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La partita del “Bentegodi” tra Hellas Verona e SPAL di domenica (ore 15) rappresenterà davvero l’ultima spiaggia per gli scaligeri, così come varrà come ultimo treno per la salvezza per i biancazzurri. Per inquadrare i temi di questo delicato scontro diretto abbiamo fatto quattro chiacchiere con un collega che segue da vicino l’Hellas, Matteo Fontana, giornalista di Hellas1903.it.

Matteo, dopo la sconfitta col Genoa quante possibilità ha l’Hellas Verona di salvarsi?
“Ragioniamo così: ci sono quattro partite, diamo l’1% di possibilità di vittoria al Verona per ognuna e otteniamo un misero 4%. Dai, arrotondiamo a 5%, per essere generosi. Ma in realtà non ci sono molti margini per essere ottimisti perché i numeri non mentono: il Verona per superare il Crotone dovrebbe recuperare sette punti, in virtù degli scontri diretti sfavorevoli. Stesso discorso nei confronti del Chievo per una questione di differenza reti complessiva, nettamente negativa alla squadra di Pecchia. Solo che la sconfitta di Genova suona come quella della definitiva resa, anche se l’aritmetica ancora non condanna gli scaligeri. Certo che pensare ad un Verona ancora in corsa per la salvezza è abbastanza azzardato, rientriamo nel campo dell’imponderabile”.

E con che stato d’animo sta preparando la partita di domenica con la SPAL?
“Non possiamo parlare di un Verona in disarmo totale perché il ritornello al centro sportivo è sempre quello, ‘finché la matematica non dice che siamo ufficialmente in B noi continuiamo a lottare’. Attorno, però, c’è un profondo malumore da parte della tifoseria. L’Hellas domenica tenterà di vincere la partita con la SPAL per alimentare ancora la piccola fiammella della salvezza prima delle ultime tre giornate di campionato. Bisogna anche vedere cosa fanno le altre squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere: il Chievo va a Roma, mentre il Crotone ospita il Sassuolo. Ma lo spirito per forza di cose non può essere dei più positivi, perché dopo il derby vinto con il Chievo, eccezion fatta per il successo di rigore con il Cagliari, il Verona ha sempre perso, e pure male tra l’altro. La squadra è proprio in crisi profonda, senza girarci troppo attorno”.

Se dovessi puntare il dito contro qualcuno chi indicheresti come colpevole?
“Non è facile perché in un caso come questo è opportuno guardare a tutti i livelli. Di sicuro le risorse investite sono state poche, ma non era certo un mistero: il presidente Setti ha sempre ribadito che la priorità era salvaguardare il bilancio, e quindi il denaro messo a disposizione è stato una diretta conseguenza di questa politica. Ma è anche vero che sono stati commessi degli errori nel momento in cui è stata allestita la rosa: si sono creati troppi equivoci, lampanti i casi di Cassano, Pazzini e Bessa. L’organico non è all’altezza. In qualche occasione Pecchia è riuscito a porre un rimedio, ma in altre circostanze no. Il tecnico, alla prima esperienza su una panchina in Serie A, ha pagato lo scotto del noviziato. Senza dimenticare poi gli infortuni: Cerci è stato fuori tre mesi e mezzo, Kean, sulle spalle del quale ad un certo punto del campionato pesava tutto l’attacco è ai box da un po’ e difficilmente riuscirà a rientrare per queste battute conclusive. Insomma, si sono concatenate tutte una serie di circostanze negative, chiaro segnale che una stagione iniziata male non può che finire peggio: inevitabilmente, salvo clamorosi miracoli, tutti questi fattori porteranno alla retrocessione”.

A proposito di bilancio: nel caso in cui anche la SPAL dovesse andare in B, l’Hellas prenderebbe più soldi dal paracadute messo a disposizione dalla Lega di A a favore delle retrocesse. Può essere una spinta in più per fare risultato?
“Senza dubbio può essere utile, ma che i gialloblù vadano in campo con maggiore determinazione per questo motivo è tutto da verificare. Se facciamo un discorso economico, chiaro che al Verona converrebbe che retrocedesse la SPAL, ma credo che proverà comunque a fare il proprio massimo indipendentemente dal paracadute. E poi bisogna sempre tenere d’occhio quello che succede sugli altri campi e considerare il fatto che mancano altre tre giornate alla fine del campionato, nonostante per la SPAL quello del Bentegodi sia un crocevia cruciale”.

Il peso specifico della posta in palio è enorme, che gara ti aspetti?
“Può succedere di tutto, anche un pareggio che non servirebbe a nessuna delle due squadre. Ma il segno ‘X’ in schedina non lo metterei: l’Hellas non ha assolutamente nulla da perdere e non può stare lì a speculare sul risultato, mentre la SPAL ha una grossa chance di ipotecare la salvezza, dovesse vincere al Bentegodi, a mio avviso riuscirebbe a mettere almeno un piede fuori dalla buca della retrocessione. È uno scontro diretto anomalo perché il Verona ha l’acqua alla gola e giocherà solo ed esclusivamente per tenere viva la speranza, vista la situazione, quindi non ha senso che non si prenda dei rischi. Però la SPAL dovrà dimostrare di riuscire ad invertire una tendenza che la vuole spesso difficile da battere ma allo stesso tempo in difficoltà a vincere le partite. Il Chievo giocherà con la Roma nell’anticipo del sabato, conoscendo il risultato di una diretta concorrente nella corsa alla permanenza in Serie A la squadra allenata da mister Semplici dev’essere golosa e farsi tentare dalla possibilità di tornare a Ferrara con tre punti in saccoccia. Non prendersi dei rischi sarebbe un peccato”.

Qual è l’undici anti-SPAL che secondo te ha in mente Pecchia?
“4-3-3. Nicolas in porta; difesa a quattro con Ferrari a destra dopo la squalifica, Caracciolo e Vukovic centrali, e a sinistra uno tra Felicioli e Souprayen; a centrocampo sono tornati a disposizione di Pecchia sia Calvano – che con molte probabilità soffierà il posto a Valoti – che Buchel, ma non è difficile rivedere ancora il primavera Danzi in cabina di regia. Ed è rientrato l’allarme Romulo, il capitano a meno di ricadute dell’ultimo minuto dovrebbe giocare dall’inizio; davanti Cerci e Fares sono sicuri di indossare una maglia da titolare, mentre Matos si gioca il posto con Verde”.