Mancano solo due partite alla SPAL per centrare la salvezza fissata come obiettivo stagionale. Un traguardo che appare alla portata e che i biancazzurri, guardando all’annata ormai in dirittura d’arrivo, possono dire di meritarsi ampiamente. La prima tappa dei prossimi decisivi 180 minuti porta la banda Semplici a Torino, per una sfida difficile ma non certo impossibile viste le poche pretese dei padroni di casa a questo punto della stagione. Per capire che aria tira sotto la Mole abbiamo fatto due chiacchiere con Valentino Della Casa, vicedirettore di Toro.it ed esperto conoscitore delle vicende granata.
Valentino, partiamo subito dall’attualità: domenica con una prestazione di spessore il Torino ha sostanzialmente deciso il campionato, fermando il Napoli al San Paolo. La squadra sembra in salute e decisa a non regalare niente
“Diciamo che Mazzarri ha battuto moltissimo il chiodo sull’idea della riconferma, sulle valutazioni anche in ottica futura. Queste ultime due sono le settimane in cui magari chi ha giocato di meno verrà valutato in vista della prossima stagione. La squadra è abbastanza in salute e probabilmente non giocherà qualche elemento della formazione tipo, ma l’idea comunque è quella di non concedere nulla. Certo è che il Torino non ha più niente da chiedere al campionato, mentre la SPAL si gioca la salvezza, quindi i valori potrebbero rovesciarsi rispetto alla normale realtà delle cose”.
Guardando alle scelte di formazione, Mazzarri negli ultimi tempi ha mischiato un po’ le carte davanti, mentre dietro il punto fermo rimane la rivelazione N’koulou. Quali sono i pericoli maggiori per la SPAL?
“In questo momento Adem Ljajic: dopo un periodo buio in cui non giocava praticamente più, è ritornato un elemento imprescindibile per la squadra. Gli altri tre nomi importanti per questo Torino sono ovviamente N’kolou, Sirigu e più di ogni altro forse De Silvestri, giocatore che col gol di domenica ha raggiunto il suo record personale di marcature in serie A (4). Chi invece si trova leggermente sulle gambe sono Iago Falque e Belotti, tenuti in panchina a Napoli per scarsa condizione, ma anche per provare un cambio di modulo con le due punte. Niang purtroppo non ha ripagato al meglio i quindici milioni spesi e resta un oggetto misterioso. In difesa Burdisso e Moretti, a dispetto delle attese, stanno tirando la carretta discretamente, anche se domenica avrebbe giocato l’ex Bonifazi se non si fosse infortunato. Un peccato perché Mazzarri stava iniziando a dargli fiducia”.
All’andata i biancazzurri ottennero un pareggio in rimonta che fece andare su tutte le furie l’ex tecnico Mihajlovic. Domenica sulla panchina ci sarà invece un altro allenatore. Cosa è cambiato nel Torino da quando è arrivato Walter Mazzarri?
“Mazzarri rispetto a Mihajlovic ha portato sicuramente più tranquillità all’interno del gruppo, anche se il rovescio della medaglia è stato forse l’abbassamento del ritmo durante i novanta minuti di gioco. Le partite sono molto più anestetizzate, cosa che invece con Mihajlovic non si verificava. Il problema della gestione del tecnico serbo erano i clamorosi blackout che puntualmente vanificavano quanto di buono fatto nelle prime parti della sfida, a differenza della gestione Mazzarri dove tutto ciò s’è verificato in misura minore. Il tema generale di quest’anno è stato però la mancanza di concentrazione: troppi errori in diverse situazioni di gioco, troppi gol banali subiti, in particolare durante la prima parte di stagione”.
Sarà l’ultima partita della stagione giocata di fronte al proprio pubblico, una motivazione in più per fare bene allo stadio “Olimpico Grande Torino”.
