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Le occasioni per vedersi e fare una chiacchierata di certo non mancheranno a Leonardo Semplici e alla dirigenza della SPAL. Ce ne sono state due solo mercoledì, cena di fine stagione compresa, ne seguiranno altre nell’arco della decina di giorni che farà da preludio al periodo di riposo del mister e della squadra.
Non mancheranno nemmeno gli argomenti di discussione. Perché da un lato c’è una società che si sente tranquilla alla luce del contratto con scadenza giugno 2019, dall’altro c’è un tecnico che ha esternato la volontà di pianificare al più presto un futuro a medio termine che evidentemente ritiene ricco di opportunità di crescita per la SPAL. A patto che ci sia un’idea comune in merito a questa crescita.

La sensazione è che i vertici biancazzurri, con le dichiarazioni rilasciate da domenica in poi, abbiano lanciato la palla nella metà campo del mister, lasciando a lui la facoltà di decidere del suo futuro. Rafforzare le proprie ambizioni dopo un quadriennio di risultati straordinari o lasciare da vincente? In fondo non ci sarebbe molto altro da dimostrare dopo due salti di categoria e una permanenza – meritata – in serie A con una squadra piena di debuttanti e di scommesse di mercato. Come al solito dipende molto dalle condizioni e dalle alternative. Perché è vero che stima, fiducia e affetto fanno parte del vocabolario usato in questi casi, ma in un mondo di professionisti d’alto livello contano soprattutto gli interessi e le opportunità.
Il mercato delle panchine è in pieno fermento e un allenatore come Semplici può senz’altro giocarsi le sue carte, nel caso decidesse di rimettersi in gioco altrove. Bologna, Sassuolo, Udinese e Cagliari con tutta probabilità cambieranno timoniere, mentre la Sampdoria sembra intenzionata a proseguire con Giampaolo dopo il blitz del Napoli su Ancelotti. Piazze che non sanno di occasioni irrinunciabili, ma a pesare sono sempre gli stimoli e i progetti. Guardando allo stato di salute del rapporto Semplici-SPAL, i primi senz’altro non mancano, restano da definire i secondi.

C’è poi la questione dei “sassolini“, menzionata da Walter Mattioli in una delle sue recenti considerazioni sull’argomento. Semplici ha metabolizzato con aplomb britannico il periodo critico tra gennaio e febbraio, ma ciò non toglie che questo abbia lasciato un segno sulle relazioni interne. Niente di irreparabile, chiaro, ma è un tema che merita attenzione. Trovarsi di nuovo in una situazione del genere nel prossimo campionato, per di più con un contratto a scadenza nell’estate successiva, non è esattamente l’ideale per un tecnico e potrebbe condurre a un epilogo molto meno piacevole. Per questo è possibile che sul tavolo entri anche un’ipotesi di rinnovo. Semplici ha già lavorato con il contratto da rinnovare (nella scorsa stagione), ma lo ha fatto in virtù di un curriculum che all’epoca era senz’altro meno prestigioso. Insomma, si parlerebbe di garanzie tecniche e contrattuali per impostare un percorso, a partire dal calciomercato, in grado di mettere in piedi una SPAL ancora più competitiva e sempre più somigliante alle idee del suo allenatore.

Le probabilità che si trovi una quadratura in grado di soddisfare tutti rimangono alte. Semplici ha ribadito a più riprese di aver trovato una seconda casa a Ferrara e può passare alla storia come uno degli allenatori più longevi della storia della SPAL assieme a Janni e Petagna. Ha messo in fila punti, premi ed elogi e può contare sul sostegno di un’opinione pubblica che lo considera uno dei migliori di sempre passati in biancazzurro. Anche a fronte di una fronda minoritaria, di critici particolarmente pungenti che continua a ritenerlo inadeguato e che la conquista della salvezza sia da ricondurre a una botta di fortuna. Rimanendo saldo dov’è, Semplici potrebbe conquistare l’obiettivo di silenziare anche loro: non diventerebbe una riga da aggiungere sul curriculum, ma arricchirebbe ulteriormente una lista di meriti straordinari.