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Accesso vietato al volto di Federico Aldrovandi. E’ successo ancora una volta, dove peraltro era già successo a dicembre 2017: agli ultras biancazzurri presenti allo stadio Olimpico di Roma è stato negata l’autorizzazione a introdurre la bandiera col volto del diciottenne ferrarese morto nel 2005 a seguito di un controllo di polizia. Ne hanno dato conto gli stessi ultras attraverso la propria pagina Facebook:

Alla vigilia del match il papà di Federico, Lino Aldrovandi, aveva auspicato che l’introduzione del bandierone venisse autorizzata: “L’immagine di un ragazzo non può essere una provocazione nei confronti delle forze dell’ordine. Per me, padre di un ragazzo, quella di Federico, vedendola sventolare sopra la testa delle persone, non è altro che un’immagine di vita. Non c’è mai stata nessuna offesa contro la Polizia o i Carabinieri. È sempre stata un’immagine assolutamente positiva. Ha un ruolo simbolico, perché fa capire l’importanza della presenza delle istituzioni, che invece in quel momento mancarono. Quell’immagine per me è pace, non è guerra. Quello che ci ha mosso, oltre all’altro figlio Stefano, è l’amore che si è costruito in 18 anni per Federico, che ti anestetizza contro i cattivi pensieri. Una cosa del genere non la auguro a nessuno. In quei momenti ci si sente soli, ma quell’amore non si può ignorare, mi ha aiutato tantissimo. Quella mattina c’è stato un cortocircuito, qualcosa di terribile. C’è stato un processo parallelo ai quattro che uccisero mio figlio, ci fu un processo a chi omise, a chi depistò“.