mio staff ci confrontiamo ogni giorno per migliorare. A me interessa la mentalità della squadra, non numeri buttati lì. E’ più importante l’equilibrio rispetto ad altri discorsi. Ah, scusami, un’ultima cosa. Non è vero che gioco sempre così, spesso difendiamo a quattro, diciamo che in fase di possesso il dislocamento dei miei è un 532 ma abbiamo anche alternato con altri moduli giocando a tre davanti ma magari qualcuno non se ne accorge. Nessun problema, comunque. Fa tutto parte del gioco, le critiche vanno accettate”.
“Sai… fare l’allenatore è come essere cornuti: si sa sempre dopo. Da parte mia ho sempre avuto una grande serenità e non mi risultano né come allenatore né come persona i dubbi che dici. Perché siamo partiti tutti insieme consapevoli e consci di cosa si doveva affrontare. Forse le prime due partite hanno un po’ illuso ma io non mi sono affatto montato la testa e sapevo che sarebbe stato complicato fino alla fine. In A ci sono tre campionati. Scudetto, Europa e salvezza. Noi dobbiamo vincere l’ultimo”.
“Sicuramente con il Napoli. Con la Sampdoria per altri motivi… Ma anche contro il Sassuolo per quel gol preso dopo pochi secondi e lì meritavamo di più”.