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Quella conquistata dalla SPAL non è affatto una salvezza scontata: basta vedere la sorte che è toccata alle altre due neopromosse per capire quanto possa essere stato difficile superare l’impatto col massimo campionato, per di più dopo una sola stagione di transizione in serie B.

A 372 giorni dalla storica promozione in serie A è bastato un calcio di rigore di Mirco Antenucci, autentico simbolo di questa formazione, a spianare la strada ai biancazzurri verso una meritata permanenza nella massima serie con 38 punti conquistati, frutto di 8 vittorie, 14 pareggi e 16 sconfitte, con 37 gol fatti e 58 gol subiti. La stagione della SPAL, dopo un girone di andata di ambientamento, è svoltata nel momento in cui sembrava che la situazione dal punto di vista sportivo stesse per degenerare, col potenziale esonero di mister Semplici che appariva inevitabile dopo i rovesci con Cagliari e Milan. I suoi ragazzi, invece, hanno sbancato lo “Scida” di Crotone, prendendo la spinta necessaria per poter raggiungere l’obiettivo tanto desiderato. A distanza di un anno quindi, i biancazzurri hanno scritto una nuova pagina di storia: di seguito qualche considerazione sulla loro stagione.

– PORTIERI –

Alfred Gomis (1993) voto: 7,5
In un girone di andata in cui la SPAL ha stentato e non poco, il portiere senegalese ha rappresentato una piacevole sorpresa che ha quasi oscurato le notizie sui progressi post-infortunio di Meret. Arrivato per essere il dodicesimo, Alfred si è giocato da subito le sue carte con grande impegno e profitto, stupendo un po’ tutti nella sua prima stagione in serie A, compreso il commissario tecnico del Senegal che lo ha convocato prontamente, regalandogli il sogno di giocare la Coppa del Mondo in Russia. Professionista esemplare, sia quando si è trattato di cedere il posto a Meret sia quando, nella fase cruciale della stagione, è stato nuovamente chiamato in causa.

Alex Meret (1997) voto: 7
Il lungo corteggiamento estivo per farlo tornare a Ferrara ha dato i suoi frutti a metà agosto, riportandolo in una città che lo aspettava a braccia aperte. La SPAL lo ha ripreso consapevole che c’era una pubalgia da curare, ma i tempi di recupero si sono dilatati più del dovuto e, dopo qualche panchina e una presenza con la Primavera, il ritorno in campo è arrivato solo il 28 gennaio contro l’Inter, tra non poche perplessità visto il rendimento tenuto fino ad allora da Gomis. Dubbi che però sono stati spazzati via in poche settimane, con prestazioni sempre più convincenti, fino al nuovo infortunio alla spalla contro la Roma che lo ha costretto a terminare il campionato anzitempo. La sfortuna non gli impedirà comunque di essere ricordato con enorme affetto dal pubblico ferrarese.

Gabriele Marchegiani (1996) e Giacomo Poluzzi (1988) voto: 6
Apparentemente solo delle comparse in lontananza, nei fatti due ragazzi che settimana dopo settimana si sono messi a disposizione in allenamento per dare il proprio contributo. Non sono stati ripagati con del minutaggio, ma è la dura vita dei terzi o addirittura quarti portieri.

– DIFENSORI –

Francesco Vicari (1994) voto: 7
L’anno di B gli ha portato l’etichetta, per lo stile di gioco, di “nuovo Bonucci”, ma le incertezze su come avrebbe potuto comportarsi al primo anno di serie A ovviamente c’erano. Il difensore romano per mister Semplici è stato un punto cardine nel suo sistema di gioco e quando non è sceso in campo è stato o per un turno di riposo o per squalifica. La sua è stata un’ottima stagione nel complesso, condita da un gol ma anche da qualche errore vistoso, come i due autogol e il controllo superficiale da ultimo uomo che ha spianato la strada al gol di Politano contro il Sassuolo.

