Nella “Sala dei Comuni” del Castello Estense di Ferrara ha avuto luogo la presentazione dei due nuovi acquisti spallini: Andrea Petagna, attaccante triestino proveniente dall’Atalanta, e Johan Djourou, difensore dal doppio passaporto ivoriano e svizzero con esperienza in tutta Europa tra Arsenal, Birmingham, Hannover, Amburgo ed Antalyaspor. Di seguito le loro dichiarazioni.
ANDREA PETAGNA (maglia n. 37)
“Nei primi giorni di mercato il mio procuratore mi ha parlato della possibilità di venire a Ferrara e dopo aver incontrato il direttore, parlato col mister e conosciuto il progetto non ho avuto dubbi: la trattativa è iniziata subito. Ho scelto di giocare in una società sana, forte, davanti ad una tifoseria incredibile che mi ha impressionato già l’anno scorso quando giocai qui. Inoltre mio nonno ha allenato qua per molti anni e quella biancazzurra è sempre stata tra le sue due squadre preferite“. La punta ricorda con affetto i suoi trascorsi a Bergamo: “I rapporti con l’ambiente sono sempre stati ottimi. Ho dato sempre il massimo per la maglia nerazzurra, non sono stato mai fischiato dalla curva ed anche durante l’ultimo ritiro mi hanno fatto una grande festa. L’unica pecca della scorsa stagione sono i pochi gol, però riguardando le partite ci si accorge che ho sempre ricevuto pochi palloni e di errori clamorosi ne avrò commessi uno o due“. Per Petagna la piazza ferrarese è occasione di crescita ma anche di rilancio: “Ora sono contento di essere qui e voglio migliorare sotto tutti i punti di vista, compreso quello mentale: ci sono stati periodi in cui chiedevo un po’ di più da me stesso e non riuscendoci poi mi buttavo giù caratterialmente, ma ora voglio crescere. Qui trovo un grande allenatore che lavora bene, una squadra forte e motivata ed un gruppo giovane in cui tutti sono amici e vanno d’accordo. Ho parlato a lungo anche col mister, che mi ha descritto gli allenamenti e lo stile di gioco: qui si gioca a due punte e quindi mi schiererà più accentrato. Per me non è un problema cambiare ruolo perché sono un calciatore che si è sempre adattato al modulo: penso che mi troverò bene con tutti compagni di reparto bene e questa formazione mi permetterà di stare più vicino alla porta. Ci sono tutti i presupposti per fare bene questa stagione“. Un’ultima considerazione arriva sul numero di maglia, cambio forzato rispetto al 29, che a Ferrara resta saldo sulle spalle di Lazzari: “Sapevo già che il 29 lo aveva Manuel, che è un giocatore importante. Ho scelto il 37 non solo perché è il numero con cui ho esordito in Serie A ed in Champions League col Milan, ma anche perché è lo stesso del mio caro amico Spinazzola“.
JOHAN DJOUROU (maglia n. 3)
“Sin da piccolo ho tifato per il Milan e guardavo con ammirazione il campionato italiano, quindi non posso che essere entusiasta di questa nuova esperienza“. Si presenta così il centrale svizzero, che non manca di evidenziare la sua scelta: “Per convincermi a scegliere la SPAL sono stati fondamentali la comunicazione con Vagnati ed il dialogo con mister Semplici. Ho apprezzato molto la determinazione con cui la SPAL mi ha cercato e voluto e non vedo l’ora di iniziare: ho sempre giocato in una difesa a quattro sia a destra che a sinistra, ma posso benissimo adattarmi anche alla line a tre“. Johan è un difensore di caratura internazionale e ripercorrendo la sua carriera trapela un’esperienza non indifferente: “Ho iniziato in Svizzera ed a 16 anni Arsene Wenger mi ha voluto all’Arsenal dove ho trascorso dieci anni. Poi c’è stata l’esperienza in Germania, fino alla parentesi turca, dove nonostante il grande progetto non è andato tutti secondo i piani. In questi anni ho incontrato parecchi professionisti che hanno avuto un impatto su di me. In Inghilterra le persone più importanti per il mio percorso sono state Arsené Wenger, che mi ha permesso di entrare nel calcio professionistico, Thierry Henry, Sol Campbell e Patrick Vieira che oltre ad avermi insegnato molto sanno rapportarsi coi giovani e sono stati determinanti nella mia crescita“. Nella vita del nuovo numero tre biancazzurro è fondamentale anche la beneficenza: “E’ importante l’impegno nel sociale, perché ricordo sempre le mie origini e per me è un grande piacere poter dare qualcosa alla gente che ne ha bisogno. Fin da giovane ho pensato che se avessi avuto successo avrei dovuto dare una mano a tutte le persone che invece rimangono nelle difficoltà“.