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SPAL e Roma arrivano all’appuntamento del Paolo Mazza con obiettivi diversi: i biancazzurri cercano punti fondamentali per la volata salvezza che sta entrando sempre più nel vivo, mentre i giallorossi devono difendere il piazzamento Champions League dagli attacchi di Lazio e Inter. Come da tradizione abbiamo cercato di fare il punto della situazione a Trigoria con Fabrizio Pastore de IlRomanista.

Fabrizio, per la Roma la partita con la SPAL sarà la sesta in una ventina di giorni, a Trigoria si inizia ad accusare un po’ di stanchezza?
“Non per fare la punta ai chiodi, giusto per rendere meglio l’idea: ne ha altre cinque nelle prossime due settimane. Ciclo a dir poco impegnativo. Non credo siano stanchi a livello fisico, però è sotto gli occhi di tutti che le partite precedenti o successive ai turni di Champions League non sono mai state giocate bene come quelle di andata e ritorno in Europa con Shakhtar Donetsk e Barcellona. I risultati sono stati spesso positivi, ma non sono mai arrivati grazie a prestazioni eccezionali. Basta guardare ad esempio all’ultima con il Genoa: la Roma ha vinto però non ha convinto. Quindi, presumo che i giallorossi qualcosina sotto l’aspetto mentale lo paghino. Non a caso dopo la gara dell'”Olimpico” in conferenza stampa Di Francesco si è lamentato. Ma è tutta la stagione che si nota questo calo. Poi con il Liverpool si gioca di martedì, un giorno in meno per riposare”.

A proposito: dopo trentaquattro anni la Roma torna a giocare una semifinale di Champions League. La testa è già proiettata ad Anfield?
“Domanda da un milione di dollari. O meglio: è quella che ci stiamo facendo tutti. La Roma non può permettersi di lasciare nulla al caso perché nel turno infrasettimanale di campionato Lazio e Inter hanno vinto e quindi ci sono ancora tre squadre appiccicate in classifica nello spazio di un punto. Nel caso di un passo falso i giallorossi possono scivolare giù, oltre in quarto posto utile per la qualificazione”.

Appunto, oltre a giocare la semifinale bisogna garantirsi anche un posto per l’anno prossimo. E Lazio ed Inter non mollano di un centimetro.
“Vero. Almeno a Firenze si pensava che la Lazio potesse perdere qualche punto per strada, almeno un pareggio, invece, niente. E per fortuna che all’ultima giornata giocano contro i nerazzurri perché hanno un calendario tutto sommato abbastanza facile. Facciamo un rapido calcolo: adesso come adesso alla Roma servono 13 punti in cinque giornate per essere sicuri di arrivare in Europa l’anno prossimo. Insomma, non è che ci siano molti margini di errore. Inoltre deve giocare ancora contro la Juventus, gara in programma nella penultima giornata di campionato. Il cui quoziente di difficoltà dipende molto dal risultato che ottengono i bianconeri con il Napoli domenica. Detta come va detta, la Roma non può assolutamente permettersi di rischiare perché la classifica avulsa non la premia a causa della peggior differenza reti rispetto alle concorrenti. Ragion per cui sottovalutare la partita con la SPAL potrebbe essere un grave errore che si pagherebbe poi a caro prezzo, Questo comunque non vuol dire che l’esito sarà scontato, la squadra di Semplici in casa è stata in grado di fermare sia la Juventus che l’Inter”.

Allora concentriamoci sulla gara imminente. Quale pensi sia l’undici anti-SPAL?
“La notizia è che Kolarov non è stato convocato, ufficialmente per un affaticamento muscolare, ma credo che si tratti di turnover. Al suo posto dovrebbe giocare con ogni probabilità Jonathan Silva, esterno sinistro in prestito dallo Sporting Lisbona che non ha ancora debuttato in serie A. Ma è stato convocato anche Luca Pellegrini terzino sinistro che ad oggi gioca nella Primavera giallorossa e che di recente ha firmato il prolungamento di contratto fino al 2022 per sottrarlo dalle grinfie di Juventus e Paris Saint Germain. Per il resto nessuna novità sostanziale, Di Francesco penso sia intenzionato a schierare il classico 4-3-3. Tra i pali Alisson; davanti a lui Bruno Peres – Florenzi in panchina perché a scanso di sorprese sarà lui il titolare in Champions League contro il Liverpool -, Manolas, Fazio e Jonathan Silva; a centrocampo Pellegrini (Lorenzo), De Rossi e Nainggolan; sugli esterni El Shaarawy e Under, e al centro dell’attacco Dzeko, a meno che non scelga lui di non partire dall’inizio nel caso non si senta in condizione. Se così fosse, Schick di punta. Ma è una decisione che spetta all’attaccante bosniaco, Di Francesco non ci rinuncia mai perché è fondamentale nel suo scacchiere tattico, infatti fino ad ora ne ha saltata solo una per squalifica, al massimo è entrato a gara in corso, come a Bologna dove ha segnato. Solo in panchina, quindi, Juan Jesus e Strootman”.

La Roma qualche volta ha fatto fatica in trasferta ad avere la meglio sulle squadre piccole, come dimostrano i pareggi con il Genoa nel girone d’andata e quello di Verona, sponda Chievo.
“Sì, è vero. Tende a soffrire le squadre che si chiudono. Non è un caso che giochi molto meglio in Champions League rispetto al campionato: la Roma si esprime meglio contro squadre che fanno la partita. Mentre soffre quando affronta quelle che stanno sotto la linea della palla e tengono i reparti molto corti a ridosso della loro area di rigore. Ma a mio avviso fa più fatica quando queste situazioni capitano in casa piuttosto che in trasferta. Infatti lontano dall’Olimpico la Roma ha conquistato più punti: le sconfitte sono arrivate più che altro davanti al proprio pubblico, tipo Sampdoria e Atalanta. Questo forse perché le piccole nel loro stadio non piazzano le barricate”.

In molti consideravamo di Di Francesco un integralista. Invece, ha dimostrato di saper cambiare. Emblematico il passaggio alla difesa a tre nella partita all’Olimpico con il Barcellona.
“Diversi lo hanno definito come un fervo sostenitore del pensiero di Zeman, ma a dir la verità dalla filosofia dell’allenatore boemo – che qui conosciamo molto bene – ha preso solo il pressing alto. La squadra gioca alta, ma non in modo scriteriato: molti fuorigioco – nove contro la Lazio – mai fuori luogo. La difesa della Roma di Di Francesco è solida perché l’allenatore cure le fasi di non possesso in maniera quasi maniacale, un po’ di dati per fare un esempio: 19 partite senza prendere gol e dieci partite concluse senza subire neanche un tiro in porta. E per quanto riguarda la partita di ritorno con il Barcellona, l’unica cosa che si può fare è togliersi il cappello, anche perché è riuscito a trovare una posizione più congeniale a Nainggolan, tra le linee”.