Un altro anno di duro lavoro sta per andare in archivio anche sul fronte del settore giovanile. Per fare il punto sulla stagione delle varie selezioni biancazzurre abbiamo deciso di incontrare tutti i rispettivi allenatori per fare con loro il punto attraverso cinque domande chiave.
Dopo aver “interrogato” gli allenatori delle squadre nazionali (a fondo pagina i link delle rispettive interviste), adesso è il turno di Andrea Camanzi e dei suoi Giovanissimi Professionisti classe 2004.
Mister, dovesse trovare un titolo o anche solo un aggettivo per la stagione appena trascorsa, quale sarebbe?
“Impegnativo, ma al tempo stesso bello”.
Qual è stato l’insegnamento più importante che sente d’aver trasmesso alla squadra?
“Sicuramente il fatto di far parte di questo gruppo per questi ragazzi è già una vittoria. Il livello si sta alzando, parallelamente agli obiettivi richiesti della società. Rimanere dentro per loro è motivo di grande orgoglio e sicuramente di grande sacrificio, perché non è sufficiente solamente la presenza, ma anche l’impegno. L’intensità che abbiamo raggiunto durante la seduta d’allenamento, dall’inizio e mantenuta sino ad adesso, è sicuramente una cosa importante”.
In quale aspetto invece i ragazzi potevano fare meglio?
“Il calcio a quest’età comincia ad essere un calcio organizzato in campo. Loro vengono da una categoria in cui l’aspetto globale della squadra era ancora abbastanza accennato, ma non inquadrato in maniera dettagliata. Questo è un aspetto che certamente col tempo migliorerà. Durante l’anno abbiamo avuto alti e bassi, però tutto sommato sono contento”.
Qual è stata la soddisfazione più grande della stagione?
“La soddisfazione più grande è stata vedere sempre costanza e partecipazione all’allenamento, anche nella parte finale della stagione. Questo sicuramente testimonia l’impegno che tutti i ragazzi ci mettono, la voglia che hanno di migliorarsi costantemente e la voglia di tutti di far parte della rosa del prossimo anno in una categoria più complicata”.
Sanno cosa li attende al piano di sopra?
“È un bel salto, spero che parecchi di loro riescano a reggere l’urto con la categoria. Alcuni di loro ce la faranno senz’altro, alcuni altri… chi lo sa. Però sicuramente gli facciamo tutti un grosso in bocca al lupo”.
A quest’età è già possibile intravedere chi ha qualità per pensare a un futuro ad alto livello o è troppo presto?
“Questa è una categoria abbastanza particolare, perché ci sono differenze sia a livello di fisicità che di capacità coordinative. Fai fatica ad avere omogeneità nel gruppo e quindi trovi ragazzi che sembrano già abbastanza pronti, mentre altri ancora indietro che però magari tra pochissimo tempo sbocceranno e saranno capaci di esprimere tutto quello che hanno immagazzinato nell’insegnamento fino adesso. Quindi adesso è ancora un po’ difficile fare delle analisi”.
Il divario, oltre che sul piano fisico, si riscontra anche su quello mentale?
“No, a livello mentale siamo abbastanza avanti. Per quello che la società richiede bisogna essere molto sul pezzo e tutti loro danno il massimo. Non c’è nessuno in questo gruppo che mentalmente è scarico o avrebbe potuto dare di più”.
Intervista #1 Marcello Cottafava, allenatore della Primavera.
Intervista #2 Fabio Perinelli, allenatore dell’Under 17.
Intervista #3 Matteo Rossi, allenatore dell’Under 16.
Intervista #4 Matteo Barella, allenatore dell’Under 15.