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Il dubbio è legittimo: alla terza sconfitta consecutiva e con due pesi massimi (Inter e Roma) da affrontare nei prossimi due incontri, ci si deve preoccupare per la SPAL? Se dopo le prime quattro giornate si immaginava per lei un futuro da stabile abitante al 10-12° posto della classifica la risposta è sì, se invece si è rimasti un pochino più prudenti con le previsioni allora sembra essere tutto nell’ordine naturale delle cose.
Domanda successiva: la SPAL può permettersi di lottare per un posto a centro classifica? I risultati recenti dicono di no, ma nulla vieta che più avanti possano crearsi le condizioni perché questo possa accadere. Progressi tecnico-tattici, una miglior chimica di squadra, un periodo di forma sopra le righe di tre o quattro interpreti chiave, qualche botta di fortuna (che aiuta gli audaci). Al momento la SPAL è una squadra che resta in partita più o meno sempre: a volte ha vinto, a volte ha perso. Di pareggi nemmeno l’ombra al momento e questo è senz’altro un tema: potrebbe tornare utile anche la sana filosofia della formichina. Ma forse è presto per pensarla così, con tutti quei punti ancora virtualmente disponibili.

Però se in via Copparo fin dal giorno uno hanno predicato calma e basso profilo (seppur con toni e termini diversi) è perché si sapeva che alla SPAL sarebbe toccata un’altra annata da coltello tra i denti o qualcosa di molto simile. Non poteva essere altrimenti in un campionato che fino al primo sguardo sembrava essersi livellato verso l’alto. I confronti con le inavvicinabili del campionato (per giro d’affari e organico) devono ancora arrivare e dare le relative indicazioni, ma già gli appuntamenti con i pesi medi hanno lasciato intendere che senza compattezza, concentrazione e la giusta dose d’opportunismo (e di fortuna) la squadra di Semplici è vulnerabile.  Lo spread rimane alto, per dirla con un termine d’attualità. Comprensibile, se si considera il percorso fatto finora e la faticosa salvezza costruita nella scorsa stagione.
Eppure i progressi rispetto all’annata del ritorno in serie A ci sono e sono scientificamente apprezzabili con l’ausilio dei numeri: +4 punti rispetto allo stesso arco di tempo della campagna 2017-2018; tre partite senza gol al passivo (contro una); quattro gol incassati in meno (8 contro 12); nessun rigore contro (a questo punto un anno fa erano già quattro!); tre vantaggi iniziali che si sono tradotti in vittorie (contro uno). Ma più in generale conforta la sensazione che la SPAL rimanga salda aggrappata al match, non sbandi pericolosamente come sta capitando – per esempio – a Chievo e Frosinone e ci metta anche del suo nello sprecare qualche buona occasione. Certo, a Firenze è come se non si fosse presentata, ma un passaggio totalmente a vuoto capita. Non sarà il solo nell’arco di 38 partite.

Chiaro, se le cose per la SPAL dovessero andare male con Inter e Roma, i critici più oltranzisti di Leonardo Semplici sarebbero più che pronti a fare fuoco nella sua direzione, recuperando un armamentario di argomentazioni rapidamente riposto dopo la sudata volata finale dello scorso girone di ritorno: “sbaglia la formazione“; “non osa mai“; “usa sempre lo stesso modulo“; “sbaglia i cambi” e così via. Conoscendo il mister, se ne preoccuperà relativamente, ammesso poi che le circostanze lo inducano a farlo. Al momento non ne ha motivo di perché la SPAL vista a Marassi contro la Sampdoria ha reagito dopo aver preso gol tutto sommato evitabili, malgrado la superiore qualità degli avversari. Sarà senz’altro indicativo l’approccio iniziale alla partita in programma domenica: a gennaio una SPAL sotto pressione imbrigliò un’Inter incerta, portando a casa un meritato pareggio, seppure all’ultimo respiro. Presentarsi alla seconda sosta del campionato con dieci punti permetterebbe senz’altro di approcciare il resto del mese con maggiore serenità, in attesa di capire su chi davvero bisognerà impostare la propria corsa da qui a maggio. Un paio di valide candidate sembrano già esserci, trovarne un altro paio sarebbe l’ideale.

foto: Dino Raimondi / SPAL