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“È come quando torni a mangiare da nonna dopo qualche mese e ritrovi le cose che ti fanno star bene”: ci ha pensato lo stesso Kevin Bonifazi a rappresentare al meglio cosa voglia dire per lui essere tornato a Ferrara dopo un anno, a dir poco travagliato (anche a causa degli infortuni) al Torino. Il difensore rientra alla SPAL in prestito con diritto di riscatto e tornerà a vestire la tanto amata maglia numero 14, già indossata nell’anno della cavalcata verso la serie A. Anche il direttore Davide Vagnati non ha fatto nulla per nascondere la sua gioia: “Non posso negare che Kevin sia uno dei miei preferiti per il processo di crescita che ha avuto qui. Dopo un anno di C con Benevento e Casertana, in cui aveva giocato poco o nulla, è venuto a Ferrara e, nonostante le tredici tribune iniziali, ha sofferto in silenzio, si è allenato con grande impegno in settimana, fino a conquistarsi lo spazio in squadra e il ritorno al Torino. Siamo tutti contenti che sia tornato, ma questo, come lui ben sa perché è un ragazzo intelligente, non vuol dire sarà facilitato nell’avere un posto tra i titolari. Tutti volevamo di nuovo questo matrimonio e contiamo che il piccolo problemino fisico che ha attualmente lo rimetta a disposizione dopo sosta, anche se ora è difficile dare delle tempistiche”.
Prima delle domande dei cronisti presenti è stato lo stesso difensore a prendere la parola: “Ci tengo a ringraziare il direttore, anche se l’ho già fatto mille volte. Lui è uno dei motivi che mi lega a questo progetto e a questa società. La stima nel lavoro e nelle persone è fondamentale per raggiungere obiettivi e qui ce n’è da parte di tutti. Sono veramente contento di essere qui e spero di ripagare la fiducia”.

Cosa ti ha spinto a lasciare una piazza come Torino, dove non avresti avuto però un ruolo da protagonista, per tornare qui a giocarti la salvezza?
“Per un atleta giovane c’è bisogno di fiducia e qui ce n’è tanta verso di me. Posso apparire superficiale visti anche i tanti tatuaggi, ma sono un ragazzo con dei valori e qui per me è stato davvero come tornare a casa, come quando dopo sei mesi vai a mangiare dalla nonna e ritrovi il vecchio tavolo di legno, gli odori che conosci, e ti senti bene, rilassato”.

L’esperienza con due allenatori come Mihajlovic e Mazzarri cosa ti ha lasciato?
“Da tutti gli allenatori si porta via qualcosa. L’ultimo anno mi ha sicuramente insegnato che senza le componenti di cui parlavo prima devi cavartela da solo, guardare nel tuo giardino e curartelo al meglio. Tra infortuni e scelte tecniche ho avuto poco spazio, ma in quelle poche prestazioni fatte credo di aver avuto un buon livello, tenendo conto anche che spesso ho fatto delle infiltrazioni per poter scendere in campo”.

Qui hai ritrovato un tuo ex compagno, Vanja Milinkovic-Savic. Cosa puoi dirci di lui?
“Vanja, oltre che un amico, è un ottimo giocatore. Secondo me è una Ferrari a cui devi sistemare freni e ammortizzatori, perché ha la potenza per fornire alte prestazioni, ma essendo ancora giovane è po’ grezzo e ha bisogno di lavorare molto”.

Tu e la SPAL vi siete rincorsi spesso nelle ultime sessioni di mercato: quanto c’era di vero nelle voci circolate a gennaio e come è stata la trattativa che ti ha riportato qui?
“A gennaio non erano solo voci, c’era un desiderio di parte ti entrambi per ritornare qua. Le trattative possono sembrare semplici, poi magari sono articolate per diversi aspetti e non si chiudono in un attimo, ma io alla SPAL ho detto sì subito. Mi dispiace non essere arrivato prima per avere una preparazione migliore sia dal punto di vista tattico che fisico, ma l’esser già stato qui mi permetterà di recuperare tempo più velocemente”.

Che SPAL hai visto contro il Bologna?
“Ho visto una squadra già pronta al campionato, un gruppo coeso e quadrato, ma questo non vuol dire che vincere sarà più facile”.

Ti senti un giocatore più maturo rispetto a due anni fa?
“Sicuramente si, anche perché sono un ragazzo che ama lavorare ed è molto autocritico. Mi porto dentro le cose belle di due anni fa e quelle meno belle dello scorso anno dal punto di vista umano, mentre da quello tecnico credo di essere cresciuto molto”.

Come valuti la grande concorrenza che c’è nel reparto arretrato?
“Anche tra voi giornalisti chi scrive l’articolo migliore è il più forte, ma questo non esclude che possiate poi prendere un caffè insieme. La stessa cosa vale qui per noi. Io punto a essere il migliore, ma questo non vuol dire che poi non si possa essere amici con i miei compagni di reparto. Tutto questo va solo a favore della squadra, perché quando mancherà qualcuno non ne sentirà troppo la mancanza”.

Siete quasi tutti destri a parte Felipe: come ti vedi sul centro-sinistra della difesa?
“Io non ho problemi a giocare a sinistra, non perché sia presuntuoso, ma perché non ho mai avuto particolari difficoltà. Se vi ricordate bene, anzi, nella mia seconda partita da titolare a Cittadella, ho giocato proprio in quel ruolo. Ho pure segnato e li abbiamo sorpassati in classifica (ride)”.

La possibilità di un eventuale riscatto a fine stagione è una cosa che hai voluto tu per legarti maggiormente a questa società?
“Io non ho mai chiesto nulla in quel senso, non sono soldi miei e non mi sarei mai permesso. Certo mi fa molto piacere che la società si sia tenuta questa possibilità nel caso le cose quest’anno vadano come tutti speriamo”.