Con quali parole si può iniziare a commentare LA partita, il derby? Facile, con un immenso grazie alla Curva Ovest, in generale, e all’Otto Settembre in particolare. Il tanto bistrattato mondo ultrà, quella controcultura che spesso viene utilizzata per descrivere il male assoluto, dal borghese bigottismo di cui l’Italia è campione del mondo, da sempre. Il mondo ultrà, come tutte le classificazioni e semplificazioni di questo mondo non è né buono e né cattivo, le responsabilità così come i meriti sono personali, non si può generalizzare, su nulla. E’ un po’ come per gli anarchici negli anni Settanta, uno specchietto per le allodole a cui dare la colpa, della violenza e della cattiveria della società. Ed io che ci godo a tirarmi addosso gli strali dei ben pensanti, vorrei nuovamente ringraziare i ragazzi che hanno, progettato, gestito e realizzato quel capolavoro cinematografico, che qualcuno chiama semplicemente coreografia. Tre striscioni di trenta metri l’uno, cinque dipinti su tela a rappresentare la sequenza cinematografica del derby di ritorno dell’anno scorso, plastichini neri e bianchi a rappresentare la pellicola di un film e dulcis in fundo, veline bianche e azzurre in tutti i settori dello stadio. Incredibile.
Una perla di costume ed arte probabilmente realizzata in non meno di un mese, a cui hanno partecipato centinaia di persone, gestite e coordinate da una quarantina di persone, che hanno lavorato alla stadio dalle 8 del mattino. Ecco, questo sta dietro all’aggregazione ed alla voglia di coinvolgimento che i ragazzi dell’Otto Settembre mettono dietro alle coreografie che in tanti si godono dalle poltrone di casa loro. Io, per mia fortuna, ho sollevato il mio plastichino nero, perché quella era la mia mattonella ed ero dentro, anche se senza meriti, a quella immensa opera popolare che ha avuto luogo alle 14.45 di domenica 20 gennaio, dalle parti di corso Piave.
La settimana che precede il derby, per un anzianotto come me, non è semplice. Cerco di sopravviverle. Dalle parti del mio ufficio dal lunedì mattina si sussegue la processione come al capezzale di una ammalato. Camuffo l’ansia. Arriva il sabato, non troppo in fretta, ma quella è la giornata in cui trotto di più, porta una figlia, vai a prenderne un’altra, fai la spesa, dai la cera, togli la cera, mi sento Karate Kid, chiudo la giornata con una sana grigliata casalinga e svengo davanti alla replica di Piccole Donne. Domenica mattina, mi demolisco di piscina al mio BB di fiducia, nuoto con maschera e boccaglio, sembro un deficiente, ma almeno non muoio soffocato dal cloro. La piccola vasca è abbastanza affollata di famigliole e bimbi che giocano e gridano, mi sembra di nuotare nell’Oceano Pacifico nel 1944. Mi ingozzo una piada e parto per il ritrovo nel solito baretto. Arrivo a Ferrara e mi sembra di essere a Saigon, sento in lontananza la cavalcata delle valchirie ed uno strano odore di napalm pervade l’aria.
Mah. Entrare in quello stadio mi provoca sempre la pelle d’oca e le farfalle nello stomaco, non tutti capiranno, ma quelli che contano sì.
Nel primo tempo trotterelliamo, la difesa balla, a centrocampo siamo leggeri ma in compenso le punte sono statiche. Aggiungiamo il solito errore, che io da difensoraccio non avrei fatto, e la frittata è fatta. Esistono delle leggi matematiche importanti, una di queste cita: nel dubbio, calcia forte. Il 95% dei gol che abbiamo preso sono frutto di errori personali, ma a chi non sta bene può pure tranquillamente tifare per il Real Madrid. Nel secondo tempo, dopo un piccolo consiglio da parte della Ovest, i ragazzi si rivitalizzano. Il bomber la mette, impazziamo, follia collettiva. Poi, il maledetto VAR, cinque minuti di apnea, supero abbondantemente il record di Maiorca. Ce l’annullano: la chiamata, che dovrebbe avvenire solo in caso di chiaro e lampante errore dell’arbitro, avviene perché un pelo del ginocchio di Petagna è in fuorigioco. Ecco, questo è uno dei motivi per cui a me il calcio fa schifo. La disparità dei giudizi.
Ma per fortuna che noi abbiamo Gelsomino. Manuelito infila il sesto assist della stagione (sotto gli occhi del C.T. Mancini) e Kurtic, con un perfetto stacco di testa, segna il pareggio. Impazziamo nuovamente, tutto lo stadio salta, la Est dà il meglio, grada e tribuna fanno il loro, noi siamo un unico blob di carne e amore. La linea, quella fetente linea ci strozza il grido del vantaggio in gola. La S.P.A.L. muove la classifica ed evita una sconfitta che avrebbe avuto brutte ripercussioni, sugli spalti un sonoro dieci a zero per noi.
Credits photo: Damiano Fiorentini