Anche in tempi di astensionismo dilagante non è andata perduta l’usanza di schierarsi. Anzi di dire “io sto con“, che sui social funziona decisamente meglio. Magari non sempre in politica, di sicuro spesso e volentieri nello sport. Così, fin dal momento in cui Walter Mattioli ha aperto una crepa nel racconto pubblico della sua fiducia in Semplici, gli schieramenti si sono delineati. Da una parte i sostenitori del presidente, da quelli duri e puri dell’infallibilità presidenziale ai moderati; dall’altra gli avvocati difensori del mister. Normale polarizzazione di fronte a una contrapposizione che sembra più formale che sostanziale, almeno per il momento.
Che Mattioli sia uomo sanguigno e diretto lo abbiamo imparato già tanti anni fa. Dalla strigliata in diretta tv a Cozzolino (“C’è gente che non merita di giocare”) al “sabadon” pronunciato nei confronti del direttore del Guerin Sportivo prima del debutto in serie B, passando per le stoccatine a Brevi quando ancora il tecnico milanese guidava la SPAL in Lega Pro. I precedenti sono tanti e ogni volta emerge il dibattito sull’opportunità o meno di dare in pasto alla stampa certi pensieri. E’ un falso problema, perché Mattioli segue la sua natura a prescindere dalla categoria d’appartenenza: l’ambiente mette in conto queste piccole fibrillazioni e anche Semplici, dopo tre anni, è consapevole di questo. Sicché viene spontaneo pensare non sia affatto preoccupato.
Non tutte le uscite più fragorose del presidente però sono uguali. Alcune sono fatte per puro autocompiacimento da applausi (diciamo la versione del Mattioli-tifoso), altre sembrano del tutto calcolate. Nel caso di Udine, siamo in questo campo. Il volto del presidente in zona mista non era quello di una persona tesa e in preda ai fumi del post-partita. Infatti anche la scelta dei termini è stata accurata, quasi al limite del giro di parole, quasi a mandare un messaggio in codice (ma non troppo) all’intero ambiente: di intoccabile c’è nessuno se il bene supremo è la permanenza in serie A. Soprattutto se si è ribadito pubblicamente a più riprese che alla fine verrà conquistata.
Per cui Semplici ora rischia? No, affatto. Né è realistico pensare che Mattioli volesse delegittimare il suo allenatore agli occhi della squadra. Più probabile invece che volesse far leva su un meccanismo psicologico già azionato poco più di un anno fa, quando la SPAL metteva in fila due sconfitte a fine marzo (con Frosinone e Avellino) e scivolava al terzo posto. Lì subentrò il timore che la benzina fosse già finita e la corsa alla serie A potesse essere compromessa. In quell’occasione Mattioli punzecchiò Semplici fresco di panchina d’oro:“Siamo una squadra che deve restare umile per poter fare qualcosa di buono e non pensare solo a prendere premi a destra e a manca e a finire sui tg nazionali“. Per tutta risposta il mister disinnescò il potenziale esplosivo con l’arma dell’ironia (“Sbagliano quelli bravi, figuratevi io“) e riportò il sereno grazie anche a una bella prestazione della sua squadra contro il Novara. Di fatto si presenta uno scenario simile e Mattioli scommette sulla molla delle motivazioni extra. Resta da capire se allenatore e squadra interpreteranno il tutto allo stesso modo.
Perché il contesto è un tantino cambiato e le critiche mosse nel post-Udine sono di natura diversa. Hanno a che fare con l’approccio e la gestione psicologica in campo, non tanto con l’umore generale nell’ambiente. Non deve sorprendere che la SPAL passi sistematicamente in svantaggio (14 volte su 21) vista la sua condizione di neopromossa, ma che prenda sistematicamente gol negli inizi di partita e in situazioni evitabili quello sì. La squadra di Semplici è terza in classifica per gol incassati nella prima mezz’ora di gioco dopo Napoli (!) e Udinese. Così come è terz’ultima nella classifica dei gol segnati sempre nei trenta minuti iniziali: peggio hanno fatto solo Benevento (16% del totale) e Sassuolo (21%). In compenso conforterà sapere che anche l’Inter non brilla, essendo a poca distanza dalla SPAL in questa graduatoria.
Numeri che insomma sembrano giustificare la tesi di fondo proposta da Mattioli: gli errori dei singoli pesano, ma forse è l’intera squadra ad avere un’impostazione eccessivamente prudente. Non sorprende quindi che il presidente chieda di vedere sempre la SPAL del secondo tempo della “Dacia Arena”. Il punto è: una SPAL del genere è possibile? La speranza (condivisa anche da Semplici) è che gli innesti di Cionek, Kurtic ed Everton possano dare maggiore solidità al 352 di partenza, consentendo così di poter prendere l’iniziativa più spesso, soprattutto quando ci sarà da fare la partita negli scontri diretti. Facendo contenti tutti, almeno fino alla prossima puntata.