“Quello sicuramente, anche se da queste parti non si sta vivendo un periodo particolarmente splendido nel rapporto-squadra tifosi. Non ci sono contestazioni, ma c’è molta indifferenza. Si è visto anche il 4 maggio nella celebrazione di Superga, dove di solito vengono quattro/cinquemila persone mentre quest’anno se ne sono viste appena un migliaio. La gente vive questo finale in maniera distaccata, si è spento tutto l’entusiasmo che ha retto fino a dicembre e da lì in poi tutto è andato in calando. Mazzari ha provato a riportare qualcosa con il filotto di quattro vittorie consecutive, battendo tra l’altro l’Inter, ma era solo un’illusione destinata a svanire”.
Parliamo di ex: Alfred Gomis ha dimostrato di potersi giocare bene le sue carte in questa categoria. C’è qualche rimpianto per averlo fatto partire praticamente a costo zero?
“Non eccessivamente, anche se il ragazzo ha dimostrato di poterci stare eccome nella massima serie. Gomis aveva bisogno di giocare, non c’era spazio per lui e lo stesso giocatore ha preferito di conseguenza misurarsi da un’altra parte. Il Torino ha preferito puntare sull’esperienza di Sirigu e direi che i risultati hanno dato ragione a questa scelta. Gomis si è giocato la sua occasione all’inizio della scorsa stagione, quando ha sbagliato nel precampionato perdendo la titolarità che il Toro voleva affidargli. Da lì ha capito che non avrebbe avuto altre possibilità ed è passato prima al Bologna, poi alla Salernitana, e quest’anno in serie A. Non credo sia ancora un portiere pronto per giocare in Europa, ma mi ha molto sorpreso la scelta di Semplici di sostituirlo una volta tornato Meret. Il rendimento del senegalese, contando anche che ha giocato più partite, è stato a mio parere migliore”.
Pensi che le strade di Torino e SPAL possano incrociarsi di nuovo durante la prossima sessione estiva di mercato? A Ferrara il nome di Bonifazi è sempre di moda, mentre viceversa non è un mistero che Lazzari sia sempre piaciuto alla dirigenza granata
“E’ ancora presto per fare questi discorsi, contando che il destino della SPAL deve ancora essere deciso. I rapporti tra le due società sono buoni, penso che se il Torino dovesse avere dei giovani interessanti da provare si potrebbe aprire sicuramente un discorso con gli estensi. Non credo che in questi discorsi rientrerà Bonifazi, il giocatore sta lentamente salendo nelle gerarchie del tecnico che ha fatto diversi esperimenti con lui, provandolo prima terzino e poi difensore centrale, ruolo sicuramente a lui più congeniale. La sua idea è quella comunque di restare e provare a giocarsi le sue carte qui a Torino, anche senza avere la certezza di giocare. Da qui all’inizio del mercato però possono cambiare diversi scenari. Lazzari è un giocatore che piace e sicuramente negli schemi di Mazzarri può starci benissimo. Vediamo cosa succederà dopo le ultime due partite e chi verrà confermato per la prossima stagione”.
Ultima menzione per un altro grande ex: Mirco Antenucci domenica tornerà a Torino dove ha lasciato un buon ricordo (17 gol in 62 presenze). Cos’è cambiato da quel giocatore rispetto a quello attuale?
“Secondo me assolutamente nulla e questo può rappresentare il vero rammarico per il Torino. Ventura all’epoca non volle puntare su di lui e il giocatore ci rimase molto male, non a caso i rapporti tra i due non sono ottimali. Antenucci pensava di potersi giocare il suo anno in serie A dopo che era stato fondamentale per il ritorno nella massima serie, ma il tecnico aveva dei piani diversi e le strade si separarono portandolo altrove. La differenza con l’attaccante di oggi è che ha avuto la possibilità di giocare ed esprimersi al meglio. Non penso nemmeno sia cresciuto in personalità, quella ce l’ha sempre avuta. Semplici ha fatto bingo puntando su di lui, concedendogli libertà e alleggerendolo dalle pressioni che magari in un’altra dimensione sarebbero state più pesanti”.