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La vivacità, la tecnica e la precisione di un Sassuolo solo apparentemente rimaneggiato hanno scatenato inevitabilmente un certo dibattito nel post partita del match di Ferrara contro la SPAL. Che la squadra di De Zerbi abbia meritato di uscire dal “Mazza” con tre punti non ci piove e può essere interessante analizzare meglio quali sono stati gli aspetti di gioco più interessanti proposti dai neroverdi.

Forse a sorpresa, De Zerbi fa turnover, lasciando a riposo giocatori come Boateng e Berardi per schierare un attacco composto da Babacar come punta centrale con Boga e Djuricic a supporto. Il Sassuolo si è presentato in campo con uno schieramento 3-4-3: difesa a tre non inusuale dato che il tecnico bresciano, di solito, tende a variare il numero di difensori centrali in funzione del numero di attaccanti schierati dall’avversario. Contro una SPAL che impiegava due punte come Antenucci e Petagna ecco quindi De Zerbi utilizzare una difesa con tre centrali in Marlon, Magnani e Ferrari. Centrocampo e attacco erano disposti secondo una struttura 4-2-1 con due trequartisti a ridosso di Babacar. La fase di costruzione è stata affidata ai tre difensori centrali insieme ai due interni di centrocampo, mentre gli esterni Adjapong e Rogerio assumevano una posizione tale da garantire ampiezza.

[Il Sassuolo in fase di non-possesso palla]
Quelli che invece sono rimasti invariati sono i principi di gioco che De Zerbi sta cercando di inculcare nei suoi giocatori. Il Sassuolo infatti è squadra che vuole costruire dal basso, per attirare la pressione avversaria allo scopo di superarne la prima linea. Da lì in poi la squadra neroverde cerca di attaccare velocemente la profondità utilizzando i mezzi spazi o, qualora il centro del campo fosse intasato, le catene laterali. Per ottenere questo risultato, il Sassuolo è addestrato a cercare il cosiddetto “uomo libero“, vale a dire il giocatore non marcato dagli avversari e che funge da collegamento fra la trequarti difensiva e le zone più avanzate di campo. È, questo, uno dei concetti più importanti del gioco di posizione, del quale De Zerbi è forse uno dei rappresentanti più illustri in Italia. In generale (e lo si è visto anche contro la SPAL ) il sistema del Sassuolo è estremamente fluido con la posizione della palla che determina sempre quella dei giocatori.

 

via Gfycat

[Un minuto di Sassuolo con: riconquista della palla, uscita dalla pressione avversaria, giro palla da sinistra e destra e ritorno a causa della zona chiusa, palla nel mezzo spazio sinistro a Boga, rapida circolazione intorno all’area di rigore e occasione mancata]

In fase offensiva si può dire che De Zerbi ricerchi una buona struttura posizionale che permetta alla sua squadra di occupare tanto il centro del campo quanto le fasce e i mezzi spazi. Quest’ultimo compito, contro la squadra di Leonardo Semplici, era affidato ai due trequartisti Boga e Djuricic, naturalmente posizionati per soddisfare tale richiesta.

[Rogerio in possesso palla in posizione stavolta di centrale sinistro. I tre centrocampisti della Spal si alzano per contrastare il possesso del Sassuolo. Boga e Djuricic si trovano così liberi fra le linee]
Altro tratto distintivo in tale proposta di gioco è l’assenza di un vero centravanti. Il riferimento centrale, nel Sassuolo di De Zerbi, è lo spazio, come accadeva nel Barcellona di Pep Guardiola e Messi. Paragone che può apparire blasfemo, ma il concetto utilizzato è quello. Questo è più vero quando da numero nove è schierato Boateng. Ma anche contro la SPAL si è visto spesso Babacar, pur uomo d’area, abbandonare la posizione centrale per consentire gli inserimenti dei compagni, in particolare Boga e Djuricic. Anche dal punto di vista difensivo il sistema può variare in maniera fluida. Si è visto contro la SPAL come la linea difensiva sia stata in alcuni momenti anche a cinque.

via Gfycat

[Fase difensiva fluida del Sassuolo. Da un 4-4-1-1 con Djuricic alle spalle di Babacar si passa ad una difesa 4+1 con Adjapong che arretra per aiutare in fascia laterale]

La pressione sui portatori di palla ferraresi è comunque sempre stata piuttosto buona e questo ha contribuito a ingolfare la manovra offensiva della squadra di Semplici, non nella sua serata migliore soprattutto in fase di impostazione.

Michele Tossani, classe 1978, analista tattico già collaboratore di realtà importanti come Rivista Undici e Il Napolista. Nel 2018 ha inaugurato il suo blog personale, La Gabbia di Orrico. Interviene anche su Radio Rosa Toscana e Italia7 ed è autore di libri, tra cui “L’altro Mago. Mourinho dopo Herrera” edito da Limina.