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A differenza del Parma, il Chievo Verona non inizierà la prossima stagione di serie A con una penalizzazione visto che il Tribunale Federale Nazionale della Figc ha dichiarato l’improcedibilità nei confronti del club gialloblù. In altre parole il giudice Roberto Proietti ha accolto la tesi difensiva dei legali del Chievo, che hanno puntato sulla scelta – da parte della procura federale – di non sentire il presidente Luca Campedelli in audizione prima dell’atto di deferimento formulato a suo carico e nei confronti della società. Questo vizio di forma è stato sufficiente per far saltare il processo, anche sulla base di un caso analogo avvenuto a marzo 2018, “per via del quale non vi è motivo di discostarsi“. Per cui il TFN ha restituito gli atti alla procura federale, che ora dovrà decidere se perseguire o meno il Chievo per le medesime accuse.

Nel frattempo i clivensi hanno schivato la prospettiva di una retrocessione a tavolino per i bilanci ritenuti taroccati dalla procura federale della Figc. Nello stesso processo era coinvolto anche il Cesena (avviato però verso il fallimento e già escluso dalla serie B) a cui è stata comminata la pena di 15 punti di penalizzazione chiesta dal procuratore, oltre che una lunga lista di squalifiche per i propri dirigenti. In sostanza il giudice, nell’esaminare il caso dei romagnoli, ha ritenuto valide le contestazioni dell’accusa, riconoscendo l’abuso delle cosiddette plusvalenze milionarie su calciatori di valore assolutamente modesto per mantenere in equilibrio il bilancio.

Nei giorni che hanno separato la richiesta della procura e la sentenza c’è stato un duro botta e risposta sull’asse Crotone-Verona: i calabresi hanno invocato in più circostanze la più severa delle condanne, mentre i veneti hanno respinto al mittente le illazioni provenienti dalla società del presidente Vrenna. Già nelle giornata di lunedì il Crotone ha lasciato intendere di voler dare battaglia nel caso di sentenza mite nei confronti del Chievo: “Sarebbe davvero incredibile e singolare se, a fronte di fatti d’inusitata gravità da parte di una società già in passato ‘graziata’ attraverso l’istituto del patteggiamento, il tutto dovesse finire nel nulla in ragione di una leggerezza della Procura Federale e, dunque, di una poco accorta gestione di un’indagine densa d’implicazioni di entità davvero assai rilevanti. La società andrà comunque fino in fondo nel tutelare i propri interessi in ogni sede consentita“.

La sentenza riguardante il Chievo fa seguito a quella di lunedì riguardante il Parma, penalizzato di 5 punti nel prossimo campionato a causa dei messaggi inopportuni inviati da Calaiò ad un giocatore dello Spezia prima dell’ultimo match della scorsa stagione di serie B. I crociati hanno già annunciato di voler ricorrere in appello.