Thiago Cionek (1986) voto: 7,5
Mentre nel mercato di gennaio la SPAL continuava a sognare il ritorno di Kevin Bonifazi, si è tutelata acquistando il difensore polacco, non troppo conosciuto a queste latitudini, ma che aveva già calcato la serie A con la maglia del Palermo. Il debutto è arrivato a Udine e da quel momento non è più uscito dal giro dei titolari, eclissando Salamon. In dote ha portato qualità come l’abilità in marcatura, l’aggressività e la velocità, consentendo a mister Semplici di avanzare il baricentro di quindici-venti metri senza paura di lasciare troppo la profondità agli avversari. Una pallonata all’occhio in allenamento sembrava prospettargli un lungo stop, ma fortunatamente l’infortunio si è rivelato meno grave del previsto.

Felipe (1984) voto: 6,5
Quando il suo futuro pareva indissolubilmente legato alla maglia dell’Udinese, in estate è arrivata una clamorosa rottura che ha portato il difensore brasiliano a ripartire accettando l’offerta triennale della SPAL. Gli unici dubbi su di lui riguardavano i tanti problemi fisici che ne hanno contraddistinto la carriera, infatti già nel ritiro estivo un problema alla schiena lo ha tormentato, facendolo debuttare in campionato solo a San Siro, alla quarta giornata, contro il Milan. Non sempre le sue prestazioni sono sembrate all’altezza della sua carriera, ma il tecnico biancazzurro non ha mai rinunciato a lui quando era disponibile, dandogli anche la fascia di capitano in cinque occasioni. Un solo gol, ma in una partita per cuori forti come lo spareggio salvezza di aprile col Verona.

Lorenco Simic (1996) voto: 6
Le presenze per lui, arrivato a gennaio dall’Empoli, sono solamente cinque, delle quali un paio dal primo minuto, ma nella salvezza biancazzurra il giovane difensore croato ha messo un segno indelebile, con una grande prestazione e un’incornata di testa sugli sviluppi di un calcio d’angolo che ha riportato in vantaggio i suoi nella sfida cruciale di Crotone. Si è confermato un’alternativa sicuramente affidabile, tanto da insinuare dubbi nelle gerarchie del mister tra lui e Salamon in assenza di uno dei tre titolarissimi.

Bartosz Salamon (1991) voto: 5,5
Arrivato da Cagliari in contemporanea con Borriello, pareva inizialmente una possibile alternativa in caso di assenza di Vicari. Gli infortuni di Oikonomou e la poca affidabilità di Vaisanen lo hanno portato a essere schierato più spesso del previsto in un ruolo inedito per lui, ovvero come centrale di destra nella difesa a tre. Ci ha messo molta applicazione, questo è innegabile, ma probabilmente la marcatura non è la sua specialità principale e, quando si è trattato di far partire l’azione palla al piede, ha rischiato più volte di far secco qualcuno per un attacco cardiaco sugli spalti del “Mazza”.

Sauli Vaisanen (1994) voto: 5,5
Ha inevitabilmente pagato il salto dal campionato svedese. Alcune potenzialità si sono intraviste, ma la mancanza d’esperienza è costata cara. Di fatto è stato eclissato dall’arrivo di Simic.

CEDUTI A GENNAIO:
Marios Oikonomou (1992) 4,5 – Rimarrà nella storia per un paio di errori incredibili e poco altro.
Michele Cremonesi (1988) 5,5 – Uno degli eroi della B che ha pagato l’ulteriore salto di categoria.
Fabio Della Giovanna (1997) ng – Zero presenze, ha concluso la stagione in prestito nell’Arezzo.

– ESTERNI –

Manuel Lazzari (1993) voto: 8
La rivelazione assoluta del campionato, almeno per chi non lo conosceva. Si è imposto fin da subito come uno degli elementi chiave della SPAL, destando curiosità tra gli addetti ai lavori. Con la sua velocità ha messo in difficoltà molti diretti avversari, senza per altro perdere di vista la fase difensiva, che forse è stato l’aspetto in cui ha evidenziato i maggiori miglioramenti quest’anno. Restano da affinare i cross e certe letture in fase di non possesso, se dovesse riuscirci si imporrebbe come un esterno di caratura europea. Conclude anche con due reti, non poco per uno che “non segna mai”.

