Da una parte un capoluogo preoccupato e forse anche leggermente sfiduciato, dall’altra la provincia felice. Ferrara vive un momento di ribalta mediatica grazie agli ottimi risultati della SPAL, mentre il Bologna arranca, fermo com’è ad un solo punto in classifica (conquistato col Frosinone) ed ancora a secco di gol in campionato. Il tema ovviamente non può che provocare qualche interrogativo nell’animo degli addetti ai lavori bolognesi e così per una sorta di bizzarra coincidenza le edizioni locali di Corriere della Sera e Repubblica mercoledì hanno pubblicato riflessioni imperniate sul confronto tra i due avvii di segno opposto.
Il Corriere, con un articolo a firma di Alessandro Mossini, parte da una riflessione più ampia sulla situazione emiliana, evidenziando il temporaneo ruolo di fanalino di coda del Bologna di fronte ai buoni risultati di Parma, Sassuolo e appunto SPAL. “Nella scorsa stagione il Bologna comandò la classifica regionale per tutto l’anno, salvo poi essere sorpassato dal Sassuolo alla 36^ giornata e quasi raggiunto dalla SPAL. Un modo per dire che è ancora molto presto per emettere sentenze e lo spazio per ribaltare la situazione c’è tutto. Intanto il Bologna inanella record negativi, mentre nel resto della regione si spende meno e si gode di più. […] La SPAL ha un 352 vero, quello di Semplici, fatto di incursori, centrocampisti con i piedi buoni, due punte che alternano gol e lavoro oscuro: una squadra disegnata con competenza dal ds Vagnati tra riscatti generati dalla salvezza dello scorso anno, intuizioni low-cost e l’all-in su Petagna in un’operazione da 15 milioni di cartellino. Se a gennaio 2015 qualcuno avesse parlato di una squadra emiliana in serie A capace di partire così forte nel 2018 in uno stadio totalmente rinnovato, tutti avrebbero pensato al Bologna di Joey Saputo. Invece ce l’hanno fatta Walter Mattioli e i Colombarini, una cinquantina di chilometri più a nord-est“.
Repubblica dedica invece ben due pagine al derby a distanza. Simone Monari snocciola i dati di un confronto impietoso, non solo a livello di classifica parziale: “Nel 2013-14, quando il Bologna di Guaraldi e Ballardini s’inabissava in B, la Spal era in C2. Lunedì sera a Ferrara sembrava di stare in Premier League, tanto era coinvolgente l’entusiasmo, complice un Mazza modello british con le tribune a ridosso del campo. Lontano anni luce dai musi lunghi del Dall’Ara. Il rifacimento del Mazza ha comportato in due anni una spesa di 16,5 milioni di cui 9,5 arrivati dal club. D’accordo, il Dall’Ara è un monumento, tutto è più problematico, tanto è vero che il restyling richiederà 70 milioni e già oltre 5 ne ha bruciati un primissimo maquillage nell’estate 2015. Ma non c’è solo questo: secondo i dati della Gazzetta il Bologna spende 34 milioni lordi d’ingaggi, la SPAL è 19^ con 21. Il valore della rosa rossoblù secondo il CIES è di 59 milioni, quella della SPAL 22. Contesti diversi, strutture diverse, bacini diversi: ma la differenza salta lo stesso agli occhi. A fare i conti e adesso, anche a veder giocare a calcio“.
Tra le altre cose Rep propone anche un’intervista al doppio ex Riccardo Cervellati, in cui viene sottolineata la differenza tra i percorsi delle due società: “Effetto della continuità. A Ferrara c’è stata, a Bologna no. Continuità societaria innanzitutto. E poi di gestione tecnica. L’allenatore della SPAL è lì da quattro ani. Guardate quante cose sono cambiate a Bologna nello stesso periodo“. Aggiunge l’ex portiere: “La parabola della SPAL è impressionante. Cinque anni fa era un club fallito, con cinquecento spettatori scarsi in uno stadio che cadeva a pezzi. Ora il Mazza è un gioiello ed è sempre pieno. In pochi mesi amministrazione e società hanno risolto tutto. A Bologna sono anni che si parla di stadio e ancora niente…“.