Ciao Luca,
ti scrivo questa lettera, sconveniente, a nome mio. Non sono portavoce di nessuno e ti esprimo la mia personale gratitudine. Mi attirerò gli strali di chi giustamente sostiene che i giocatori passano e la SPAL resta, che la maglia è il simbolo e chi la riempie è un privilegiato temporaneo che per una o mille volte può indossare il nostro sogno. Ma fa niente. Non avrei voluto scriverti, perché mi sembrava scontato, troppi post mielosi e lacrimevoli sui social.
Ma poi ci ho ripensato, ho letto la tua intervista ed ho creduto che fosse giusto scriverti due righe dalle pagine de “Lo Spallino”. Verissimo che i giocatori passano, ma i simboli rimangono e tu assieme ad altri tuoi compagni siete stati gli eroi che compirono l’impresa. Quella cavalcata, preparata da prima del vostro arrivo dalla famiglia Colombarini con l’acquisizione dei diritti per la C2 o come si chiamava, fino alla follia di Terni. Tu incarni tutti noi. Io ho pianto solo una volta alla cessione di un giocatore, ero un bambino ed il giocatore ci chiamava Tiziano Manfrin, andò al Genoa in serie A, ti assomigliava fisicamente, capello lungo anni Settanta, classe ed eleganza erano il suo marchio di fabbrica. Le lacrime non vanno sprecate e poi la tristezza, quella vera, è altro. La tua diversità, in campo e fuori era visibile. Anni Settanta, spirito di un calcio che non esiste più, grinta e applicazione, libri al posto delle sedute dall’estetista, una buona birra fredda al posto di un vino da cento euro al bicchiere, la tua famigerata Punto al posto del SUV che consuma un litro al metro. La poesia è tutto questo. Essere il capitano, anzi “al capitani”, come si dice in dialetto, della SPAL è il coronamento di una carriera, nemmeno, Messi, Ronaldo, Rivera o Mazzola possono fregiarsi di questo onore. Nessuno di loro ha indossato la fascia che fu di Oscar e di Lucio, tu Luca invece potrai fregiarti per sempre di avere avuto questo fantastica e meritevole fortuna. Tu Luca sei stato il capitano del nostro esordio all’Olimpico e questo basta e avanza, per noi. Per sempre.
I miei capitani biancazzurri, quelli che ricordo con maggio affetto sono stati Mauro Gibellini, Rosario Rampanti, Beppe De Gradi, Pino Brescia, Fausto Pari, Andrea Pierobon, Emanuele Cancellato. Poi quest’anno, tu e Mirco. Ti auguro un fantastico proseguimento di carriera. No, spero che in campo però di non incontrarti più, qualsiasi altra casacca indosserai mi causerà l’orticaria. Ti auguro di laurearti in filosofia al più presto, con una tesi sulla curva Ovest, “Da Socrate all’Anarchia, la curva Ovest, la Stairway to Heaven di Ferrara”. Ti attendo sugli spalti del Mazza per tributarti un applauso a ventimila mani per almeno dieci minuti, come si confà ad un tenore dopo la più grande performance canora della sua carriera. Niente altro avevo da dirti, grazie ancora per ciò che hai fatto e ciò che sei. Cogito ergo sum, diceva il bel Renè (no, non Vallanzasca) e tu Luca sei davvero una gran bella anomalia in questo mondo del calcio, fatto di finzioni e paillettes, hai indossato, sudato ed onorato, la mia maglia, la più bella ed inarrivabile di tutte. E di questo te ne sarò eternamente grato. Forza SPAL, ora e sempre.