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Il calcio italiano non se la passa troppo bene, se ne è avuta dimostrazione anche in questo gennaio fatto di tante chiacchiere e pochi affari. Complice una crisi devastante e un senso di divisione che parte dalla classe dirigente e arriva fino ai settori giovanili, i botti di mercato non si sono visti.
Però si può dire che la SPAL, debuttante al gran ballo della nobiltà (si fa per dire) della massima serie, si è fatta rispettare. Perché innegabilmente l’arrivo di Kurtic può essere collocato sul podio delle operazioni più importanti del mercato in entrata. Forse solo dietro all’acquisto di Babacar da parte del Sassuolo e di Giaccherini al Chievo. Ci sarebbe anche Rafinha all’Inter: ma in questo caso pesano le modalità d’acquisto (prestito) e le condizioni fisiche tutte da valutare del talento brasiliano.

Ad ogni modo, il lavoro del ds Vagnati può essere considerato positivo. C’erano tre obiettivi: puntellare la difesa, irrobustire il centrocampo e piazzare i giocatori in esubero. Ne sono stati raggiunti due… e mezzo. In difesa l’arrivo di Cionek al posto di Oikonomou ha senz’altro aumentato l’affidabilità del reparto arretrato. Il brasiliano di Polonia in due apparizioni ha già lasciato intravedere di essere un giocatore concreto e senza fronzoli, dotato di ottima personalità. Desta curiosità l’ultimo arrivato Simic, di fatto l’alternativa “under” al corteggiatissimo Bonifazi. Non è un mistero che Semplici avrebbe voluto riabbracciare il difensore del Torino, che per fisicità, tecnica e sfrontatezza avrebbe rappresentato un innesto prezioso pur in un contesto diverso da quello della serie B. Da parte sua il croato arriva con buone referenze e un pochino di esperienza in meno: probabilmente avrà bisogno di un breve periodo di rodaggio, che ovviamente non sarebbe servito a Bonifazi. Di fronte a questi due arrivi aleggia tuttavia un fantasma: quello del difensore esperto. Un profilo invocato da più parti, quello del califfo tutta esperienza in grado di risolvere le situazioni più intricate e dare maggior scelta a Semplici, di fronte alle incertezze palesate da Salamon e Vaisanen. Qualcuno come fu Cottafava nel gennaio 2015. Vagnati più di un pensiero lo ha fatto, ma ha anche dovuto fare i conti con l’offerta assai scarsa che il mercato proponeva. Anche perché i pochi giocatori in vendita – a maggior ragione se italiani – avevano un prezzo (e un ingaggio) non esattamente da saldi invernali. Avanti quindi con Vicari e Felipe come titolari, nella speranza che soprattutto il brasiliano possa superare definitivamente i problemi fisici e dare il contributo di esperienza e sicurezza che in estate ci si aspettava da lui.

Nel reparto mediano di Kurtic si è già detto: lo sloveno a conti fatti rimpiazza Rizzo, aggiungendo fisicità, potenza e duttilità. La SPAL perde qualcosa in termini di tecnica, ma d’altra parte la collocazione dell’ex Bologna nel 352 di Semplici è apparsa problematica fin da subito. Kurtic invece può agire indistintamente da mezzala e da trequartista e dare un contributo notevole anche in fase difensiva per una SPAL meno bella, ma decisamente più concreta. Con lui da Bergamo è arrivato Dramé, già da tempo separato in casa con l’Atalanta. Vagnati ha colto la palla al balzo, considerata la situazione di Pa Konate: ingaggiando il senegalese si è assicurato una valida alternativa per la fascia sinistra. Dramé viene descritto come un giocatore solido e un professionista serissimo. Resta da capire quanto impiegherà a ritrovare il ritmo partita e quindi che tipo di contributo potrà dare alla causa. Ma se non altro occupa una casella che rischiava di rimanere scoperta.
Everton Luiz invece ha occupato l’armadietto che fu di Mora. La partenza del capitano rappresenta uno dei passaggi più discussi e controversi della stagione: c’è chi sostiene che sarebbe potuto rimanere a fare la sua parte, la SPAL evidentemente ha pensato il contrario. Puntando su un giocatore sostanzialmente sconosciuto al pubblico italiano, ma che sulla carta dovrebbe permettere alla squadra di mutare assetto tattico in caso di necessità e garantire una maggiore capacità di interdizione nel reparto centrale. Everton in Serbia ha dato prova di essere un autentico mastino, in grado di recuperare palla con decisione e far ripartire rapidamente l’azione. Dovrà dimostrare di saper fare lo stesso anche in un campionato più complicato e tattico.

Sul fronte cessioni la SPAL ha mandato in prestito in serie C un paio di giocatori (Bellemo al Padova, Della Giovanna all’Arezzo) ancora a secco di minuti e con poche speranze di averne e ha lasciato andare Cremonesi (era in scadenza a giugno) all’Entella in serie B. Sono invece rimasti Poluzzi (Padova e Casertana sembravano le più interessate) e Pa Konate. La SPAL quindi chiuderà la stagione con quattro portieri in rosa. Per lo svedese Vagnati sperava di trovare una sistemazione in prestito, ma l’ulteriore mese che lo attende prima di un ritorno in campo (si è fratturato in piede nell’unica partita giocata in Coppa Italia) ha scoraggiato i potenziali acquirenti. Il mancino rimane quindi a Ferrara, presumibilmente fuori lista. Il suo contratto scadrà nel 2020.
Complessivamente il budget è stato leggermente sforato (lo ha ammesso anche Walter Mattioli domenica scorsa), complice anche la volontà di trattenere tutti i giocatori importanti. Gli interessamenti per Lazzari, Vicari, Viviani, Mattiello, Schiattarella e pure Salamon non sono mancati, ma la SPAL ha sempre detto “no”, confidando di poterne riparlare a giugno e possibilmente passare all’incasso. In serie A, ovviamente.