Archiviato l’1-1 conquistato alla Dacia Arena di Udine, la SPAL è attesa da un altro impegno tutt’altro che facile: domenica al Paolo Mazza di Ferrara arriva l’Inter per l’anticipo dell’ora di pranzo (calcio d’inizio alle 12,30). Antenucci e compagni cercano punti importanti per non perdere troppo terreno dalle concorrenti alla salvezza: farli con i nerazzurri, nonostante a tutti gli effetti siano a secco di vittorie da quasi due mesi rimane, una questione abbastanza proibitiva. Però i biancazzurri di mister Leonardo Semplici in casa hanno già dimostrato di saper tenere testa alle big: il Napoli capolista, costretto agli straordinari per portare a casa il bottino pieno, ne è un esempio. Per farci raccontare come se la passa la truppa di Spalletti abbiamo raggiunto telefonicamente un collega, Stefano Migheli che scrive per interlive.it.
Stefano, l’Inter non vince dal 3 dicembre, cosa è successo?
“Credo che per un motivo o per l’altro sia finito il periodo d’oro che durava da inizio stagione perché la squadra ha subito un calo fisiologico. Era scontato che prima o poi arrivasse. Era da mettere in preventivo che l’Inter non potesse continuare a tenere un ritmo da scudetto. Fino alla sconfitta a San Siro con l’Udinese la truppa di Spalletti non aveva sbagliato praticamente nulla. Poi però dopo la prima battuta d’arresto si sono sgretolate le certezze su cui si basava il gruppo, come se tutto quello di buono fatto fino a quel momento fosse andato perduto. Le tre scoppole rimediate contro i bianconeri hanno tolto convinzione e probabilmente sono riaffiorati alla mente i fantasmi della pessima stagione scorsa. La cosa è un po’ preoccupante, se non addirittura allarmante: se ci si scioglie alla prima difficoltà vuol dire che si è fragili mentalmente. Ma è anche vero che è mancata un po’ di fortuna”.
Spalletti ha fatto capire senza troppi giri di parole che serviva qualche intervento sul mercato, c’è soddisfazione per i nuovi arrivi?
“Senza ombra di dubbio due soli innesti per gli obiettivi per i quali corre l’Inter sono pochi, la rosa è di qualità ma non è ampia a sufficienza: 13, 14 effettivi non sono abbastanza per competere ad altissimi livelli, perché se manca qualcuno nei ruoli chiave diventa un bel problema. Mi riferisco in particolare ai centrali difensivi: l’infortunio di Miranda con il Sassuolo ha evidenziato che la coperta era corta. L’acquisto di Lisandro Lopez serviva proprio a livello numerico, se poi sia effettivamente un buon giocatore sarà il campo a stabilirlo. Per uno straniero di medio profilo non è facile venire a dettare legge nel campionato italiano, serve prima un periodo di ambientamento. I titolari sono Miranda e Skriniar e va benissimo così. Per quanto riguarda Rafinha l’incognita è la condizione fisica, perché non gioca da molto tempo. Il lungo periodo ai box credo che vada a incidere, sia nel medio che nel lungo periodo, sulle sue prestazioni. Tecnicamente non si discute. Ha qualità ma bisogna trovargli la giusta collocazione, in modo da esaltarne le caratteristiche. A mio avviso mancano due pedine fondamentali: un mediano e un trequartista. I nomi giusti sono quelli che circolano in questi giorni: Ramires e Pastore. Il primo darebbe solidità, equilibrio e sostanza ad un centrocampo che, soprattutto in trasferta, soffre quando gli avversari provano a colpire l’Inter in transizione; mentre il secondo aumenterebbe la qualità e permetterebbe di trovare soluzioni alternative ad Icardi. Entrambi sono due top player, quelli che a tutti gli effetti mancano ai nerazzurri per fare il definitivo salto di qualità. Ma Sabatini ed Ausilio hanno le mani legate dal fair play finanziario e dalla istituzioni cinesi che limitano grossi investimenti e impediscono a Suning di aprire il portafoglio”.
Qual sarà secondo te la probabile formazione dell’Inter?
“Sicuro non partirà Rafinha dal primo minuto perché si sta allenando da pochissimo con il gruppo e Spalletti deve ancora capire dove può rendere al meglio. Alla Pinetina è stato provato spesso sull’out di destra, scambiandosi frequentemente di posto con Candreva, impiegato alle spalle dell’unica punta Icardi. Se sta bene e dimostra di integrarsi subito nel sistema di gioco l’allenatore potrebbe ritagliargli qualche scampolo di gara. Formazione schierata secondo il consueto 4-2-3-1: tra i pali Handanovic; in difesa, da destra a sinistra, Cancelo, Miranda, Skriniar e uno tra D’Ambrosio e Nagatomo perché Santon in questo momento non è affidabile; davanti a loro Gagliardini e Vecino, con Candreva, Borja Valero e Perisic ad agire dietro Icardi. Brozovic pronto a subentrare dalla panchina per provare a sbloccare la situazione in caso di necessità”.
E la SPAL in che modo può impensierire i nerazzurri?
“Tatticamente, anche perché Semplici è molto bravo sotto questo punto di vista. Credo che sia intenzionato a fare grande densità a centrocampo per limitare l’azione e l’imprevedibilità di Borja Valero sulla trequarti campo ma al tempo stesso raddoppiare sulle fasce, dove l’Inter è abituata a spingere molto sfruttando le sovrapposizioni di tra Cancelo e Candreva da una parte e fra Nagatomo e Perisic dall’altra. La SPAL penso che si concentrerà soprattutto a non sbagliare passaggi in fase di transizione per trasformare l’azione da difensiva in offensiva e colpire in contropiede. I biancazzurri a centrocampo sono in superiorità numerica, e gli interpreti nerazzurri seppur più forti tecnicamente possono andare in difficoltà quando vengono pressati. Il pallino del gioco l’avrà l’Inter, sicuro, con la SPAL dietro la linea della palla ma deve essere coraggiosa e non abbassarsi troppo. Se la truppa di Semplici giocherà con la giusta cattiveria agonistica quella di Spalletti dubito torni da Ferrara con più di un punto, viste le ultime prestazioni che in questo periodo mancano di cinismo e faticano parecchio a trovare dei varchi nelle difese avversarie. Antenucci, invece, è in forma, può far male”.