Federico Mattiello (1995) voto: 6,5
Una delle tante scommesse estive del ds Vagnati, ma non certo per le qualità tecniche, che lo avevano già reso uno dei giovani terzini italiani di maggiori potenzialità. Le incognite riguardavano il doppio infortunio che gli aveva fatto saltare gran parte dell’ultima stagione nel Chievo. Semplici, saggiamente, nelle prime partite ne ha centellinato l’utilizzo e poi non ha più rinunciato a lui. Doveva giocarsi il posto con Lazzari a destra, invece si è dimostrato molto duttile giocando gran parte della stagione sulla sinistra.

Filippo Costa (1995) voto: 6,5
L’ottima seconda parte di stagione in serie B lo ha reso fin da subito l’opzione numero uno per la fascia sinistra anche al piano superiore, vista la concorrenza non proprio temibile di un acerbo Pa Konate. Un infortunio a novembre gli ha fatto perdere il posto in favore di Mattiello, ma dopo il rientro il numero 33 si è dimostrato ancora una volta prezioso con le sue doti di corsa e generosità. Può migliorare in fase difensiva ed a 23 anni non è tardi per farlo.

Boukary Dramé (1985) e Pa Konate (1994): voto 5,5
Due scommesse in piena regola, altrettanti punti interrogativi. Dramé è parso lontano parente del solido esterno ammirato tra Chievo e Atalanta, Konate invece ha vissuto una stagione di ambientamento dopo essere stato catapultato in Italia dalla Svezia.

– CENTROCAMPISTI –

Pasquale Schiattarella (1987) voto: 7,5
Uno di quei giocatori a cui Semplici non ha mai voluto rinunciare, anche a costo di reinventarlo in un ruolo non propriamente suo. Mezzala titolare fino a febbraio con la sola pecca di segnare poco, pur togliendosi la soddisfazione di farlo contro il suo Napoli. La svolta arriva a Crotone quando il mister lo preferisce a Viviani nel ruolo di regista e lui lo ripaga con un’ottima prestazione in entrambe le fasi, che gli ha consegnato definitivamente le chiavi del centrocampo spallino. Purtroppo però la sfortuna si è accanita contro di lui nel momento decisivo della stagione, con un problema alla caviglia che lo ha costretto a giocare poco e non al meglio.

Federico Viviani (1992) voto: 6,5
Essere il regista nel 352 di mister Semplici non è una responsabilità da poco e, dopo le tante critiche a Castagnetti dello scorso anno, la società ha scelto un ragazzo di sicuro talento, ma che ancora aveva bisogno di dimostrare compiutamente le sue qualità nella massima serie. Stagione tra luci e ombre la sua, forse anche perché giocatore tecnicamente diverso dal regista classico. Nel finale è stato messo un po’ ai margini per la clamorosa affermazione nel suo ruolo di Schiattarella, scelto a sorpresa già a Crotone in una sfida che non avrebbe concesso seconde possibilità in caso di sconfitta. Ha chiuso l’anno con tre gol all’attivo, ma il suo destro su punizione ha fatto tremare i pali e le traverse in almeno altre cinque occasioni. Verrà riscattato, anche perché qualche squadra ha preso informazioni.

Alberto Grassi (1995) voto: 7
Come nel caso di Mattiello, Vagnati scommette su un giocatore per il quale si era previsto un luminoso avvenire, ma che nell’ultima stagione era stato perseguitato dagli infortuni, soprattutto dopo il suo arrivo a Napoli. Nel suo debutto in maglia biancazzurra alla quarta giornata col Milan, tanto per cambiare, si è fatto male subito, restando ai box per cinque partite. Nonostante le malelingue, dal suo ritorno in campo con l’Atalanta non ne ha più saltata una per scelta, confermandosi, almeno finché la condizione fisica lo ha sorretto, l’unico giocatore in mezzo al campo con buoni tempi di inserimento in avanti. Resterà nella storia per il tiro da fuori con cui ha piegato il Bologna nel derby.

