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Che Alfred Gomis fosse un personaggio complesso, che travalica la semplice dimensione rettangolare del campo da gioco, lo si era capito da tempo. Ma se qualcuno necessitasse di una conferma farebbe bene a leggere l’intervista che il portiere ha rilasciato a Paolo Tomaselli per il Corriere della Sera del 7 giugno. In vista del mondiale, Gomis affronta gli argomenti di carattere tecnico (“Col Senegal siamo competitivi, puntiamo a divertirci“), ma riflette anche su temi sociali di notevole importanza: “Porterò in valigia il tricolore, con orgoglio: mi sento italiano, per educazione e formazione, non solo sportiva. E sarò sempre grato all’Italia: sono arrivato quando avevo tre anni e l’ho girata per giocare“.

Gomis ha la cittadinanza italiana ed ha anche partecipato a degli stage dell’Under 20 azzurra, ma racconta di aver scelto il Senegal in onore del papà Charles: “La scorsa estate sono stato in Senegal e oltre a visitare l’isola di Gorée (la porta di non ritorno per gli schiavi, ndr) ho fatto visita a mia nonna. Mio padre era morto da poco, sono andato a vedere se la sua tomba era sistemata come si deve e a fare due chiacchiere con lui. Lì è scattato qualcosa. Ho scelto il Senegal per ricordare papà: quello che ha fatto per me e per i miei fratelli è stato pazzesco. Non eravamo certo benestanti e ha fatto sacrifici e rinunce enormi per realizzare il nostro sogno“.

Come non ha paura di uscire nell’area affollata, Gomis non ha problemi nemmeno ad affrontare l’argomento della discriminazione: “C’è ignoranza, più che razzismo. Quando entro in un luogo mi guardano in un certo modo, poi quando mi sentono parlare molto bene l’italiano è diverso. Sicuramente l’Italia non è una paese razzista, ma la situazione politica attuale può portare una persona comune ad aumentare i propri pregiudizi razzisti. Balotelli? Per me il capitano è quello la cui parola pesa. Detto questo, sono favorevole a dare la fascia a Mario. Che così sarà consapevole di rappresentare non più soltanto sé stesso o un club, ma l’Italia intera“.

In tutto questo, il calcio quasi rimane sullo sfondo: “Non ho l’abbonamento alla pay tv, perché il calcio mi piace viverlo, non guardarlo. Ascolto musica, guardo serie tv, leggo libri. In questo momento sto leggendo ‘Le mie stelle nere’ di Lilian Thuram. Un punto di riferimento fondamentale nella mia lotta all’ignoranza“.