Bologna come il set di uno Sliding Doors tutto personale. Chissà come sarebbe andata se… in tempi di Ten Years Challenge si fa presto a dire. Emiliano Viviano magari avrebbe potuto vivere una carriera diversa se solo il dg del Bologna di quel tempo non avesse “scazzato” – come si dice in Emilia e non solo – nella compilazione di un modulo per la compartecipazione con l’Inter. Il portiere invece finì a Milano nell’epoca del post-triplete, ma solo per poi ripartire verso Palermo dopo un brutto infortunio ad un ginocchio.
Viviano stesso ricorda la vicenda in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport: “Se quella storia fosse andata diversamente sarebbe cambiato tanto, ma credo che mi avrebbero ceduto. Bologna uguale capolavori, due salvezze tra i disastri: io e Di Vaio (all’epoca il capitano, ndr) andammo due volte in banca a vedere se era tutto fallito. Malesani (allenatore della stagione 2010-2011) fu un grandissimo. […] A Bologna ci sono aspettative alte che sfociano poi in contestazioni. Fu dura andare via“.
Nella chiacchierata con Matteo Dalla Vite ovviamente si affronta anche l’argomento derby: “Tutti dicono che è decisiva. Per me no: ci sono altre diciotto partite dopo. Da questa SPAL ho ricevuto sensazioni ottime: club organizzato, che ha fatto passi da gigante negli ultimi tre anni. Semplici parla fiorentino come me e se c’è una cosa nel calcio che non si può discutere sono i numeri, e lui i numeri li ha fatti“.
A 33 anni Viviano ragiona anche sul suo passato: “Avessi avuto dieci anni fa la testa di ora la mia carriera sarebbe stata diversa. Ma mi è piaciuto quello che ho fatto. Quand’ero ventenne me ne approfittavo del mio strapotere fisico, avrei fatto a cazzotti con Tyson, ma mai mi sarei permesso di essere maleducato. Oggi i ventenni, e non parlo di qua, fanno fatica a salutarti. Ma che mondo è? A questa esperienza chiedo di divertirmi, di salvarci, di lavorare bene e di sentire la scintilla. Se un ragazzino mi chiedesse un solo consiglio per fare il portiere gli direi ‘testa’. Tienila lì, quella fa tutto. Ora posso dirlo“.