Everton Luiz (1988) voto: 6
Nel calcio si è soliti esagerare un po’ nel descrivere le qualità di un giocatore, soprattutto se legate a eccessi agonistici sul terreno di gioco, ma il brasiliano ha dimostrato sin da subito di tenerci alla sua fame e alla terza apparizione al “Mazza”, dopo nemmeno cinque minuti dal suo ingresso in campo, ha alzato di mezzo metro da terra, con una scivolata non proprio amichevole, un campione del mondo come Andrea Barzagli. L’acquisto dell’ex Partizan ha portato maggiore dinamismo e intensità in mezzo al campo, anche se questo non sempre lo ha aiutato quando serviva lucidità nelle scelte, come in occasione dell’1-2 subito contro il Torino, scaturito da un suo clamoroso errore di valutazione, che poteva costare caro al termine della stagione.

Jasmin Kurtic (1989) voto: 6,5
Colpo ad affetto del mercato di gennaio, anche e sopratutto in termini di esborso da parte della società. Chiuso da Ilicic a Bergamo, ha deciso di scegliere una destinazione che gli permettesse di giocare di più, ma soprattutto di farlo nel suo ruolo, ovvero quello di mezzala e, in questo senso, non poteva esserci nulla di meglio del 352 di Semplici. Il mister lo ha provato anche come seconda punta nelle partite contro squadre di livello superiore, ma quando è stato schierato nel cuore della mediana lo sloveno ha dato il meglio di sé. La sua esperienza e la sua fisicità sono state fondamentali per raggiungere il traguardo, anche se forse ci si aspettava qualcosa in più dal punto di vista realizzativo rispetto dell’unico gol, ininfluente in termini di risultato, segnato a Verona.

Eros Schiavon (1983) voto: 6
Esordiente in serie A a 35 anni suonati, ha chiuso un cerchio. Arrivato tredici anni fa in una SPAL in ricostruzione in C2, si prepara a lasciarla dove non era stata per mezzo secolo. Lui ci ha messo del suo, timbrando undici presenze e facendo anche l’esterno quando necessario. Rimarrà comunque alla SPAL in un’altra veste, perché Ferrara è casa sua.

Mattia Vitale (1997) voto: ng
Chiuso da giocatori più esperti, si è visto giusto un paio di volte. I piedi buoni ci sono, ma forse è ancora un po’ leggero. E’ di proprietà della SPAL e sarà “under” anche nella prossima stagione.

CEDUTI A GENNAIO:
– Luca Mora (1988) voto: 6
Ereditata in modo definitivo la fascia di capitano dopo l’addio di Giani, la sua stagione è iniziata nel migliore dei modi, quantomeno in termini di presenze, visto che per buona parte del girone di andata è stato schierato spesso come titolare. Qualche passaggio a vuoto gli è costato l’etichetta di giocatore non all’altezza degli standard della serie A. Qualcosa ad un certo punto si è rotto, perché è scivolato in panchina alla fine del girone d’andata, lasciando presagire quanto poi sarebbe successo. Il ritorno in B allo Spezia però non ha riservato grandi soddisfazioni.

– Luca Rizzo (1992) voto: 6
Si è spostato di pochi chilometri dopo il deludente periodo bolognese, con tanta voglia di dimostrare che avrebbe meritato più spazio di quanto avuto. Nemmeno a Ferrara però è riuscito a sfondare, tant’è che prima del suo addio, a gennaio, le presenze dal primo minuto erano state solamente quattro più qualche spezzone a gara in corso. È da subentrato però che ha lasciato maggiormente il segno, con quattro punti conquistati grazie ai suoi unici due gol in maglia biancazzurra, quello bellissimo del 3-2 contro l’Udinese e l’1-1 contro l’Atalanta.

– Alessandro Bellemo (1995) voto: ng
In gruppo per sei mesi, poi il trasferimento a Padova per vincere un campionato di serie C. Futuro tutto da decifrare per un ragazzo che all’inizio della sua esperienza a Ferrara aveva mostrato colpi interessanti.

