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E’ il 25′ del secondo tempo a “Marassi”, Lazzari ha da poco segnato al Genoa in contropiede, in inferiorità numerica, permettendo alla SPAL di pareggiare il rigorino di Lapadula. Bene, la giustizia calcistica sembra aver fatto il suo corso. Semplici opta per il primo cambio: fuori Paloschi, dentro Floccari. Giusto così, Paloschi non l’ha vista, è da quattro partite che non segna, voto 5,5. Floccari è più adatto a tenere alta la squadra, sostituzione doverosa, quasi necessaria. Di fischi non se ne sentono perché Paloschino non si fischia mai per l’impegno che mette, ma dallo spicchio spallino non è che siano arrivati applausi scroscianti. Insomma, tutti stavano aspettando questa mossa da parte del mister che puntualmente è arrivata.

Un’altra partita a secco, resa ancor più complessa dall’espulsione di Vicari che ha costretto lui e Antenucci ad abbassarsi per aiutare il centrocampo e quindi a giocare ancor più lontano da Perin. Tradotto: un supplizio per chi, come Paloschi, vive per le giocate sporche nel cuore dell’area, le “scarabuzlone“, i tiri di punta o le zampate a mezzo centimetro dalla riga di porta. Insomma, di opportunità di segnare l’ex Chievo ne ha avute zero e se n’è create zero. Il lavoro per la squadra, pur non essendo la sua dote principale, però, è stato fondamentale. Agli occhi di tanti, invisibile. Perché nell’azione del gol di Lazzari la giocata decisiva è tutta sua e arriva in una zona del campo dove nessuno si sarebbe mai aspettato di trovare Paloschi, che di gol in carriera ne ha segnati – tra Serie A e Premier League – 58, ma solamente tre di questi da fuori area: il primo in assoluto, all’esordio con il Milan, dopo 20” dal suo ingresso in campo contro il Siena; uno in maglia Chievo proprio al “Ferraris”, ma alla Sampdoria; l’ultimo nell’esperienza allo Swansea.

Tutti ad elogiare – noi compresi nelle nostre pagelle – l’intervento con cui Everton Luiz ha recuperato il pallone decisivo, ma dopo aver visto e rivisto le immagini a bocce ferme (e ad articoli pubblicati) è impossibile non accorgersi che la giocata decisiva per lanciare Schiattarella, creare la superiorità numerica in contropiede e far spazio alla galoppata di Lazzari è stata proprio di Paloschi. Il tutto a ottanta metri dalla porta di Perin, praticamente in una zona a lui sconosciuta. Il classico lavoro sporco che Semplici chiede alle sue prime punte, quello che la punta scuola Milan sta facendo per la squadra è sotto gli occhi di tutti ed evidentemente quando davanti c’è il Genoa i suoi occhi si infiammano ulteriormente. Da sottolineare anche la corsa a perdifiato per seguire l’azione e magari raccogliere dalla spazzatura proprio una respinta, un rimpallo o un assist.

Anche all’andata una sua sponda, conquistata con cattiveria e in equilibrio precario, fu determinante per mettere Antenucci nelle condizione di segnare l’1-0 che regalò i tre punti alla SPAL.

Il concetto da sottolineare, in sostanza, è solo uno: venti gol in un solo campionato Paloschi non li farà, nè ora nè probabilmente mai, e chi si aspettava il contrario dovrà rivedere il proprio sesto senso (a 6 reti è già oltre la media stagionale in carriera). Ma sull’apporto del giocatore c’è poco da dire o discutere: quello c’è, e sempre ci sarà, ed è proprio per questo che Semplici continua a schierarlo da titolare e il “Mazza” può perdonargli i 326 minuti di astinenza senza farsi venire alcun dubbio, la sua maglia a fine partita sarà sempre sudata.