S’è mai visto un ds di una squadra in lotta per la salvezza in serie A che per il mercato gennaio promettesse colpi a raffica? Raramente, molto raramente. Di sicuro questa non è (né è mai stata) una prerogativa di Davide Vagnati, che alla SPAL ha sempre scelto un profilo austero e pragmatico. Il direttore non ha fatto eccezione nemmeno questa volta al momento di analizzare di fronte ai cronisti la situazione della squadra e le relative prospettive sul fronte delle trattative.
Di nomi lui non ne ha fatti. Si è limitato a commentare quelli proposti dagli addetti ai lavori e ad offrire chiavi di lettura sulle possibili strategie future. Per esempio sulla difesa: “Se dovessero uscire due giocatori (Djourou e Simic) saremmo a posto anche prendendone solo uno. Con cinque difensori per tre maglie da titolari non dovremmo avere problemi, considerando anche il fatto che in alcuni frangenti mister Semplici è passato anche alla difesa a quattro“. Ma anche sul centrocampo, ora orfano di Everton Luiz: “Evidentemente ci manca un giocatore dalle caratteristiche offensive, che sia bravo nell’uno contro uno. In estate non è stato richiesto, anche perché nell’attuale 352 un profilo del genere non è contemplato. Si è sempre parlato di mezzali di un certo tipo, così come di attaccanti centrali che stiano in area pur sapendo giocare con la squadra. Se ci potesse essere la possibilità di dare un’alternativa di questo tipo, anche per cambiare modulo all’occorrenza, la prenderemmo sicuramente in esame. Giaccherini? Di certo lui ha quel tipo di caratteristiche e sa giocare in più ruoli: mezzala, esterno, trequartista“.
Per l’attacco invece non è un mistero che piaccia un altro giocatore del Chievo, ossia Mariusz Stepinski, ma anche che le condizioni per prelevarlo al momento non ci siano: “E’ un classe 1995 che viene valutato tanti soldi. Non abbiamo la possibilità di investire, a meno che non succeda qualcosa di importante. Un possibile scambio con Paloschi non penso sia una necessità del Chievo. Paloschi ha fatto 80 gol in serie A e noi dobbiamo pensare a salvarci, mentre Stepinksi è uno che ha grande potenziale e potrebbe senz’altro farli in futuro“.
Interpellato poi sull’argomento, Vagnati ha parlato anche delle possibilità offerte dal mercato estero e dalle difficoltà che esso comporta per una società come la SPAL: “E’ determinante per il futuro della nostra società, perché è evidente che uno degli obiettivi sia quello di trovare giocatori validi da rivendere successivamente per incassare delle plusvalenze. Dietro di noi non abbiamo un magnate dalle disponibilità illimitate, ma una famiglia importante che non ci fa mancare niente. Per cui dobbiamo necessariamente impostare questo tipo di mercato. Ma siamo ancora in una fase transitoria. In questa sessione di mercato per noi è difficile prendere un giocatore dall’estero, perché abbiamo bisogno di giocatori pronti e in grado di migliorarci. Ma per arrivare a quel tipo di giocatori servono grandi risorse. Il nostro obiettivo a medio termine è quello di consolidarci in serie A e ci potremo riuscire soprattutto con l’apporto di giocatori che ci diano questa possibilità nell’immediato. Per cui in alcuni casi abbiamo cercato di prendere giocatori magari non rivendibili nell’immediato, ma che ci aiutino ad acquisire uno status nel contesto del campionato. Servono almeno due o tre anni per riuscirci. Il Chievo è un esempio in questo. Però prima di fare certe mosse servono delle certezze. Qualcuna già ce l’abbiamo, ma di sicuro non abbiamo quella di rimanere in serie A per dieci anni di fila. Per cui sul mercato estero o si va a colpo sicuro spendendo tanto, oppure il rischio è notevole. Personalmente conosco giocatori stranieri molto forti, ne vedo in continuazione. Ma per la SPAL non è facile trattarli. Oggi tutti si stupiscono di quanto sia valido Fabian Ruiz del Napoli che è un 1996: spesso ci si dimentica che il Napoli ha dovuto sborsare 30 milioni per prenderlo. Ma anche nei campionati di secondo piano servono risorse di un certo tipo. Noi abbiamo impostato una strategia differente, senza mai spendere cifre enormi e puntando di anno in anno a inserire giocatori funzionali al nostro consolidamento in serie A. Se si va a guardare nel dettaglio sono state poche le operazioni in cui ci siamo esposti per il costo del cartellino: Gomis, Paloschi, Kurtic, Fares, Petagna. Dovremo fare senz’altro altri investimenti, almeno un paio all’anno, contando che siano sicuri. Preferisco questo anziché prendere dieci giocatori a 100-200 mila euro per poi vedere cosa succede. Le chiamate buone ogni tanto ci sono anche lì, si veda Hateboer dell’Atalanta, ma sono abbastanza rare. Meglio spendere un po’ di più e avere qualcuno che ti può dare qualcosa in serie A fin da subito. Certo, anche noi abbiamo fatto qualche piccola scommessa. Con Pa Konate non è andata bene per tanti motivi, con Vaisanen è andata un po’ meglio. E’ pur sempre un nazionale finlandese che sta giocando con continuità in serie B e ha richieste da squadre che lottano per la promozione in serie A“.