– ATTACCANTI –

Mirco Antenucci (1984) voto: 8
Simbolo e capitano di questa squadra. Gli arrivi di Borriello e Paloschi lo hanno portano a riflettere sul suo ruolo e ad agosto ha consumato quello che si può definire più di un flirt estivo con l’Empoli, con le due parti arrivate a pochi passi dal dirsi sì. Il mancato trasferimento ha inciso sul suo inizio di stagione, con Semplici che lo ha lasciato qualche partita in panchina a meditare. Con il debutto dal primo minuto a San Siro col Milan, Ante si è confermato l’unica punta in grado di integrarsi al meglio con le altre e, da quando a gennaio ha ereditato i gradi di capitano da Mora, è diventato un autentico punto di riferimento per tifosi e compagni. Undici gol fatti e cinque assist, in quello che è sostanzialmente è stato il suo primo anno vero di serie A, rappresentano un bottino di tutto rispetto.

Sergio Floccari (1981) voto: 6,5
Dopo aver riconquistato la serie A a suon gol, è partito da titolare, sembrando da subito la spalla ideale sia per Paloschi che per Borriello. La sua qualità e la sua esperienza sono però state frenate da una fragilità fisica che, già dopo le prime giornate, lo ha tenuto lontano dai campi per ben due mesi. Tornato in tempo per essere titolare in quella che era una partita da vincere a tutti i costi, a Benevento, con due gol ha coronato una rimonta fondamentale in ottica salvezza. Nel resto della stagione ha giocato a sprazzi, con tre sole apparizioni dal primo minuto, ma un altro gol pesante nell’1-1 di Udine.

Alberto Paloschi (1990) voto: 7
Il primo grande colpo del mercato biancazzurro è arrivato ai primi di luglio e Ferrara quasi non credeva ai suoi occhi quando l’attaccante cresciuto nelle giovanili del Milan ha messo la firma sul contratto. Preso per la sua efficacia negli ultimi sedici metri, non si è smentito nemmeno in biancazzurro, in una squadra che non passerà certo alla storia per la quantità di rifornimenti verso i suoi attaccanti. Eppure è riuscito a mettere a segno sette reti, il cui peso nell’ottica dell’obiettivo finale va però pesato in relazione ai dieci punti che hanno fruttato e al grande lavoro per la squadra dal quale non si è mai sottratto con grande umiltà.

Marco Borriello (1982) voto: 4,5
Uno dei propositi nella costruzione della squadra per la A era quello di dotarla di un attacco sopra la media delle concorrenti alla salvezza. Così, quando a metà agosto si è prospettato un piccolo spiraglio, Vagnati si è subito inserito portando a Ferrara un giocatore che solo qualche mese prima era reduce da un fatturato di venti gol. La rete alla prima da titolare contro l’Udinese, con conseguente acclamazione popolare, era sembrata il preludio di una grande stagione. Invece tutto è finito lì, perché nelle successive settimane ha fatica più del dovuto a integrarsi con il resto dei compagni, sia fuori che dentro al campo, con i fischi e la sua reazione polemica verso il pubblico al momento della sostituzione col Verona che rimarranno l’immagine più emblematica della sua stagione ferrarese, finita anzitempo per un non mai troppo ben specificato problema muscolare.

Federico Bonazzoli (1997) voto: 6
Avere davanti gente come Antenucci, Floccari e Paloschi (oltre a Borriello) significa darsi da fare in allenamento e imparare il più possibile, confidando nelle poche opportunità a disposizione. Ha vissuto un anno di apprendistato, illuminato da qualche gol in maglia azzurra tra U20 e U21.

– IL MISTER –

Leonardo Semplici. Voto: 8,5.
Sin dall’inizio ha sempre detto che “salvarsi in A sarebbe stato come vincere un altro campionato” e lui si è dimostrato ancora una volta un allenatore vincente, scrivendo l’ennesima pagina della sua incredibile avventura ferrarese. Lo ha fatto con una squadra ricca di esordienti e di giocatori da rigenerare, che apparentemente non aveva le carte giuste per potersi salvare. Dopo la correzione di gennaio le cose sono leggermente migliorate, malgrado alcune problematiche di carattere ambientale, come le critiche di alcuni tifosi e quelle inaspettate, tra Udinese e Milan nel girone di ritorno, del presidente Mattioli. Lui ha avuto il grande merito di non lasciarsi mai andare, tirando dritto con le proprie idee e l’appoggio dei suoi ragazzi verso l’obiettivo finale. Ora si apre un nuovo capitolo e c’è da credere che la società farà davvero di tutto per non lasciarsi scappare un vincente come lui.